Un calabrese in prima linea per salvare il “paziente 1” del Lodigiano così come di tutti gli altri pazienti affetti da coronavirus. Si chiama Raffaele Bruno, 53enne, di Cosenza, ed è alla guida del reparto malattie infettive del Policlinico San Matteo di Pavia, nella cui “trincea” Bruno ha in cura il 38enne di Castiglione d’Adda, considerato appunto “il paziente 1” di Codogno. A raccontare la sua storia è Repubblica.it, che spiega come Bruno sia stato tra i primi in Italia ad aver sollevato il rischio che anche in Italia nel Lodigiano si fosse sviluppato un focolaio d’infezione del Covid-19. Ora, per il professionista cosentino, «la missione più difficile in corso in Europa», cioè salvare la vita di Mattia (il paziente 1) come quella delle altre persone ricoverate al reparto in cui è alla guida. Accanto al medico cosentino ci sono trenta colleghi che assieme a tecnici e ricercatori stanno cercando di portare a termine questa “missione”. Nel reparto in cui lavora, rivela ancora Bruno, si sta affrontando l’emergenza sperimentando una cura. «Testiamo un cocktail — dice Bruno a Repubblica — di farmaci usati per l’Hiv, per l’epatite C e per l’ebola. Nella miscela c’è la ribavirina. Esperimenti in vitro dimostrano che questo mix inibisce la crescita del virus. In Cina e in Corea del Sud è stato testato con successo anche sui pazienti». A sette giorni dalla scoperta del contagio, il “paziente 1” «rimane sedato, incosciente e intubato perché non autonomo nella respirazione. Ma il problema — dice Bruno — è che resta impossibile prevedere il decorso dell’infezione. Altri sono già guariti. Lui invece è stabile dal primo istante. L’imprevedibilità purtroppo è il marchio dei virus sconosciuti».
x
x