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Lamezia, al via il secondo anno della Scuola di formazione al Bene comune

I relatori saranno mons. Giuseppe Schillaci, Vescovo di Lamezia Terme e Anna Finocchiaro, costituzionalista ed ex parlamentare

Pubblicato il: 13/02/2020 – 15:43
Lamezia, al via il secondo anno della Scuola di formazione al Bene comune

LAMEZIA TERME Il secondo anno della Scuola di Formazione al Bene comune si aprirà sabato 15 febbraio a Lamezia Terme, presso la sede di Unioncamere in Via delle Nazioni, con una lezione su “Educazione, bene comune ed etica pubblica”. I relatori saranno mons. Giuseppe Schillaci, Vescovo di Lamezia Terme e Anna Finocchiaro, costituzionalista ed ex parlamentare.
La lezione tratterà di quali fattori sono essenziali nella definizione di bene comune, che tipo di lavoro è indispensabile per realizzarlo, dal livello personale a quello istituzionale e quali sono le premesse culturali condivise per ottenerlo. Ovvero, cosa può intendersi oggi per etica pubblica, quale può essere il ruolo dell’educazione per realizzarla e per contribuire così al bene comune?
Il dibattito di questi giorni, spesso strumentale secondo i vari punti di vista ed interessi, su prescrizione e sulla ennesima ma anche auspicata riforma del processo penale, sarà probabilmente all’interno delle relazioni e del successivo confronto con i partecipanti.
L’ordinamento penale è sempre più visto come uno strumento esclusivamente punitivo. L’ordine e la sicurezza sociale necessitano di un ordinamento, strumenti e strutture coerenti, necessarie ad assicurare pene adeguate, che siano in grado di ristabilire l’ordine personale e sociale ferito, che abbiano una funzione deterrente, ma allo stesso tempo tendano al riscatto umano del colpevole. Lo sancisce anche l’ordinamento costituzionale, con l’art. 27, spesso vituperato o quanto meno tralasciato anche da tanti che su altri aspetti si dichiarano schierati e militanti a difendere la Costituzione, che oltre ad escludere la pena di morte, recita: “La responsabilità penale è personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla
rieducazione del condannato”.
La pena, pertanto, deve sempre avere una intenzionalità non solo di prevenzione e di riparazione, ma anche strumento affinché nessuno sia abbandonato e perseguitato ai margini della società. Ciò, senza dimenticare che ogni atto criminoso, anche quello che è diretto contro una singola persona ha sempre una ricaduta generale verso la società.
Senza giustizia, inoltre, non è possibile perseguire il bene comune e quindi una società ordinata e vivibile. Il fine della politica è la giustizia. Ma in che cosa consiste la “giustizia”? E’ certo necessaria l’azione del legislatore con leggi coerenti, così come quella dello Stato con un ordinamento rispettoso. Riconoscere a ciascuno i suoi diritti e la sua dignità necessita del riconoscimento di ciò che compete ad ogni soggetto in quanto tale, nelle istanze di fondo comuni agli altri, istanze che, pur essendo comuni perché ineriscono alla natura o verità delle cose – persone, famiglie, associazioni…- non omologano tutto e tutti, ma sono in grado di tradursi con discernimento e equità.
Ogni azione, dei singoli, dei gruppi e anche dello Stato, ha una valenza etica: è sempre frutto di un giudizio di valore, piccolo o grande che sia: noi viviamo giudicando e non può essere diversamente. E’ la nostra libertà che esige questo, e che fonda la responsabilità morale dei nostri pensieri e dei nostri atti.
Ma ogni violazione di tale responsabilità morale può non coincidere necessariamente con un reato perseguibile dalla giustizia penale. Occorre invece educare i singoli a rispettare le regole, così da poter ridurre la trasgressione, che in Italia è molto diffusa. E si educa non minacciando una pena, ma aiutando a capire.
Contrariamente alla tendenza italiana dei decenni recenti occorre soprattutto depenalizzare, togliere tutte quelle tipologie di reato che servono solo a ingolfare il processo penale. Ed evitare di introdurne continuamente altre: ormai quasi tutte le volte in cui il legislatore emana una nuova legge aggiunge una nuova parte penale. Invece la pena deve essere l’extrema ratio, non la norma.

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