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«Firmato il rogito per l'ospedale della Sibaritide». Ma l'iter è partito nel 2007

La Regione annuncia lo sblocco della procedure con Tecnis anche per il nuovo nosocomio di Gioia Tauro. Ma in molti temono che sia l’ennesima promessa

Pubblicato il: 24/10/2019 – 18:31
«Firmato il rogito per l'ospedale della Sibaritide». Ma l'iter è partito nel 2007

di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO «Il porto delle nebbie». La definizione non lascia alibi a fraintendimenti ed è la “sensazione” – e forse qualcosa in più – che il dottor Giuseppe Angelo Vulcano offre al Corriere della Calabria nel commentare l’ormai ultradecennale iter di costruzione dell’Ospedale della Sibaritide. Al quale da queste parti non crede più nessuno, se non la Regione Calabria al calar delle campagne elettorali. Ma se da un lato, il primario di Anestesia e Rianimazione dello Spoke di Corigliano Rossano, noto sindacalista e coordinatore aziendale per l’Asp di Cosenza della Cgil, oltre ad essere uno dei massimi esponenti del comitato pro ospedale, si lascia andare a quelle considerazioni, dall’altro c’è una nota della Regione diramata nel pomeriggio con la quale si annuncia che è stato sottoscritto il contratto per i nuovi ospedali della Sibaritide e della Piana di Gioia Tauro.
IL ROGITO PER SIBARI E GIOIA TAURO «Nei giorni scorsi – recita la nota – è stato sottoscritto il rogito tra il titolare della concessione (Tecnis), aggiudicatario dei lavori per la costruzione dei nuovi ospedali di Sibari e Gioia Tauro e il nuovo concessionario D’Agostino costruzioni subentrato a seguito della procedura di cessione. La procedura è stata definita su istruttoria dei commissari straordinari di Tecnis e validata dal Ministero dello sviluppo economico. A seguito si è reso necessario il rogito per ogni singolo ramo d’azienda. Come si ricorderà – si legge ancora – già lo scorso primo agosto la Regione ha incontrato sia l’amministrazione straordinaria di Tecnis e sia il nuovo concessionario D’Agostino per una prima ricognizione. Ora, alla luce della sottoscrizione del rogito, nei prossimi giorni la Regione convocherà un nuovo incontro per concordare un cronoprogramma dettagliato con il nuovo concessionario per entrambi i due presidi ospedalieri». Ecco poi l’annuncio alla speranza, che qualcuno interpreta come «l’ennesima promessa» dopo “appena” tredici anni: «La Regione riconferma quanto già comunicato nella precedente riunione e cioè la necessità di condividere un cronoprogramma straordinario al fine di recuperare in parte il ritardo accumulato». Fin qui il mero dato di “cronaca”.
«IL PORTO DELLE NEBBIE» Vulcano, tuttavia, da profondo conoscitore della questione, sembra non crederci quasi più. «L’ospedale della Sibaritide? Mi sembra più un porto delle nebbie perché pur considerando il rogito non riusciamo a registrare una tempistica certa sull’iter di costruzione che sembra impantanato nelle sabbie mobili da oltre un decennio. In tutta onestà non riesco più ad essere ottimista dopo tredici anni. Certo, ci auguriamo tutti che questa sia la svolta definitiva, ma lasciateci il beneficio del dubbio».
Anche fra la popolazione nessuno crede più al progetto ma «saremmo tutti ben felici – osserva Vulcano – di essere smentiti, una volta per tutti, dai fatti». Una certa diffidenza alimentata dagli avvenimenti: tredici anni di iter che non hanno condotto a nulla, se non all’inaugurazione della recinzione dei cantieri in contrada Insiti, terra di mezzo fra Corigliano e Rossano, avvenuta in piena campagna elettorale per le Politiche nel 2018, e poi dalle cerimonie in pompa magna di presentazione dei progetti esecutivi, quattro in tutto, l’ultima delle quali al Castello ducale di Corigliano nel 2016, durante la campagna referendaria di renziana memoria. L’iter di costruzione dell’ospedale della Sibaritide, com’è noto, è partito nel 2007.
«Per giunta erano stati assunti impegni circa il mantenimento ed anzi il potenziamento degli ospedali di Corigliano e Rossano, in attesa di quello del nuovo. La storia e la cronica carenza di personale con annesse paventate chiusure dei reparti, purtroppo, dicono altro» è il commento conclusivo di Vulcano.
LEA, PEDIATRIA ED ALTRI RIMEDI A proposito di continuo depauperamento del servizio sanitario e della recente chiusura-riapertura dei reparti di pediatria e ostetricia dell’ospedale di Corigliano, il deputato di Fratelli d’Italia, Wanda Ferro, ha depositato una interrogazione parlamentare con la quale chiede al ministro della Salute «quali urgenti iniziative intenda adottare, per il tramite del commissario ad acta, per garantire la piena funzionalità del presidio ospedaliero di Corigliano Rossano».
Nelle premesse Wanda Ferro rammenta «la situazione di caos in cui sarebbe precipitato l’ospedale spoke di Corigliano Rossano e, in particolare, la notizia del gravissimo provvedimento, emesso dal direttore sanitario Pierluigi Carino, di chiusura del reparto di pediatria e, come effetto domino, anche dei reparti di ostetricia, compreso il nido, per mancanza di medici» per poi essere «cestinato dal direttore generale facente funzione Erminia Pellegrini, con l’invito ricolto allo stesso direttore sanitario ad emetterne uno nuovo con cui si dispone di “riaprire” i reparti».
Ma soprattutto il deputato di Fdi evidenzia al Ministero della Salute che «l’ospedale di Corigliano rappresenta l’unica unità operativa complessa utile per tutta la Sibaritide poiché, di fatto, i bambini da Cariati a Rocca Imperiale e di tutta la Piana, 220mila abitanti, nascono e vengono curati a Corigliano; come se ciò non bastasse, la Piana di Sibari è in ginocchio per la situazione disastrosa delle infrastrutture e per una discutibile politica sanitaria che ne ha affossato il servizio con i LEA, i Livelli essenziali di assistenza, più bassi d’Europa».
Insomma, la “riapertura” del reparto di pediatria, ad oggi, sembra più un palliativo per “sedare” le masse che un vero e proprio provvedimento che risolve il problema. Lo spauracchio chiusura, infatti, sembra essere più che mai attuale. (l.latella@corrierecal.it)

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