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Le accuse dei colleghi al padre dell’ex consigliere regionale: «Contattato dal boss Mancuso insabbiò un sequestro dei Nas»

Colloqui “agitati” dopo l’operazione dei carabinieri alla “Latteria del Sole”. Le mosse del clan per recuperare una tonnellata di insaccati. E le dichiarazioni di due medici agli investigatori: «Ci…

Pubblicato il: 14/07/2020 – 13:25
Le accuse dei colleghi al padre dell’ex consigliere regionale: «Contattato dal boss Mancuso insabbiò un sequestro dei Nas»

di Pablo Petrasso
VIBO VALENTIA
Cosa c’entrano una delle cosche più potenti della Calabria, un grosso sequestro di insaccati e le elezioni regionali del 2014? Apparentemente niente, se non fosse che a Vibo Valentia il clan Mancuso ha agganci dappertutto e i voti, in certe occasioni, servono come il pane.
La storia, documentata nelle pagine dell’inchiesta Rinascita Scott, inizia nel novembre 2013. Datata, certo, ma esemplare di come vadano le cose in un’area nella quale il confine tra diritto e favore è molto labile. Uno dei protagonisti è Cesare Pasqua. Volto noto per gli spettatori delle Iene: è il “suocero d’oro”, un potente dirigente dell’Asp che avrebbe aiutato – secondo la denuncia di Francesco Massara, altro medico, presidente provinciale dell’Ordine dei veterinari – la propria nuora Serena Velocci a costruire (parole dell’inviato del programma di Italia Uno Filippo Roma) una «sfavillante carriera» dandole la possibilità di trasformare il proprio rapporto di lavoro da precario a tempo indeterminato e di aumentare il monte ore da 10 a 26 (qui la storia). Il figlio di Cesare Pasqua è l’ex consigliere regionale di centrodestra (ma ha cambiato sponda politica nel corso della legislatura) Vincenzo.
Pasqua senior non compare tra gli indagati in Rinascita Scott. Alcuni colleghi del dirigente, però, forniscono testimonianze imbarazzanti sul suo presunto rapporto con Luigi Mancuso e le intercettazioni depositate dalla Dda di Catanzaro descrivono un rapporto confidenziale con Michael Joseph Pugliese, imprenditore dell’agroalimentare considerato in stretti rapporti con il boss di Limbadi.

Il maxi sequestro dei Nas

Torniamo alla fine del 2013. Un maxi sequestro dei Nas all’azienda “La latteria del sole” provoca fibrillazioni per alcuni indagati che l’antimafia di Catanzaro considera contigui alle cosche del Vibonese. In particolare, per gli inquirenti, “La latteria del sole” sarebbe una ditta vicina al clan Mancuso. Il sequestro non passa inosservato, solleva un certo clamore mediatico e provoca la reazione degli imprenditori finiti nel mirino dei carabinieri. La priorità è recuperare gli alimenti sequestrati. E, secondo l’interpretazione data dai militari ai colloqui captati, per farlo si muove il “capo” in persona. «Lo zio sta facendo di tutto», spiega una delle persone interessate. Nei faldoni, in effetti, compaiono telefonate e tentativi di contattare sia i dirigenti dell’Asp che dovranno rapportarsi con i Nas, sia il titolare della ditta incaricata di trasportare gli insaccati sequestrati. Non è un affare da poco: si tratta di una tonnellata di alimenti.

Le testimonianze dei colleghi

Circa un anno dopo, il 3 e il 4 novembre 2014, due medici – Francesco Talarico, dirigente dell’Asp di Vibo dal dicembre 2005 all’agosto 2007, e Francesco Massara – si presentano spontaneamente in Procura a Catanzaro «per rendere dichiarazioni su Cesare Pasqua, responsabile del dipartimento Prevenzione dell’Asp di Vibo Valentia». Le parole di Massara – lo stesso veterinario che ha sollevato il caso del “suocero d’oro” – sono pesanti: il medico spiega che «dopo il sequestro, Pasqua sarebbe intervenuto unitamente al dottor Paglianiti, nella sua veste di responsabile dell’area B – Sanità animale dell’Asp di Vibo, per “insabbiare” tutto». Il clamore mediatico, in sostanza, sarebbe «finito in un nulla di fatto». Massara ricorda anche di essere stato contattato da una persona, che gli investigatori identificano in Vincenzo Spasari, altro uomo ritenuto «a disposizione» del clan. Spasari, «su su input del proprietario che era asseritamente in Argentina, gli aveva chiesto delucidazioni sugli eventuali reati ravvisati e su cosa fosse necessario fare per sanare la questione che aveva determinato il sequestro».

Un «intervento del boss su Pasqua»

Il racconto di Talarico aggiunge, secondo gli inquirenti, «ulteriori elementi circa l’interessamento di Luigi Mancuso operato direttamente su Cesare Pasqua nella vicenda del sequestro operato dai Nas». L’ex dirigente dell’Asp di Vibo racconta di due incontri (che avrebbe registrato) con Giorgio Piraino, dirigente veterinaio del dipartimento Agricoltura della Regione, nei quali aveva discusso proprio di Pasqua. E Piraino gli avrebbe riferito dell’episodio del sequestro, parlando di «un intervento del boss Luigi Mancuso direttamente sul dottore Pasqua in modo da restituire ai proprietari dell’esercizio l’ingente quantitativo di insaccati sottoposto a sequestro». Talarico dice di ricordare anche le testuali parole del collega: «È una circostanza che più di uno conosce e che è anche di mia conoscenza». Nella seconda conversazione, dopo aver confermato i fatti, i due colleghi avrebbero continuato «a discutere del particolare “clima” percepito in Vibo Valentia in relazione alla candidatura del figlio Vincenzo Pasqua alle recenti (per l’epoca, ndr) elezioni regionali». Per verificare quale sia la natura dei rapporti tra Piraino e Pasqua, i carabinieri riportano i contenuti di alcune conversazioni telefoniche tra i due. Che discutono spessissimo di politica (e con le Regionali alle porte si può capire perché).

«Abbiamo fatto il nostro dovere»

Sono altre, però, le telefonate sulle quali si concentrano gli inquirenti. E vedono protagonisti il medico e Michael Josef Pugliese, il titolare della famigerata “Latteria del sole”, proprio la ditta del maxi sequestro di insaccati che, secondo un collega, Pasqua avrebbe “insabbiato”. I contatti «evidenziano uno stretto rapporto di amicizia tra i due. In particolare, dalle conversazioni sotto riportate, si rileva come Michael Josef Pugliese (che nell’inchiesta Rinascita Scott è indagato per associazione mafiosa, ndr), alle ultime elezioni regionali del 2014, abbia votato per Vincenzo Pasqua, figlio di Cesare, poi eletto consigliere regionale», appuntano i pm antimafia. In effetti l’imprenditore considerato vicino al boss Mancuso chiama il medico il 23 novembre 2014 per comunicarli che «abbiamo fatto il nostro dovere per benino… dieci minuti fa». Un «chiaro riferimento», per i magistrati, «all’avvenuta votazione in favore di Vincenzo Pasqua», che è estraneo all’inchiesta. Altri due contatti il 30 novembre 2014: prima un messaggio nella segreteria di Pasqua («ciao Cesare, sono io Michele Pugliese. Ti volevo fare gli auguri per tuo figlio. Un abbraccio, ciao e in gamba»), poi una chiacchierata diretta per confermare gli auguri per la vittoriosa conclusione della campagna elettorale. (p.petrasso@corrierecal.it)

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