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Corruzione in Tribunale, nuovi indagati tra i professionisti del Catanzarese

Altre perquisizioni sono state disposte negli ultimi giorni dalla Procura di Salerno. I colletti bianchi sono accusati di aver reso alla toga “sporca” servizi in cambio di favori in alcuni processi…

Pubblicato il: 18/01/2020 – 8:14
Corruzione in Tribunale, nuovi indagati tra i professionisti del Catanzarese

di Alessia Truzzolillo
CATANZARO
Altri indagati, altri capi di imputazione contestati. Non è semplicemente destinata da allargarsi l’inchiesta della Dda di Salerno che vede come fulcro di un presunto sistema corrotto il presidente della seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello Marco Petrini. L’inchiesta è già più ampia di quanto le cronache non abbiano descritto. Gli indagati sono più dei 14 presenti nell’ordinanza emessa dal gip di Salerno Giovanna Pacifico, così come sono più numerose le perquisizioni eseguite a casa e negli uffici di colletti bianchi e professionisti della provincia di Catanzaro. Ad essere già indagati vi sono nomi nuovi, professionisti del Catanzarese ai quali viene contestato di avere reso dei servizi al magistrato in cambio di favori nella trattazione di alcuni procedimenti. Gli episodi di corruzione in atti giudiziari sono più dei nove contestati nel brogliaccio che ha scatenato un vero e proprio terremoto all’interno degli uffici della Corte d’Appello di Catanzaro. Il giudice Petrini (che ieri ha reso un interrogatorio di circa quattro ore al gip) non avrebbe accettato – tanto per citare uno dei reati più eclatanti – solo il denaro contante, soggiorni gratuiti, beni materiali (gamberoni merluzzetti e quant’altro) da parte dell’ex consigliere regionale Giuseppe Tursi Prato e dei suoi “intermediari” Emilio Santoro detto “Mario”, Luigi Falzetta e Ottavio Rizzuto, il tutto con lo scopo per Tursi Prato di riconquistare il perduto e sostanzioso vitalizio regionale del quale aveva goduto dall’aprile 2008 all’aprile 2014 (per un ammontare di 156.320,86 euro).
A Petrini vengono contestati dalla Dda di Salerno – al di là dei nove episodi presenti nell’ordinanza – altre “regalie”, beni, utilità, prestazioni gratuite, che avrebbe accettato, da parte di altri indagati, in cambio del proprio intervento, della potente leva che il ruolo di presidente nella Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro e di presidente della Commissione tributaria provinciale del capoluogo calabro gli consentiva. Il fatto stesso che i pm di Salerno, competenti per i reati che riguardano i magistrati calabresi, richiedendo alla Guardia di finanza di Crotone, che ha eseguito l’indagine, perquisizioni nell’abitazione e nell’ufficio di Marco Petrini e richiedendo il sequestro di documenti relativi a cause civili, penali o tributarie, lascia intendere che l’indagine proseguirà passando al setaccio tutta l’attività requirente portata avanti dal giudice.
Ma, nel frattempo, a non dormire sonni tranquilli non vi sono solo 14 indagati (tra cui otto sottoposti a misure cautelari). Ve ne sono già di più. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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