Davide Faraone ha pubblicato un toccante saggio sulla sua esperienza personale di padre di ragazza affetta da disturbo dello spettro autistico – “Con gli occhi di Sara, un padre, una figlia e l’autismo” – presentato nei giorni scorsi da Italia viva a Cosenza, che si può definire un inizio di “biopolitica” nella letteratura e nell’azione politica italiana.
Come Basaglia sulla chiusura dei manicomi, che allarmò inutilmente i benpensanti, Faraone, che pure ha già realizzato una legislazione importante sulla materia delle persone diversamente abili – su tutte, la Legge sul ” Dopo di noi” che i genitori chiedono si allarghi al “Durante noi” – e da Sottosegretario all’istruzione ha affrontato la materia incandescente dei loro insegnanti di sostegno, e non “carcerieri”, aprendo, a legittimazione del maggiore sforzo finanziario occorrente alla loro preparazione, uno scenario di sinistra europeista sul superamento del consunto dualismo mercatismo – assistenzialismo e l’avvio di una contrapposizione ideologica tra supposta “normalità” e “diversità” che spetta alla politica ricomporre.
Come è risultato evidente nel dibattito, ma come chi fa politica nelle Istituzioni sa bene, il campo è caratterizzato dalla presenza di forze contrapposte e di interessi, tutti di per sé legittimi ma spesso di difficile ricomposizione reciproca. Con grave danno per la qualità della vita delle persone diversamente abili e delle loro famiglie, nonché, spesso, con lesiva confusione tra le diverse problematiche, che rischia di assemblare, nella stessa cornice, situazioni molto diverse tra loro e bisognose ciascuna di attenzione specifica.
Questa constatazione, che si ripete sempre più spesso negli ambiti a maggior impatto biologico, appunto, delle politiche pubbliche – si pensi anche a quelle di genere – impone la necessità di un ripensamento del modo di fare politica e di stare nelle istituzioni, con gli “occhi” appunto di chi ha bisogni speciali, ma anche di valutare la persuasività di un ragionamento che altrove sta già attecchendo sul ruolo nuovo che la politica, legislativa soprattutto, deve assumere in questi casi.
In Francia, ad esempio, gli studi di Michel Foucault hanno aperto un confronto sul potere della politica di stabilire cosa è “normale” o non per la società in cui si vive, secondo canoni obliterati di reiterazione che sono fermi alla lotta di classe o al massimo alla presa in considerazione dello strutturalismo sociale che precede la rivoluzione industriale.
Se è ormai tempo di revisionismi, dopo la caduta dei Muri, non si deve temere di aprirsi e dare risposte all’inquietante fenomeno della solitudine familiare che si sente esclusa e protesta per la sua mancata inclusione nella rappresentazione di una casistica complessa ma compatibile tra categorie ben diverse che hanno comunque bisogno di un sostegno molto professionalizzato e non semplicemente assistenziale: autistici, ipovedenti, sordomuti, ecc.
Si possono mettere insieme questi pezzi di società solo compiendo un passo avanti da una società iper-economica a quella dei “nuovi diritti” che tocca alla politica, come “biopotere” non decostruttivo né sotto “cattivi maestri”, comprendere e realizzare progressivamente attraverso il bilancio dello Stato.
Forse è anche questo un contributo del pensiero renziano di cui Faraone è certamente protagonista profetico e autorevole interprete rappresentativo.
La grande questione non solo economica delle scelte e dei criteri sulla immunizzazione dalla attualissima pandemia globale rende piuttosto urgente il ritorno alla grande politica revisionista, da Blair a Macron, e il ripudio di quella superficiale e semplicistica dei Trump, Johnson e vari negazionisti anche italiani, che tendono a livellare (spesso verso il basso) le competenze e le valutazioni, in modo da rendere fintamente accessibile, in realtà confusa e improduttiva, qualunque risposta alle istanze che vengono avanzate e che dovrebbero essere, in questo caso, nel senso della costruzione di una cittadinanza quasi “sartoriale” nel riconoscimento e nell’accessibilità piena dei diritti ad essa connessi.
Segnali positivi arrivano dal fatto che l’Italia sia ultima nella decrescita economica dei paesi industrializzati eppure sia quella che ha un’aspettativa di vita superiore di 4 anni e mezzo di quella USA, che invece primeggia nel reddito pro-capite.
Segno che qualcosa si è mosso e deve continuare. Quella di Faraone, dunque, è una Nuova Frontiera.
*Componente Assemblea nazionale Italia Viva
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