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«Essere perdonati per imparare a perdonare»
di Nunzio Raimondi*
Pubblicato il: 20/08/2020 – 10:53
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Chi non fa l’esperienza d’essere perdonato non può riconoscere il perdono.
In questi giorni di riposo dell’anima riemergono tante incomprensioni e tanti equivoci generati da pregiudizi sulle persone,perlopiù disabituate (come minimo) a vedere il bene negli altri.
E mi vado domandando,aldilà delle classiche e razionali spiegazioni che attengono alla malevolenza,ispirata dai più diversi motivi,cosa in fondo animi le più distorte interpretazioni delle condotte altrui se non l’astuzia di chi pensa di veder più chiaro degli altri,perché si ritiene più intelligente ed il giudizio,senza appello, che ne consegue.E,dopo attenta riflessione,sono venuto alla conclusione che la persona incapace di fare l’esperienza di autoaccusarsi,che per noi Cristiani è il modo che Dio suggerisce per opporsi all’autoassoluzione che,di regola, propone il demonio,non riesce mai davvero a riconciliarsi,facendosi in ciò prossimo all’altro.
Chi fa esperienza del perdono di Dio,chi si lascia perdonare dal Padre,riconosce il valore del perdono fra i fratelli,non lo equivoca,non lo considera un’offesa alla sua intelligenza.E ciò perché non è abituato a strumentalizzare le cose alte,ad abbassarle al livello della contesa umana,ma le riconosce subito per quel che sono,ossia opere di Dio.
Può darsi che nel dare o ricevere il perdono si erri involontariamente nella forma al punto tale da suscitare malevole interpretazioni,ma equivocare il bene è quanto di peggio possa accadere alla persona umana,perché significa tradire in fondo il bene che è dentro di noi, sopprimendo quell’ingenuità (chiamatela pure,se volete,dotta imbecillità) che però ci rende migliori.
Buone vacanze.
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