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Cosenza, ristoratori e imprenditori sotto il municipio per protesta -VIDEO

Mancano gli aiuti aumentano le spese. La ripartenza è difficile e i manifestanti sono accomunati dal destino di non aver ricevuto i sussidi economici promessi dal Governo e dalla Regione. «Abbiamo la…

Pubblicato il: 18/05/2020 – 14:12
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Cosenza, ristoratori e imprenditori sotto il municipio per protesta -VIDEO
COSENZA Prudenza, preoccupazione e politica. Sono queste le tre “p” della ripartenza cosentina. La prima è indispensabile per evitare che la pandemia ritorni con tutta la sua forza o che si palesi in città che sono rimaste immuni al problema, la seconda è quella di chi vive grazie agli incassi di persone sempre meno disposte a consumare con le regole stringenti imposte da Governo e Regione. L’ultima riguarda l’impegno che i governanti a più livelli hanno offerto ai cittadini che per il momento palesano pochi entusiasmi e molti problemi.  Il primo giorno del ritorno alla normalità è scandito dalle file davanti agli uffici pubblici, come a Palazzo Ferraro del comune di Cosenza, e quello nelle grandi catene d’abbigliamento lungo corso Mazzini. Ma la voglia di shopping, pratiche rimaste inevase e ritorno alla normalità fanno il palo con chi cola a picco nella vita normale. Il comparto della ristorazione e del piccolo commercio al dettaglio è stremato dai giorni del lock down. In diversi si sono ritrovati a Piazza dei Bruzi. Davanti al municipio hanno affisso dei manifesti funebri in cui è scritto il de profundis per le loro attività. “Riposa in pace dignità” è scritto su un lenzuolo bianco attaccato sul portone d’ingresso del municipio. Le storie dei ristoratori che hanno inscenato la protesta si rincorrono. Sembrano essere quelle di un copione scritto e diretto dallo stesso regista. «I problemi a dirla tutta cominciano proprio adesso – spiega Pino Mannarino, vice presidente nazionale area sud Fisra -. Del resto lo Stato ci ha proprio fatto capire che lavorare a queste condizioni non è proprio conveniente. Non abbiamo percepito né aiuti né niente. Il turismo è il motore portante della nostra regione ma il comparto è stato completamente abbandonato». Si lavora anche a Palazzo dei Bruzi per una manovra economica che cerchi di aiutare commercianti e ristoratori. L’ipotesi più probabile è la rimodulazione della quota variabile della Tari. Di questi aiuti e di un impegno a fissare un appuntamento con Jole Santelli ha parlato il primo cittadino Mario Occhiuto ad una delegazione di manifestanti che è stata ricevuta nel suo ufficio. «Abbiamo ricevuto la massima disponibilità sull’ampliamento di una porzione di suolo pubblico e sul congelamento dei tributi – dice Antonio Trinni – che in questo momento non siamo in grado di pagare». Ma il problema vero sono le restrizioni sulle distanze di sicurezza. «Non è facile ripartire, facciamo 10 o 15 persone a sera. A parte il danno economico non riusciamo a partire per come vogliamo noi. Non mi sento di abbandonare i miei dipendenti – continua Trinni -. A determinare le regole per la ripartenza nel campo della ristorazione doveva contribuire anche chi in questo comparto lavora e non è stato fatto». Partenza, stop, ripartenza. Il braccio di ferro finito in carte bollate tra il Governo e la Regione (finito in carte bollate e con il ritiro dell’ordinanza Santelli del 29 aprile) altro non ha fatto che alimentare sconforti e preoccupazioni tra gli addetti del settore. L’entra ed esci dei tavolini è solo l’ultimo atto di una nevrosi di una ripartenza già in sé difficile. «Le spese sono sostenibili – racconta Emmanuel Tamino -. Non arrivano soldi ma le spese per tasse e affitti comunque non sono sospese. Spero di poter ricominciare a lavorare normalmente e che questa volta sia quella definitiva. Siamo preoccupati per  i nostri lavoratori che abbiamo deciso di non licenziare e ai quali abbiamo corrisposto lo stipendio, ma ancora non hanno ricevuto la cassa integrazione». Ma a Piazza dei Bruzi, a manifestare non c’erano soltanto i ristoratori. Il cibo in Calabria è spesso solo un tramite per attività collaterali come i grandi eventi. E in questo settore lavora Domenico Pappalettera. «Il mio settore è quello più penalizzato di tutti – spiega – Noi siamo completamente tagliati fuori da tutte le misure e la cosa peggiore è che mentre la ristorazione con tutte le prescrizioni riparte noi non abbiamo nessuna indicazione se non la consapevolezza del divieto di assembramenti. Chi prima investiva in promozione della propria attività, adesso non lo fa più perché non ha più la disponibilità. Sarò costretto a chiudere, dovrò solo decidere il modo in cui fallire. Non rientro nei decreti avendo un Srls e non so come andare avanti. Ho fatto richieste a tutti ma la mia sorte è affidata alla buona volontà delle banche». (m.presta@corrierecal.it)
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