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La pubblica amministrazione e «la polvere sotto il tappeto»

In sede di parifica del Rendiconto 2018 della Regione la Corte dei Conti stigmatizza il biblico ritardo nei pagamenti. «I debiti non vanno nascosti tra le pieghe delle scritture contabili ma vanno fa…

Pubblicato il: 02/11/2019 – 8:39
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La pubblica amministrazione e «la polvere sotto il tappeto»
«Una evidente difficoltà nella riscossione delle entrate (tributarie ed extratributarie)» che «ha determinato, nel tempo, la formazione di ingenti residui attivi (ossia, crediti non riscossi) che, oggi, spesso, risultano non più riscuotibili in quanto prescritti ovvero perché il debitore è divenuto insolvente». Tra le tante criticità evidenziate nel giudizio di parifica del Rendiconto 2018 della Regione, la sezione di controllo della Corte dei Conti ne ha evidenziato una in particolare: il ritardi nei pagamenti, sempre più fattore di crisi dell’intera economia calabrese. «Tale difficoltà di riscossione – hanno ricordato i giudici contabili nella relazione sul Rendiconto 2018 della Regione – – ha come conseguenza la riduzione della liquidità di cassa e ciò impedisce di far fronte, con la dovuta tempestività, ai pagamenti. Il ritardo nei pagamenti, oltre a ledere l’immagine di affidabilità dell’ente, genera ingenti costi, per interessi e spese legali, sottraendo, in tal modo, alle asfittiche casse erariali, risorse che potrebbero essere più utilmente destinate per offrire servizi ai cittadini». La Corte dei Conti cita un esempio indicativo, quello della «gestione sanitaria in cui, solo nell’esercizio 2018, le aziende sanitarie provinciali e le aziende ospedaliere hanno pagato, per interessi e spese legali, la considerevole somma di 23,3 milioni euro che costituisce chiaro indice delle inefficienze dell’amministrazione. E’ evidente, infatti, che, se i pagamenti fossero stati tempestivi, tale ultima somma di 23,3 milioni avrebbe potuto, essere destinata a incrementare le prestazioni sanitarie piuttosto che, come avvenuto, a compensare i creditori, per il ritardo nel pagamento dei loro debiti». Ma per la magistratura contabile «vi è di più», nel senso che – è l’analisi della sezione di controllo della Corte dei Conti sul Rendiconto 2018 della Regione- «dalla intempestività nei pagamenti derivano anche ulteriori costi per la collettività: infatti, gli imprenditori, che intendono erogare prestazioni in favore dell’ente, mettono in conto, nella loro programmazione finanziaria, il ritardo del pagamento e lo fronteggiano spesso aumentando il costo del servizio reso. Ancora, gli imprenditori che, invece, hanno già erogato prestazioni in favore dell’ente, soffrono di crisi di liquidità in quanto, da un lato, non riescono a riscuotere il loro credito, causa il ritardo nei pagamenti, dall’altro gli viene intimato, invece, di versare tempestivamente contributi e imposti. Infine, gli imprenditori, a volte, per ottenere comunque un pagamento ed evitare il fallimento (non licenziando, così, il personale), rinunciano, in sede transattiva, a parte del credito ricevendo, in tal modo, una perdita secca e irrecuperabile che altera il regime di concorrenza e l’efficientamento del mercato». Conclusivamente, quindi, per la Corte dei Conti «appare agevole comprendere come il ritardo nei pagamenti dreni ingente liquidità dal sistema economico, deprimendolo e costringendo gli imprenditori al ricorso al credito, spesso a condizioni onerose se non usurarie, per continuare a svolgere la loro attività. Di converso, se la pubblica amministrazione onorasse tempestivamente i propri debiti, ciò costituirebbe un importante volano per lo sviluppo economico, dato che la conseguente immissione di liquidità sul mercato andrebbe a sicuro vantaggio di tutti gli operatori economici. I debiti, quindi, non vanno nascosti tra le pieghe delle scritture contabili, come la polvere sotto il tappeto, ma vanno fatti emergere e saldati anche a costo di ridurre quella parte della spesa corrente che non sia espressamente destinata al pagamento di spese obbligatorie dell’ente. Bisogna evitare, a tutti i costi, di far gravare, sulle generazioni future, i debiti contratti dalle generazioni precedenti, diversamente – hanno spiegato infine i giudici contabili – i nostri figli non potranno avere le nostre stesse opportunità e ciò è in evidente contrasto con il principio di solidarietà, anche intergenerazionale, espresso dall’articolo 2 della Costituzione». (cant.a.)
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