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Amministrative a Reggio Calabria, i progetti dei candidati sindaco

Al centro del confronto con il “Corriere della Calabria” il debito del Comune, il tema dei rifiuti e della gestione ambientale e il Ponte sullo Stretto

Pubblicato il: 18/09/2020 – 7:35
Amministrative a Reggio Calabria, i progetti dei candidati sindaco

di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA La situazione finanziaria, il caos sui rifiuti e il Ponte sullo Stretto: tre temi centrali per il futuro di Reggio Calabria che abbiamo voluto affrontare nell’ultimo giorno di campagna elettorale con i nove candidati sindaco. Per la fascia tricolore concorrono il sindaco uscente del Pd, Giuseppe Falcomatà, sostenuto da una coalizione di 11 liste; il candidato del centro-destra Antonino Minicuci, indicato agli alleati della coalizione dal leader della Lega Matteo Salvini, è appoggiato da 10 liste; l’ex assessore Angela Marcianò è sostenuta da 4 liste, Saverio Pazzano è sostenuto da 2 liste civiche; una lista ciascuno a sostegno dei candidati Fabio Foti (M5s), Pino Siclari (Pcl), Fabio Putortì (Miti), Klaus Davi e Marialaura Tortorella. A tutti loro abbiamo rivolto le stesse domande.

Cosa farà da sindaco se il Decreto agosto non dovesse azzerare il debito?

Giuseppe Falcomatà: «Il Decreto Agosto azzera il debito ingiusto. Non ci sono altre interpretazioni possibili. Il decreto c’è, esiste, è pubblicato in Gazzetta Ufficiale e verrà adottato nella prossima seduta della Conferenza Stato-Città. Dei 200 milioni per i Comuni in fase di predissesto, ben il 70% sono appannaggio di Reggio Calabria.
Chi ha difficoltà a riconoscere questo traguardo storico, fondamentale, decisivo per il destino di ognuno di noi o è in malafede o non gliene importa nulla della nostra Città. Dal prossimo bilancio diremo addio al giogo del Piano di riequilibrio. Tutto il resto sono chiacchiere».
Antonino Minicuci: «Per quanto riguarda la situazione finanzia, attendiamo con ansia ulteriori notizie dal Governo in merito al Decreto Agosto. Dei 200 milioni promessi alla Città Metropolitana di Reggio Calabria (destinati non solo al comune di Reggio, come molti erroneamente credono), somma peraltro del tutto insufficiente, al 16 di settembre non c’è traccia alcuna. L’amministrazione Falcomatà aveva assicurato che entro il 10 settembre la situazione sarebbe stata chiarita, così non è stato. Il debito spaventoso del Comune di Reggio Calabria rasenta i 400 milioni di euro. Per questa ragione il senatore di Forza Italia Marco Siclari ha presentato un emendamento che possa consentire di raddoppiare la somma destinata alla Città Metropolitana di Reggio Calabria, da 200 a 400 milioni di euro. Il sindaco uscente dovrebbe spiegare come ha fatto il debito comunale ha ingigantirsi in questo modo nel corso di questi anni».
Angela Marcianò: «Sul Decreto Agosto ci sono delle perplessità macroscopiche. Anzitutto, condizione dirimente è che questo sostegno può e deve essere concesso solo nel caso in cui i “conti siano in ordine”, quindi privi di “manifestazioni patologiche”. E questo non sembra il caso di Reggio Calabria.
In secondo luogo la Conferenza Stato-città che deve essere sentita sul decreto del ministro dell’Interno ai sensi dell’art.53 comma 2 del decreto agosto, non è stata a tutt’oggi convocata.
Presumibilmente per alcune perplessità emerse a livello ministeriale nonché a causa degli emendamenti già presentati in sede di Commissione bilancio e di Conferenza unificata che tendono ad ampliare/integrare la platea dei comuni beneficiari e quindi a ridurre le risorse destinate. Tra l’altro i trenta giorni per l’emanazione del dm sono abbondantemente scaduti.
Come è noto, il bilancio economico-finanziario del Comune di Reggio Calabria è caratterizzato da un forte disequilibrio.
Il “sistematico” disavanzo ha carattere prevalentemente strutturale, le cui cause sono da ricercarsi nella fragilità socio-economica del contesto territoriale di riferimento.
Le mancate entrate incidono pesantemente sul bilancio. Esse sono determinate: 1) dal grado di povertà e dal tasso di disoccupazione che affliggono una larga fascia di popolazione; 2) dall’esorbitante costo dei servizi e 3) dall’evasione.
Si pensi che il Comune di Reggio Calabria incassa (soltanto) circa il 50% delle entrate dell’anno corrente e circa 1/10 dei crediti (residui attivi) relativi alle precedenti annualità. Da ciò scaturisce la principale criticità del disequilibrio, atteso che nella contabilità del Comune le entrate riscuotibili consentono, in parte, di poter affrontare gli impegni di spesa.
Tali osservazioni sono facilmente evincibili analizzando i dati medi sulle riscossioni dell’ultimo quinquennio.
Il disavanzo, quindi, è strutturale, ed è generato dalle entrate di dubbia o difficile (se non impossibile) esazione.
La nostra proposta. Una possibile azione politica, da intraprendere a livello nazionale, dovrebbe condurre a non “vincolare” più il bilancio alla cosiddetta spesa storica, ma ad “attualizzarlo” con un coefficiente di correzione che tenga conto, tra l’altro, della specificità e della complessità territoriale.
Proporremo, inoltre, l’attuazione di una politica di sistema ad “assetto variabile”. Localmente, agiremo attraverso l’attuazione dei controlli di primo e di secondo livello per contrastare l’evasione tributaria; contestualmente ci adopereremo per incrementare l’efficienza degli uffici comunali e per ridurre le aliquote.
A livello governativo chiederemo che vengano varate misure speciali per ridurre la disoccupazione e per rilanciare l’economia».
Saverio Pazzano: «Ci siamo impegnati, nei primi 100 giorni di mandato, a un audit pubblico sul debito. Il tempo di nascondere la polvere sotto il tappeto è finito. Reggio ha bisogno di verità. Siamo pronti quindi ad assumerci tutte le conseguenze alle risultanze dall’audit pubblico. Noi vogliamo entrare nel merito del debito pubblico, capire chi sono i creditori della Città».
 
Fabio Foti: «Il decreto agosto prevede esclusivamente una disponibilità parziale (meno della metà di quello che servirebbe per il reale azzeramento del debito, superiore ai 400 milioni) a disposizione del Sindaco a sostegno della propria azione amministrativa. Serve pertanto non cullarsi su quanto in arrivo (pur somma cospicua e che ci rende, in quanto parte del governo giallorosso, orgogliosi di aver contribuito a dare una boccata d’ossigeno alla nostra città), ma definire una visione di città basata sul censimento dei saperi, sullo sviluppo di reti locali cooperative di economia civile e sull’introduzione della moneta complementare Rhegion: quindi un “all in” sulla più grande delle risorse di cui dispone il nostro territorio, quelle umane e quindi i reggini».

Klaus Davi:
«Chiariamo innanzitutto che il Decreto Agosto, che ha istituito, nella previsione del Governo, un fondo di 200 milioni di euro per il 2020, di 50 milioni di euro per il 2021 e di altri 50 milioni di euro per il 2020 non azzererà, ma ripianerà il debito di circa 400 milioni accertato dalla Corte dei Conti a luglio di quest’anno.
Qualsiasi altra cosa sia stata detta in merito non è corretta. Al di là del Decreto, è dunque necessaria una consapevole e libera programmazione di interventi economici e di alleggerimento tributario in determinati settori strategici per lo sviluppo della Città, come il turismo, l’agricoltura, il commercio, ecc. Ciò potrà seriamente essere praticato utilizzando certamente la boccata di ossigeno che il Decreto dovrebbe offrire, ma soprattutto intercettando i tanti e cospicui fondi europei mediante una task-force avente specifica e comprovata competenza nel settore».
Fabio Putortì: «Quando si parla di scritture contabili non si può andare avanti ad ipotesi e supposizioni pertanto non condivido il polverone politico che si sta alzando sulla vicenda del debito comunale e del Decreto agosto, la cui parte di finanziamento destinata al Comune di Reggio Calabria sarà comunque inferiore rispetto al totale del debito dichiarato.
In ogni caso, prima di emanare giudizi sulla situazione debitoria comunale occorre effettuare una ricognizione analitica sulle singole voci dei documenti contabili e verificare se le voci di spesa e le scelte effettuate sono state tutte corrette e legittime.
Ecco perché il futuro sindaco dovrà essere consapevole che comunque dovrà muoversi su due livelli, ossia la riorganizzazione dei settori per rendere efficiente l’erogazione dei servizi pubblici locali affinché non continuino a concorrere all’aumento del debito senza tra l’altro portare benefici alla collettività, mentre l’altro livello su cui si deve intervenire è la costituzione di un centro di europrogettazione pubblico-privato in grado di attrarre i finanziamenti necessari per realizzare gli interventi territoriali per le opere, le infrastrutture e per rispondere alle comuni esigenze dei cittadini».
Marialaura Tortorella: «E’ necessario capire esattamente la situazione debitoria del Comune a partire dalla tipologia del debito. Chi sono i creditori del Comune? Le società partecipate che hanno concorso al suo scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata che crediti detengono? I cittadini devono conoscere l’entità esatta del debito e la tematica, di grande interesse, va loro rappresentata con precisione, per consentire la decisione più giusta e corretta per la popolazione reggina. Un debito frutto di gestioni sprovvedute, che negli anni non è stato recuperato, né potrà essere azzerato da possibili aiuti nazionali. Solo dopo aver verificato la situazione, alla luce delle disposizioni della Corte Costituzionale e della Corte dei Conti, si potrà definire la migliore strategia di risoluzione. Un dato oggettivo è che situazioni di dissesto e predissesto sono tipiche del Sud d’Italia. Personalmente le collego a scarsa efficienza dell’azione amministrativa che, pertanto, va riorganizzata secondo altri criteri. Anche con il coinvolgimento dei dipendenti e la responsabilizzazione dei dirigenti. Una seria gestione dei numerosi fondi europei e non, attualmente disponibili, potrà tuttavia consentire all’Ente proficui investimenti sul territorio».
Pino Siclari: «La mancata proclamazione del dissesto ha salvato gli interessi legittimi di soggetti che hanno operato infidamente ma al tempo stesso ha anche riconosciuto la posizione creditizia di chi ha lucrato dal modello Reggio ad oggi ai danni della società reggina. I 200 milioni, coperti dal debito pubblico, rinviano solamente la partita. Occorre invece abolire il debito pubblico verso le banche, varare una patrimoniale sulle grandissime ricchezze per rilanciare la finanza locale e per sanare anche la situazione di Reggio Calabria»
 
 

Che idee ha in cantiere per rendere efficiente il servizio di raccolta?

Giuseppe Falcomatà: «Torneremo ad un servizio a diretto controllo pubblico. A breve ci libereremo per sempre dagli interessi delle società private ed affideremo a Castore la raccolta. Questo vuol dire maggiori controlli e minori costi per l’ente. Al classico “Porta a porta” è già programmato l’avvio di nuove isole ed edicole ecologiche per intervenire nelle zone più sensibili e delicate della città. E ad ottobre, quando saranno ultimati anche i lavori della discarica di Melicuccà, dopo che ne abbiamo richiesto ed ottenuto il dissequestro, sarà definitivamente risolto il problema relativo al conferimento dei rifiuti, oggi responsabilità esclusiva della Regione che detiene la gestione dell’unico impianto calabrese, quello di Crotone, rimasto chiuso per ben tre mesi».
Antonino Minicuci: «Il primo dato oggettivo, il punto di partenza da cui vogliamo partire è il fallimento totale del sistema del porta a porta spinto, della raccolta differenziata proposta a tappeto e con le stesse misure e modalità su tutto il territorio reggino, che è un territorio complesso e variegato come conformazione. il primo passaggio Sarà proprio il cambiamento di rotta rispetto alle scelte operate dalla attuale amministrazione. il porta a porta rimarrà ma sarà completamente rivisto è adattato anche in base al diverse zone della città. Nella parte centrale della città sarà decisamente limitato e diversificato. ci saranno delle isole ecologiche, pensiamo uno a nord e uno a sud di Reggio Calabria, così come ci saranno i cassonetti intelligenti con la smartcard così da capire con precisione chi e come conferirà i rifiuti. Una visione più a lungo termine si basa sulla tecnologia Arrow Bio, un metodo innovativo che noi stiamo promuovendo e facendo conoscere alla cittadinanza. E’ un sistema rivoluzionario utilizzato in alcune parti del mondo, che permette di risparmiare dal punto di vista economico (per le casse comunali e le tasche del cittadino) e al contempo permette di avere enormi vantaggi ambientali, creando un fertilizzante di qualità».
Angela Marcianò:  «Ho risposto in maniera tecnica ed approfondita a questo quesito nel mio programma elettorale, nel quale ho redatto (con l’aiuto di professionisti di grande competenza specifica) un progetto di intervento nell’immediato, uno nel breve e poi nel lungo termine. Sinteticamente ribadisco che il metodo “porta a porta”, che ha ingenerato parte delle attuali criticità, così com’è non va, è palese, lo dicono i fatti. Va rivisto ed inserito in un sistema integrato di raccolta cumulativa per grandi plessi edilizi. Superata l’emergenza, il passaggio successivo è programmare una soluzione definitiva, non solo a livello cittadino, ma con una visione più ampia che riguardi tutto il territorio metropolitano. Occorre avviare un confronto serio con la Regione Calabria per la revisione del piano regionale dei rifiuti e per la ricerca di alternative alle attuali modalità di smaltimento. Non può accettarsi l’attuale scelta di collocare le cosiddette “ecoballe” nella zona di stoccaggio a Sambatello. Le ecoballe, oltre a rappresentare un reale impedimento all’avvio dei lavori del cantiere del nuovo maxi impianto “a riciclaggio spinto”, sono una vera bomba ecologica allocata su un sito dichiarato dagli organi preposti a serio rischio idrogeologico. Tra l’altro, essendo l’area ubicata su una zona torrentizia, esiste anche il rischio di un eventuale inquinamento delle falde acquifere. A proposito del nuovo maxi impianto, parliamo di un progetto con fondi comunitari pari a 50 milioni di euro che è nel cassetto di Palazzo San Giorgio da tempo. Non si tratta di miraggi o di fantasie, è qualcosa di realizzabile, basta volerlo. Questo impianto potrebbe aiutare non solo Reggio Città, ma anche la maggior parte dei comuni della Provincia ad uscire dalla sofferenza, creando posti di lavoro e dando la possibilità anche di guadagnare dal riciclo della differenziata, evitando il trasferimento di rifiuti fuori Regione che costa molto caro.
Quindi: raccolta porta a porta “rinforzata”, aiutata da isole dotate di cassonetti ad apertura magnetica; nuovo impianto di Sambatello a regime; piano regionale serio».
Saverio Pazzano: «Rispetto alla raccolta differenziata prevediamo la realizzazione di ecostation per lo smaltimento dei rifiuti differenziati h24 e di 4 isole ecologiche con punti di riuso e baratto. Lavoreremo anche insieme agli altri comuni della Città Metropolitana per la realizzazione di impianti di riciclo di carta, plastica e vetro. Puntiamo a rivedere la tariffazione della TARI avvantaggiando le fasce di reddito più basse e prevedendo premialità per chi differenzia di più e meglio».
Fabio Foti: «Il sistema che trasforma il rifiuto in risorsa economica si può efficientare esclusivamente adottando la strategia “rifiuti zero” che prevede dieci passaggi fondamentali: raccolta differenziata, porta a porta integrato misto e sartorializzato per quartiere su 4 livelli, compostaggio della frazione organica “marrone”, riciclo, riparo e riuso, tariffazione puntuale, politiche preventive per ridurre la produzione del rifiuto in quanto tale, trattazione studio del rifiuto urbano “grigio” indifferenziato, riprogettazione dello stoccaggio della frazione indifferenziata, valorizzazione delle discariche temporanee di Sambatello e Melicuccà attraverso una strategia “ponte”».
Klaus Davi: «Il servizio di raccolta dei rifiuti, così come gli altri servizi di competenza comunale, dovranno essere internalizzati o meglio, municipalizzati. La raccolta porta a porta e la differenziazione dei rifiuti dovrà seguire logiche premiali o comunque prevedere riduzioni tributarie per i cittadini coscienziosi e sanzioni per i trasgressori. Ma per mettere in moto questo meccanismo, è necessario censire tutti gli aventi diritto e per farlo bisogna regolarizzare la vergognosa situazione abitativa degli alloggi del Comune».
Fabio Putortì: «Sulla questione rifiuti non ci siamo limitati ad un’idea ma abbiamo elaborato, depositato e discusso nel 2016, con la Commissione consiliare competente del Comune di Reggio Calabria, un piano di gestione integrata in grado di abbattere l’emergenza ambientale e la pressione tributaria. Sospeso l’iter di deliberazione, nel 2019 si è effettuato un sollecito richiedendo la riattivazione del procedimento ma nonostante le garanzie date dall’Ufficio di presidenza del Consiglio Comunale ancora si attende una delibera finale ed è anche per questo motivo che abbiamo deciso di impegnarci in prima persona in queste amministrative senza delegare più alcun politico di turno.
I punti principali del Piano di gestione integrata dei rifiuti per ridurre il conferimento in discarica e trasformare il rifiuto in economia circolare consistono in:
1. La concreta applicazione di sgravi fiscali per i nuclei familiari con redditi svantaggiati, attraverso l’applicazione di un sistema standard di detrazioni (sulla base della certificazione ISEE/ISR), così come previsto dalle vigenti normative, in modo da consentire ai cittadini un versamento del tributo proporzionato alla propria capacità contributiva (e di consumo) ed al contempo si potrà tracciare una linea di demarcazione rispetto all’evasore seriale, il cui comportamento prescinde dal livello reddituale.
2. La predisposizione di incentivi o detrazioni fiscali sulla tariffa TARI, da determinare attraverso l’installazione di sistemi di pesatura elettronica del materiale differenziato sugli automezzi di raccolta PAP, in postazioni fisse nei quartieri (cassonetti centralizzati automatizzati) ed in isole ecologiche circoscrizionali, finalizzate ad integrare il sistema PAP laddove vi sia l’oggettiva difficoltà di conferimento da parte dell’utenza.
3. La creazione di centri di riutilizzo spinto del rifiuto (consorzi o filiere produttive) al fine di lavorare e produrre sul luogo il materiale differenziato, contribuendo all’incremento di posti di lavoro ed alla generazione di ricavi.
4. Infine, attraverso la progettazione ed il recupero di fondi europei si può effettuare la costruzione di un termovalorizzatore di ultima generazione per il conferimento del materiale che non può essere riutilizzato sul mercato, trasformandolo in fonte di energia rinnovabile per il fabbisogno locale.
Marialaura Tortorella: «Va interamente riscostruita la filiera dei rifiuti. L’obiettivo è ridurne al massimo la produzione ab origine, per tutelare ambiente e salute, ma nel contempo va migliorata la qualità della raccolta differenziata che risulta male eseguita. Al momento non esistono né impianti di riciclo né di riuso, così come non sono diffusi gli impianti di compostaggio di quartiere o i centri di raccolta zonali. Occasioni che, peraltro, potrebbero offrire lavoro ai nostri cittadini. Vanno programmati e realizzati al più presto. Sarebbe interessante, inoltre, sapere qual è il ritorno economico della vendita di carta e plastica. Sono tutti strumenti che possono concorrere a minimizzare la produzione di rifiuti.
Infine, credo che si tratti di un settore in continua evoluzione, dove nuove intuizioni innovative possono di giorno in giorno migliorare il risultato, magari grazie al concorso dei nostri giovani talenti.
Comunque la problematica va affrontata in stretta collaborazione istituzionale con la Regione per individuare un serio percorso condiviso. Siamo contrari sia alle discariche che ai termovalorizzatori, tuttavia in una situazione di emergenza quale quella attuale, piuttosto che sopportare incendi notturni e rischi infezioni, vi opterei temporaneamente. Mi chiedo al riguardo perché il termovalorizzatore di Gioia Tauro non sia regolarmente manutenuto e verificato, in particolare con riferimento alla seconda via (ne funziona solo una).
Nel contempo va costruito un percorso di accompagnamento della popolazione che, specie in quartieri più difficili e con la presenza di grossi condomini popolari, va responsabilizzata ma al tempo stesso sostenuta nelle situazioni di incapacità contributiva. Per i casi, invece, di vera e propria evasione, va perseguita con l’incrocio delle banche dati. La previsione di premialità può supportare l’incremento della raccolta differenziata».
Pino Siclari: «Tutti i servizi posti sotto gestione privata e aziendalistica hanno costi maggiori, sollecitano interessi oscuri. Tornare dunque a una gestione pubblica e controllata socialmente degli stessi servizi. Migliorare il sistema della raccolta differenziata, rendere pubblica la rete delle discariche, varare una politica di riciclo, varare una politica tariffaria legata al reddito degli utenti per consentire il superamento dell’evasione di necessità».

Il Ponte sullo Stretto aiuterebbe a risolvere i problemi di Reggio o è soltanto uno spot elettorale?

Giuseppe Falcomatà: «Prima delle grandi opere servono le opere necessarie. Non sono aprioristicamente contrario al Ponte, ma da decenni resta solo un disegno sulla carta, al massimo un plastico come oggetto d’arredo. Concentriamoci, quindi, su quelle infrastrutture capaci di collegare i territori facendoli uscire dall’isolamento, come accaduto per Paterriti che, finalmente, ha una via di comunicazione sicura verso il centro della città grazie alla quale, adesso, può essere raggiunta dai bus dell’Atam immaginando anche uno sviluppo economico e sociale. Allo stesso modo, bisogna migliorare lo stato della linea ferrata, così come si deve imprimere una svolta decisiva alle sorti dell’aeroporto conoscendo, innanzitutto, il Piano industriale di Sacal».
Antonino Minicuci: «Come è stato ribadito più volte negli ultimi tempi da diversi esponenti politici ed esperti sul tema, si tratta di un’opera fondamentale per lo sviluppo non solo della Calabria ma dell’Italia intera, che serve a collegare il Mediterraneo e le regioni del Meridione con l’Europa. La realizzazione del Ponte sullo Stretto rappresenterebbe per il nostro territorio un incredibile volano di sviluppo in molteplici direzioni: economico, turistico, occupazionale (circa 100 mila posti di lavoro tra Reggio Calabria e Messina) e di immagine. La coalizione di centrodestra, in totale sinergia con la Regione Calabria, spingerà con forza sul Governo e tutte le altri parti coinvolte per dare vita finalmente alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Rimaniamo però consapevoli del fatto che il Ponte non può essere una cattedrale nel deserto ma necessita evidentemente di una serie di opere collaterali che fungano da supporto e sostegno. Le infrastrutture carenti sono uno dei problemi atavici del nostro territorio, alle prese con collegamenti lenti e datati. Reggio Calabria e tutta l’area della Città Metropolitana hanno assoluto bisogno di interventi straordinari su strade, autostrade e linee ferroviarie con l’Alta velocità che è ancora una chimera».
Angela Marcianò: «Il Ponte sullo Stretto rappresenta una sorta di miraggio di ogni tornata elettorale che interessa le due Città frontistanti. Accosto questo argomento alla carota che, posta davanti alla bocca dell’asino, lo convince a camminare, senza però mai poterla raggiungere.
Non dico “NO AL PONTE” a priori, ma bisogna rivedere il progetto Ponte nella sua interezza: lo studio di fattibilità che ha valutato l’esistenza dei presupposti ambientali ed infrastrutturali e le penali da pagare a carico dei cittadini nel caso non si dovesse realizzare (con le ovvie ricadute che ci sarebbero).
Una grande idea come quella del Ponte dello Stretto necessita di un contesto diverso: prima Reggio deve tornare alla normalità, ad avere assicurati i servizi essenziali (acqua, rifiuti, sanità) e rinnovate tutte le infrastrutture basilari (strade, linea ferroviaria, aeroporto) che garantiscano i collegamenti veloci con il resto del Paese e dell’Europa. Diamo priorità alle priorità. Poi potremo pensare a tutto il resto».
Saverio Pazzano: «Il Ponte sullo Stretto è un’opera inutile e dannosa che non porterebbe alcun vantaggio alla Città di Reggio Calabria (che tra l’altro lo guarderebbe solo da lontano), anzi, devasterebbe il nostro litorale, nostro patrimonio indiscusso che ci impegniamo a candidare a Patrimonio UNESCO. Noi crediamo in un sistema di mobilità sostenibile e integrato che unisca le due sponde dello stretto anche in funzione di un rilancio del nostro aeroporto».
Fabio Foti: «Siamo contrari perché opera inutile a ridurre il vero problema: la totale mancanza di un sistema sostenibile intermodale dei trasporti nell’area integrata dello Stretto. E’ un mero spot elettorale, mentre la soluzione è data dal cambio di vision nei confronti di quello che a noi piace chiamare “aeroporto del mediterraneo”, un hub internazionale non calabrese che serve i cittadini dello stretto (un milione e duecentomila persone), dalla creazione della metropolitana di superficie Monasterace-Rosarno e dalla nascita di una società comunale per l’attraverso stabile dello stretto in competizione con il monopolista privato. Alta velocità (quella vera), direttrici Jonio-Tirreno ed autostrada reggio-bari completerebbero un sistema integrato dei trasporti in grado di riportarci al centro del Mediterraneo».
Klaus Davi: «Il Ponte è sempre uno spot elettorale. Non abbiamo pregiudizi ideologici, ma non siamo affascinati dalla politica delle cattedrali nel deserto. Potrebbe essere una fonte di sviluppo per l’area dello Stretto solamente se fosse integrato in un contesto infrastrutturale adeguato, altrimenti il rischio è che si spendano miliardi di euro solamente per permettere ai visitatori ed alle merci diretti in Sicilia di arrivarci più agevolmente, ma senza avere nessuna ricaduta benefica su Reggio in termini socio-economici, Villa San Giovanni docet in tal senso».
Fabio Putortì: «Oggi è solo uno spot elettorale che ritorna puntualmente quando non si ha altro da dire o non si vuole far altro. Nell’immediato si dovrebbe operare per l’attuazione di un concreto piano di mobilità intermodale e di un’economia complementare di beni e servizi al fine di realizzare concretamente l’Area integrata metropolitana dello Stretto.
Ecco perché dal 2016 ci siamo impegnati da liberi cittadini, che operano al di fuori dei partiti, sulla questione aeroporto, quale infrastruttura da collocare al centro dell’Area integrata dello Stretto, con collegamenti, orari e tariffe sostenibili, non solo con la fascia tirrenica della provincia reggina ma anche con l’area di Messina e la fascia ionica reggina.
Importanti sono state anche le proposte discusse il 16 gennaio 2020 al tavolo del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per ottenere le modifiche e le integrazioni normative necessarie per il superamento definitivo delle criticità gestionali e delle limitazioni infrastrutturali.
Così come ha rappresentato un risultato straordinario l’accordo raggiunto con il Presidente della società aeroportuale ed il Presidente del Distretto di Rzeszow (Polonia), rappresentanti di un’area di dimensioni geografiche e demografiche simili alla città di Reggio Calabria, considerato altresì che l’aeroporto internazionale di Rzeszow si trova ad una distanza dall’aeroporto internazionale di Cracovia del tutto simile alla distanza tra gli aeroporti dello Stretto e quello di Lamezia in Calabria.
L’accordo ha ad oggetto la costituzione di una tratta aerea che metta in comunicazione le due aree geografiche del bacino europeo, aumentando il traffico passeggeri e le percentuali turistiche ma soprattutto mira a stipulare un protocollo d’intesa che consenta gli scambi di ricerca, di formazione, commerciali e istituzionali affinché si raggiunga, attraverso l’efficiente utilizzo dei Fondi europei, una rapida crescita economica al pari dell’area di Rzeszow, compresa la costituzione di filiere di imprese nell’ambito aeronautico, tecnologico, dello sviluppo sostenibile e delle fonti rinnovabili. Inoltre tale metodo potrà essere replicato con altre aree geografiche virtuose nazionali ed europee».
Marialaura Tortorella: «Se ne parla da tanto tempo, spesso come argomento di antagonismo partitico. E non mi piace. Le scelte più importanti per la città vanno fatte solo guardando al bene comune e non possono e non devono essere demandate solo al Sindaco, ma si devono condividere con i cittadini, le altre istituzioni, le associazioni di categoria, l’Università e gli altri attori protagonisti del territorio.
Proponiamo uno sviluppo sostenibile, nel rispetto dell’ambiente, dell’ecosistema e delle splendide acque dello Stretto, con precisa vocazione turistica. Pertanto ritengo che queste garanzie devono assolutamente essere assicurate.
Ad oggi i tecnici addetti ai lavori hanno reso noto che i risultati di una prima progettazione avrebbero accertato l’impossibilità della realizzazione del Ponte per motivi di vario tipo tra cui le forti correnti, la difficile manutenzione ed altro ancora, non rendendo esecutiva e cantierabile la progettazione».
Pino Siclari: «No a un’opera che comporta devastazione ambientale, sollecita interessi mafiosi, toglie risorse che potrebbero essere destinate non solo al settore dei trasporti (106, ferrovie, collegamenti interni) ma anche a scuola, sanità, spesa sociale. Occorre porre sotto proprietà pubblica le risorse destinate a quest’opera e sciogliere la stessa società del ponte. Solo se i lavoratori dirigeranno Reggio e la società italiana si potrà rendere concreta questa svolta».

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