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Messaggera del capo: il ruolo chiave della moglie "tuttofare" del boss Rocco Anello

Dalle carte dell’inchiesta “Imponimento” condotta dalla Dda di Catanzaro emerge il ruolo decisivo della compagna del capo cosca. Dagli sms alle chiamate, fino all’organizzazione degli incontri tra …

Pubblicato il: 31/07/2020 – 10:41
Messaggera del capo: il ruolo chiave della moglie "tuttofare" del boss Rocco Anello

di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME
Un ruolo di rilievo e di assoluta importanza nell’ambito di un quadro criminale ben definito da schemi e compiti specifici. Le figura ormai storica della donna nel contesto di ‘ndrangheta è segnato da particolari che nel tempo – così come cristallizzato da numerose operazioni – non sono di fatto mai cambiati. Particolari emersi anche dalle carte dell’inchiesta “Imponimento” della Dda della Procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, e che nei giorni scorsi ha portato al fermo di 75 persone e tutte legate alle cosche attive tra la Piana di Sant’Eufemia e il Vibonese, territorio cruciale per la ‘ndrangheta di Lamezia Terme e di Vibo Valentia.
ANGELA BARTUCCA Tra gli arrestati c’è anche Angela Bartucca, moglie del boss Rocco Anello, formalmente separati, ed entrambi tra i fermati nell’inchiesta della Dda. Quello della Bartucca, originaria di Lamezia Terme e già nota agli inquirenti e al pubblico da tempo, è nei fatti un ruolo attivo all’interno della consorteria criminale. Era proprio lei – come scrivono gli inquirenti – a fare da tramite tra il capo cosca e gli altri affiliati. Dall’inchiesta, ad esempio, è emerso come Rocco Anello fosse totalmente sprovvisto di qualunque tipo di apparecchio telefonico, con la compagna che di conseguenza fungeva da vero e proprio catalizzatore di tutti i messaggi in entrata ed in uscita per il boss.
Nicola Gratteri
BIGLIETTI ED SMS Sono le numerose dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia a delineare un quadro più chiaro del ruolo di Angela Bartucca nell’ambito della ‘ndrina. Come Francesco Michienzi che descriveva Angela Bartucca quale persona che veicolava all’esterno del carcere le disposizioni del boss detenuto e che riceveva la quota-parte di denaro spettante al capo cosca proveniente dalle attività criminali del sodalizio. «Ricordo – spiega Michienzi agli inquirenti – che allorché Rocco era detenuto per l’operazione “Prima”, Mallamace mi portò un bigliettino vergato da Rocco Anello ricevuto dalla moglie Angela Bartucca. Nel bigliettino cera scritto che dovevamo rispettare Francesco Mallamace e dovevamo dare conto di tutto ciò che facevamo al figlio di Rocco, Francescantonio».
Rocco Anello Imponimento
GLI INCONTRI Nel corso delle indagini che poi hanno portato al blitz “Imponimento”, sull’utenza telefonica utilizzata proprio da Angela Bartucca sono state intercettate diverse conversazioni effettuate dalla donna per conto del bosso Rocco Anello. Chiamate e messaggi che riguardavano, ad esempio, richieste di incontri con soggetti affiliati e contigui alla cosca. Come il 20 agosto del 2016. Il boss Rocco Anello vuole incontrare il suo uomo di fiducia, Nicola Antonio Monteleone, e ad adoperarsi ci pensa proprio Angela Bartucca che cerca di contattarlo attraverso la moglie, Laura Sorrenti. Dopo una serie di chiamate e di squilli senza ottenere risposta, all’ennesima telefonata Laura Sorrenti risponde. «Ti mandai un messaggio, ti voglio». Laura risponde: «Ah!… Provo a mandare un messaggio, okay?». Angela continua: «Eh, ma adesso devi venire, non è che ti pare che vieni stasera». Un’altra circostanza significativa è la sua cooperazione con il figlio, Francescantonio Anello. Risale al 25 novembre 2015, quando proprio il rampollo del clan si reca a Lamezia per effettuare, da una cabina telefonica situata nei pressi della stazione ferroviaria, una chiamata diretta a Roberto Taverna, tra gli esponenti della consorteria di ‘ndrangheta dei Trapasso dalla ‘ndrina di Steccato di Cutro, e in rapporti molto stretti con il capo cosca Rocco Anello. «…quando venite? Voi personalmente però dovreste venire» dice Francescantonio al telefono. «Entro domani sera avrete la mia chiamata, state tranquillo» gli risponde Roberto Taverna. Una volta terminata la conversazione Francescantonio Anello torna in macchina. Ad attenderlo c’è proprio la mamma Angela Bartucca. È a lei che il figlio riferisce l’esito della chiamata, già al corrente del motivo dell’incontro al punto che chiede al figlio Francescantonio: «Ma gli hai detto che deve venire lui?».
Santo Panzarella LA SCOMPARSA DI SANTO PANZARELLA Quello di Angela Bartucca, all’interno del clan, era dunque un ruolo di primo piano. Ma non solo. La sua storia è legata a doppio filo con un caso di “lupara bianca” e che ha riempito (e continua a farlo) le pagine della cronaca calabrese, ovvero la scomparsa di Santo Panzarella, avvenuta l’11 luglio del 2002 a Curinga, nel catanzarese. L’ultima volta che il giovane è stato visto era alla guida della sua auto, un’Alfa Romeo 164 trovata poi incendiata nei pressi di un fiume. Santo Panzarella – secondo gli inquirenti – era l’amante di Angela Bartucca, e per questa ragione avrebbe pagato con il sangue. Ad essere arrestati furono i fratelli Fruci, Vincenzino e Giuseppe, e il fratello del boss Anello, Tommaso. «Frequentando assiduamente questi soggetti (i sodali di Rocco Anello ndr) loro più volte mi narravano che Tommaso Anello fratello di Rocco, faceva paura perché sparava, dicendomi contestualmente che era stato lui l’artefice dell’omicidio dell’amante della moglie del fratello Rocco». Questo il racconto del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, ex rampollo dell’omonima famiglia di Limbadi e Nicotera, figlio del boss Pantaleone, detto l’ingegnere. Gli inquirenti, in più di un’occasione, hanno messo in evidenza quanto e come la cosca Anello-Fruci fosse forte e temuta sul territorio e il caso Panzarella è emblematico, sebbene dal punto di vista giudiziario non siano sfociate – ad oggi – in sentenze di condanna. (redazione@corrierecal.it)

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