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A Cosenza «un campionario di orrori». Costringevano moglie e figlia a prostituirsi per 5 euro – VIDEO

Padre e figlio sono stati fermati dai carabinieri nel capoluogo bruzio. A denunciare un “cliente” vittima di estorsioni. Spagnuolo: «Nella città dei lustrini e dell’edonismo c’è anche chi vive un dra…

Pubblicato il: 03/02/2020 – 13:17
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A Cosenza «un campionario di orrori». Costringevano moglie e figlia a prostituirsi per 5 euro – VIDEO
di Michele Presta COSENZA Per la legge sono capi d’imputazione ma le angherie e i soprusi subite da mamma e figlia nel corso degli anni sono un vero e proprio «campionario degli orrori». Non usa mezzi termini il capo dell’ufficio di Procura, Mario Spagnuolo, che dinnanzi alla richiesta di carcerazione convalidata dal gip del tribunale di Cosenza, nei confronti di un 53enne e di suo figlio poco più che 20enne, parla di condotte che «vanno al di là di ogni immaginazione». Botte, pugni, schiaffi, maltrattamenti consumati dentro e fuori le mura domestiche. Una violenza senza limiti che si è consumata anche all’interno di una struttura cittadina che si occupa della cura delle persone meno abbienti. Un contesto sociale che per i carabinieri desta un allarme che non può essere più ignorato. «Riceviamo segnalazioni da “codice rosso” in un numero spropositato – aggiunge Spagnuolo – cose che con il diritto penale c’entrano poco. Ci siamo convinti che fosse arrivato il momento di rendere pubblico quello in cui ci siamo imbattuti in questa indagine anche perché non è possibile che le istituzioni rimangano indifferenti a questo tipo di reati». Il corpo delle due donne vittime degli “orchi” era mercimonio. Sesso in cambio di soldi, a qualsiasi condizione. La moglie, invalida al 100% di appena 51 anni, veniva fatta prostituire per cifre irrisorie. «2, 3 ,4 ,5 massimo 10 euro», dicono i carabinieri. A qualsiasi condizione, anche con le mestruazioni, ed in luoghi pubblici come la zona antistante il ponte dell’archistar Santiago Calatrava o il parcheggio della stazione ferroviaria di Vaglio Lise. «Nella città dei lustrini e dell’edonismo c’è anche chi vive un dramma sociale di cui dobbiamo necessariamente farci carico». Il j’accuse di carabinieri e Procura ha comunque dei destinatari ben definiti. In primis il sistema di assistenza sociale cittadino, poi anche la dotazione organica di chi in città si occupa dei controlli e del decoro urbano. Cosenza, da questa storia ne esce a pezzi e per la prima volta la frattura istituzionale è davvero profonda. DA ABUSATORE A VITTIMA I disturbi psichici della vittima dei maltrattamenti e poi costretta alla prostituzione erano curati con delle dosi di calmante «alla carlona». Per il pm Antonio Tridico, titolare del fascicolo d’inchiesta, la menomazione della donna non era qualcosa di cui prendersi cura ma di cui profittare. «Il marito spesso assisteva agli abusi fatti ai danni della moglie – spiega -. Veniva curata con la somministrazione di gocce senza nessun tipo di prescrizione medica e poi ceduta in cambio di pochi euro, lo stesso succedeva per la figlia». Ad allertare i carabinieri agli ordini del maresciallo Morrone della stazione di Cosenza uno dei “clienti” della donna. «Non è stata una richiesta d’aiuto né per amore né per carità – spiega il colonnello Piero Sutera -. Anzi, uno degli uomini che nel tempo ha profittato della donna si è rivolto ai carabinieri perché vittime di continue richieste estorsive da parte dei due aguzzini». Le indagini sono partite nell’agosto del 2019, e nell’ottobre dello stesso anno i carabinieri sono dovuti intervenire quando, allertati dal titolare di una struttura di accoglienza in città, hanno evitato che le violenze nei confronti della donna potessero trasformarsi in qualcosa di peggio. «Siamo riusciti a fermare il tutto e a permettere alla donna di essere ricoverata e messa in sicurezza». Come emerge dagli atti del fascicolo d’indagine le due donne erano totalmente assoggettate al volere dei due uomini. «I clienti venivano procacciati dall’uomo 53enne in maniera del tutto incredibile. Venivano offerte a clienti procacciati in bar o in altri contesti cittadini. Tutto accadeva sotto gli occhi di tutti». Adesso padre e figlio si trovano agli arresti. Il primo in carcere, il secondo ai domiciliari. Nei prossimi giorni, all’autorità giudiziaria forniranno la loro versione dei fatti. Cercheranno di giustificare quello che il tenente Matteo Di Stefano ha descritto come un: «Degrado orribile e raccapricciante». (m.presta@corrierecal.it)
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