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Assoturismo chiede di riaprire i confini alle regioni vicine

Il presidente regionale dell’associazione. «Nella fase due per noi sarà come iniziare a camminare. È il momento di rimettere in giro il denaro. Se si fanno dei prestiti non ci si può chiedere di ri…

Pubblicato il: 02/05/2020 – 10:28
Assoturismo chiede di riaprire i confini alle regioni vicine

COSENZA «Noi non pensiamo al fatto che soffriremo questa estate, perché già stiamo soffrendo: tutto il comparto della ricettività è bloccato, fortemente penalizzato, e il sistema dell’intermediazione e’ azzerato. Da febbraio sarebbero dovute iniziare le prenotazioni, e invece è stato tutto disdetto. Tutto». Lo dice all’Agi Vincenzo Farina, presidente regionale di Assoturismo Confesercenti, che chiede la riapertura dei confini della Calabria alle regioni vicine. «Questa fase due per noi sarà come un bimbo che inizia a camminare: dovremo farlo in maniera cauta, prudenta e soprattutto lenta – dice Farina – e questo significa ragionare ulteriormente in termini di criticità e di difficoltà, perché se non superiamo il grande pericolo che è la paura, l’incertezza, se non iniziamo a trasferire ai nostri potenziali clienti quella che è la tranquillità di un sistema territoriale o di una filiera d’impresa, sicuramente avremo difficoltà per una partenza adeguata. La speranza è che gli esperti, la scienza, la ricerca, ci diano immediati riscontri per trasferire serenità – aggiunge Farina – e chiediamo a tutta la filiera istituzionale di darci supporto per cominciare a muovere i primi passi di questa nuova fase, perché per noi sarà come la prima volta, come iniziare daccapo. Noi diciamo di utilizzare i soldi dove stanno».
A parere di Farina «non è il momento di conservare i soldi o creare meccanismi burocratici che frenino l’utilizzazione dei soldi, perché rimettere in giro il denaro vuol dire consentire alle imprese di rimettere in moto un sistema di servizi – sottolinea il presidente regionale di Assoturismo – e anche assorbire una parte di quella forza lavoro che abbiamo messo in cassa integrazione e noi sappiamo che questa sara’ comunque una fase di perdita netta, ma comunque ci serve per fare quel sacrificio che dobbiamo fare tutti per dare un messaggio di speranza e per poter credere nel futuro. I contributi a fondo perduto, come gli indennizzi, – dice ancora Farina – non saranno comunque dei regali perché, per la fiscalità che abbiamo in Italia, nel giro di un anno quello che ci verrà eventualmente dato come indennizzo lo ripagheremo sotto forma di imposte e tasse. Abbiamo manifestato insoddisfazione per quello che è stato fatto finora, anche dall’Europa, perché se ci fanno dei prestiti non ci si può chiedere di rientrare in 5 o 6 anni – dice Farina – perché veniamo già da 10 anni di crisi e non è pensabile di voler trovare aziende senza posizioni deteriorate, come si dice in gergo. E’ come dire che vogliamo trovare qualcosa di caldo in Alaska». «E vogliamo davvero sostenere le imprese che hanno sempre onorato i loro impegni, e che stanno sul mercato da anni – precisa Farina – non basta annunciare di voler fare credito: bisogna creare davvero le condizioni per concedere il credito».

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