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«La Calabria sedotta, indebitata e abbandonata»

di Ettore Jorio*

Pubblicato il: 07/09/2020 – 12:05
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«La Calabria sedotta, indebitata e abbandonata»
Mia cara Calabria sei un premio della natura, ricca di: – quasi 800 km di costa che accarezzano un mare ineguale per diversità di colori e scenografie da pelle d’oca; – una catena appenninica intrigante con la sua estensione diversificata tra i chiaroscuri dell’Aspromonte, il verde lussureggiante della Sila e il Pollino reso piacevolmente rumoroso solo dalle sue acque turbolente; – una compresenza di etnie unica al mondo, che da qui hanno affollato il pianeta di emigrati, testimone di culture greca, albanese e occitane con le loro lingue custodite con sano orgoglio. Insomma, sei una non affatto comune cartolina della realtà, che avrebbe ovunque generato una ricchezza diffusa e occupazione da vendere extra confine, facilitata dall’accoglienza della tua gente generosa come nessuno. La sfortuna non esiste, è ben altro! Ebbene, quale «creatura» unica nel tuo genere hai ad oggi registrata solo malasorte. Per dirla con simpatico richiamo al titolo di un servizio delle Iene dello scorso autunno, che raccontava le bravate di un abile imbroglione seriale, sei stata «sedotta, indebitata e abbandonata», aggiungiamo noi anche tradita. Sedotta dalle promesse bugiarde mai mantenute. Indebitata oltre misura dalla incapacità della politica a governare Regione, Province, Comuni, aziende sanitarie e ospedaliere, società partecipate dal pubblico e così via. Abbandonata così al suo triste destino. Tradita nelle aspettative, finanche quelle più semplici, di garantire una vita normale ai tuo cittadini. Sei ridotta così male da rappresentare l’esempio negativo per il Paese, affogata nella vergogna quotidiana che i calabresi vivono nel sentirsi figli di una regione considerata la patria della ‘ndrangheta. Sei arrivata ad essere il luogo dal quale i giovani fuggono, oramai sistematicamente, e verso il quale nessuno decide di effettuare i propri investimenti. Le cause, le solite. Qualità della vita, la più bassa in termini di esigibilità dei servizi essenziali. Una pubblica amministrazione locale assediata dagli scioglimenti per mafia e, di frequente, coinvolta in fenomeni di corruzione. Istituzioni territoriali che assicurano prestazioni spesso da terzo mondo, al di sotto del minimale sia in termini di qualità che di tempi accettabili. Metti insieme le tue forze Nonostante ciò sei una terra amata, forte anche delle intelligenze che hai partorito e che arricchiscono da quasi un secolo i Paesi, con i tuoi emigrati, ovunque apprezzati. Non solo. Che costituiscono una parte importante del capitale umano che affolla il Paese nel management, nella finanza, nella medicina e nel gotha universitario. Sino ad oggi non sei stata capace di difendere i regali della natura, prima di tutto il mare. Anziché lavorare per l’ambiente ti sei impegnata in una inconcepibile corsa verso il «suicidio». Lo hai offeso e lo offendi quotidianamente capitalizzando i rifiuti in discariche (quando va bene!), riversando le fogne nei mari che ti circondano, gestendo penosamente l’acqua, lasciando le società partecipate e gli enti strumentali liberi di fare ciò che vogliono, ove il nulla sarebbe stato positivo rispetto ai disastri combinati. Dal critica alla proposta Qui la parte destruens, cui è doveroso fare puntuale ricorso per dare conseguente peso a quella costruens, indispensabile per recuperare quantomeno la tua normalità. Per assicurare ciò che devi ai tuoi figli. Invero, meriteresti molto di più. Ma andiamo per gradi per non ubriacarti (e ubriacarmi) di un facile entusiasmo. Dovresti tirare le orecchie alla politica. Occorre farle capire che il risultato positivo, cui puntare, non è quello di garantirsi l’essere per sempre in «Obiettivo 1», e in quanto tale rendersi destinataria di fondi europei a quintali, bensì il contrario. Ovverosia deve lavorare per uscirne subito per essere riuscita a guadagnare in perfomance complessiva, in PIL e occupazione conseguente. Essere i peggiori, soprattutto per colpa di non avere saputo neppure spendere per decenni i soldi dell’UE, è peccato mortale. Perseverare nell’esserlo darebbe da idioti, ma anche da criminali. Un appuntamento irripetibile Quest’anno è l’occasione giusta, nonostante e grazie al Covid-19. Necessita evitare che accada, anche questa volta, che passata la «festa» rimangano solo i piatti da lavare. Le risorse europee sono ingentissime, e non ovviamente gratis, fatta eccezione per gli 81,4 miliardi a fondo perduto. Per lo più, la loro restituzione graverà, incrementata degli interessi, sulle tasche dei tuoi figli, impegnati al riguardo per il prossimo cinquantennio. Proprio per questo motivo da utilizzare per investire in infrastrutture primarie e riforme strutturali, destinati a garantire loro migliore vita e il necessario benessere economico. Dunque, Recovery Fund per complessivi 209 miliardi di euro, 28 miliardi dal fondo Sure, 12,6 miliardi dal fondo Bei, che dovrebbero mobilitarne altri (poco più di 79), 37 miliardi da quel Mes nei confronti del quale gli irragionevoli fanne strizze, oltre ai fondi tradizionali per un valore superiore alle contribuzioni ordinarie che l’Italia sarà chiamata a versare nel 2021 costituiscono un malloppo del quale dovrai pretenderne un pezzo consistente. Occorre puntualità e la precisione di un «cecchino» Il problema che è sul tappeto è come fare e per fare cosa. Il come dovrà essere difeso, sino ad arrivare a tirare «calci e pugni», in sede di Conferenza Stato-Regioni ove dovranno valere le richieste indispensabili per realizzare la crescita senza la quale non si va da alcuna parte. Quanto al cosa dovranno essere i progetti regionali per il cambiamento (che si spera che ci siano), elaborati allo scopo di colmare strutturalmente i vuoti di esigibilità dei diritti e a realizzare le condizioni perché la Calabria cominci ad incrementare il proprio Pil, generando l’occupazione che convinca i giovani a rimanere e a ritornare. Gli ambiti da sottoporre a terapia d’urto? A voglia, (solo) a cominciare dalla scuola, dal dissesto idrogeologico, dall’acqua e rifiuti, dalla sanità e dall’assistenza sociale e dai trasporti locali. Qualcuno obietterà ma ci sono le elezioni in 73 comuni! Questa è un’altra cosa, e in quanto tale l’impegno va altrove! *docente Unical
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