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La via Crucis dei vescovi tra ospedali e carcere. «Insieme a chi soffre»

Bertolone celebra nella casa circondariale, Fiorini Morosini porta la croce nel reparto Covid di Reggio. Le processioni solitarie del Venerdì Santo ai tempi della pandemia

Pubblicato il: 10/04/2020 – 18:00
La via Crucis dei vescovi tra ospedali e carcere. «Insieme a chi soffre»

CATANZARO Un Venerdì Santo insolito, ma non per questo meno intriso di Fede, quello vissuto dai calabresi. E anche dalla Chiesa, che nel rispetto delle norme non ha aperto gli edifici religiosi. Mentre il parroco di Soveria Mannelli ha scelto di scendere in strada con croce e mascherina, a Catanzaro, l’arcivescovo Vincenzo Bertolone, presidente della Conferenza episcopale calabra, ha celebrato l’evento nella casa circondariale. «Non consentiamo al Coronavirus di farci zittire e di gettarci nella disperazione; non consentiamogli di seminare tra noi solo il male corporeo di cui è capace. L’anima di ognuno di noi nessun agente patogeno può attaccarla se restano in noi le ali dell’amore».
«In questi giorni in cui siamo tenuti a stare al chiuso – ha aggiunto – siamo po’ tutti agli “arresti domiciliari”. Voi siete costretti, senza deroghe, a stare in un edificio, noi che viviamo fuori da queste mura facciamo i conti, in maniera e misura ovviamente diversa dalla vostra, con una condizione di limitazione della libertà. Da reclusi ‘sanitari’ sperimentiamo la solitudine e l’isolamento. Ma per voi il dramma del dramma che questa pandemia porta con sé è il fatto che vi separa dai vostri cari proprio quando si avrebbe più bisogno della loro vicinanza affettuosa».

A Reggio Calabria, invece, non si è trattato di una Via Crucis vera e propria ma di un percorso di preghiera e di dolore per chi soffre, per chi ha perso la vita, e per coloro, medici, infermieri, e chi li affianca, che lottano accanto ai malati per sconfiggere un male sconosciuto. Lo ha compiuto, nel silenzio e nella preghiera, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova, a piedi e con la croce, dal sagrato della Chiesa del SS. Salvatore al reparto Covid-19 del Grande Ospedale Metropolitano.
«Un atto di amore e di devozione al Signore – è stato spiegato – con il quale si affida alla protezione divina chi opera e cura con sapienza e amore i contagiati da un nemico invisibile come il coronavirus. Ad accompagnare il presule il cappellano del Gom, don Stefano Iacopino. Una processione in solitaria, per portare la speranza, nel giorno in cui, il Venerdì Santo, a Reggio, per le vie del centro, si svolge la tradizionale processione delle “Varette” custodite nella Chiesa di Gesù e Maria».

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