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«Il Ponte sullo Stretto? Per la Calabria altre priorità»

Dibattito web tra Laratta, Marino, Dessì e Pisciuneri. Il docente della Mediterranea: «È un’opera che serve solo a poche lobby. Impensabile spendere 10 miliardi per risparmiare pochi minuti di viag…

Pubblicato il: 08/06/2020 – 23:34
«Il Ponte sullo Stretto? Per la Calabria altre priorità»

Il Ponte sullo Stretto? No, grazie. La Calabria ha ben altre priorità!
Una lunga e appassionata video conferenza on line con tecnici, esperti e docenti universitari, ha messo in luce i pro e i contro del progetto del Ponte sullo Stretto, dopo l’improvvisa presa si posizione della presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, che ha fatto registrare l’inattesa disponibilità a discuterne da parte della Ministra dei Lavori pubblici e Trasporti, De Micheli: «Con risorse Ue, sì ad una fase di studio». Ma il silenzio di Pd E M5S lascia trasparire problemi molto gravi su questa idea.
Con Franco Laratta, giornalista e già parlamentare, ne hanno discusso Domenico Marino, docente di Politica Economia dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, l’architetto Salvatore Dessì, Fabio Pisciuneri, che si occupata di sicurezza stradale per la Provincia di Crotone, soprattutto della SS 106 Taranto- Reggio Calabria.
La storia del Ponte sullo Stretto si perde nella notte dei tempi.
Il primo tentativo di costruzione di un attraversamento stabile dello Stretto risale al 251 a.C. come racconta Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia.
Poi anche Carlo Magno, passando per lo Stretto, ha immaginato di costruire un ponte.
Nel 1866 il ministro dei Lavori Pubblici, Stefano Jacini, chiede di verificare la fattibilità della costruzione del Ponte. Ma ci volle il 1950 per un primo progetto di ponte in acciaio a tre campate. Nel 1971 la legge 1158 definisce la realizzazione dell’opera «di interesse nazionale»,
E nel 1982 nasce la Società Stretto di Messina Spa. E’ del 1992 il progetto di Ponte sospeso a campata unica. Ma nel 2001 i tecnici incaricati rilevano alcune gravi criticità, tutt’oggi mai risolte. Nel 2003 viene approvato il progetto di massima. Nel 2006 il governo Prodi accantona il progetto dopo ampia discussione parlamentare («c’ero anche io in parlamento a discutere e votare NO al Ponte, da noi ritenuta un’opera irrealizzabile, pressoché inutile allo sviluppo della Calabria», ha affermato Franco Laratta che in apertura di video conferenza ha tracciato la storia del Ponte e di tutti i fallimenti che si sono registrati nei tempi).
Ma con il ritorno di Berlusconi al governo nel 2008, riparte la progettazione del Ponte. Nel novembre 2009 viene nominato un commissario straordinario per la realizzazione dell’opera.
Questa la saga del Ponte dalle origini ai nostri giorni. Una storia infinita e ancora del tutto incompiuta.
Marino, autore del Libro “L’insostenibile leggerezza del Ponte”, è netto: «Il Ponte sostanzialmente non serve a nessuno. Serve a poche lobby interessate alla fase di progettazione e ad alcune grandi imprese nella eventuale realizzazione dell’opera. E poi realizzare il Ponte, di quelle dimensioni (ma realizzato altrove nel mondo), avrebbe costi fissi annui altissimi, di circa 350 milioni. Calabria e Sicilia dovranno farsene carico. E poi i gravi problemi legati all’alto rischio sismico dell’area, e non solo. C’è il problema del forte vento sullo Stretto che rappresenta un alto rischio per il Ponte. E ci sono altri fattori legati alle dimensioni dell’opera. Mai nel mondo è stato realizzato un Ponte di queste dimensioni. Tanto che sarà difficilissimo che il treno possa attraversarlo senza problemi».
Fabio Piscionieri, non pregiudizialmente contrario alla realizzazione del Ponte, si occupa della sicurezza e del monitoraggio della ‘strada della morte’, la 106 Jonica, che per un’ area vastissima della Calabria è la sola ed unica arteria. Questa strada produce un costo sociale elevatissimo (150 milioni di euro), con decine di morti all’anno e centinaia di incidenti gravi. «Stiamo lavorando da alcuni anni alla realizzazione del progetto per una strada a quattro corsie, sostenuta da 51 enti locali, con due province, che hanno deliberato a favore dell’opera tra Simeri Crichi e Cassano, una strada di tipo B con adeguati livelli di sicurezza. Un’opera all’avanguardia. Il risultato straordinario è che i 49 consigli comunali e le 2 province si sono fatti sentire tutti insieme per chiedere la realizzazione dell’opera. Attendiamo da due anni la risposta della Regione, dopo che lo scorso anno abbiamo avuto la disponibilità del Ministro Toninelli a finanziare i costi della progettazione. La nuova strada nasce per bypassare i paesi costieri, realizzando una rivoluzione nel traffico e nei collegamenti di questa parte della Calabria, con importanti ricadute sul traffico, sui tempi di percorrenza, sul turismo».
Per l’architetto Dessì «la tragedia della nostra regione è la mancanza di visione, di una visione di sviluppo. Manca un’idea di Calabria. Il grande problema del Sud è quello dell’accessibilità alle persone, alle merci e ai dati. L’accessibilità ad Internet, alla banda larga, è fondamentale. Senza risolvere questo problema, la Calabria non uscirà mai dalla sua condizione agonizzante. Le priorità vanno scritte in modo diverso, non a casaccio: non ci si può svegliare una mattina e immaginare che il ponte sia la risposta a tutti i problemi. Abbiamo priorità ed emergenze che si chiamano le strade interne, la sanità di prossimità, la scuola, il dissesto idrogeologico. Il Ponte viene dopo tutto questo. A parte il fatto che ci sarà da capire se sia fattibile o meno. E poi, ho un dato scioccante: in questo periodo di quarantena, un ragazzo su tre nel Sud non è riuscito ad accedere alla didattica a distanza, queste sono le vere emergenze del Sud, queste sono violazioni di diritti costituzionali».
Le conclusioni del professore Marino: «Noi non siamo contrari alle opere pubbliche e alle grandi infrastrutture. Ma le grandi opere sono meno utili delle piccole opere messe in rete e che abbiano una funzionalità. Noi non abbiamo bisogno di opere fantasmagoriche, del tutto inutili, che sono solo un costo per la comunità e per lo Stato. Dobbiamo privilegiare quegli interventi che riescono a fare molto spendendo poco. Il Ponte sullo Stretto non serve a niente e a nessuno: non serve a Reggio e non serve a Messina, non serve per i trasporti di lunga percorrenza (al massimo si risparmiano complessivamente 20-30 minuti su diverse ore di viaggio). Spendere 10 miliardi di euro per far risparmiare alcuni minuti, non è affatto accettabile o sostenibile. Piuttosto, pensiamo alla sanità e agli ospedali da terzo mondo della Calabria, altro che Ponte».
Franco Laratta ha chiuso con una battuta: «A noi servono ponti digitali, la rete accessibile a tutti, ma anche investimenti sulle piccole e abbandonate infrastrutture, sui nostri borghi, sull’ambiente naturale, sul nostro agroalimentare. Di cemento e di opere inutili non ne sente nessuno il bisogno. Abbiamo già dato».

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