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Capitano Ultimo: «Da assessore continuo a combattere come feci da carabiniere»

Sergio De Caprio racconta l’inchiesta “sfiorata” sul Consip e di come a gioirne «non fu solo la famiglia Renzi». Poi spiega: «Siamo stati semplicemente annientati e perseguitati in maniera indegna»

Pubblicato il: 18/10/2020 – 11:10
Capitano Ultimo: «Da assessore continuo a combattere come feci da carabiniere»

ROMA «Siamo stati semplicemente annientati, spazzati via. Con la gioia di tutti, evidentemente, non solo della famiglia Renzi». Così il capitano Ultimo, Sergio De Caprio – il comandante dei carabinieri che arrestò Totò Riina – in un’intervista su Il Fatto Quotidiano parla dell’inchiesta (“sfiorata”) su Consip, partendo dalle prime indagini a Milano a fine anni ’80 fino ad ora, momenti che saranno al centro di una mini-serie.
Com’ è stata la sua uscita dall’Aise, il servizio segreto militare?
«È stata un atto di responsabilità immensa da parte mia e dei carabinieri che stavano insieme a me, per tutelare l’agenzia, cioè i servizi segreti e l’Arma dei carabinieri, per toglierla da manipolazioni di lobby o partitini o partitoni. È stata una mia scelta, per togliere dalle polemiche settori importanti dello Stato come i servizi e l’Arma dei carabinieri».
Com’è stato poi il rientro dall’Aise ai carabinieri?
«Siamo stati semplicemente annientati e perseguitati in maniera indegna. Non è stato un buon ritorno. Le persone praticano il potere, lo hanno praticato in maniera distruttiva verso 20 carabinieri. Spero che siano felici e si sentano realizzati di avere annientato e cancellato 20 grandi combattenti. Ho avuto modo di vedere – continua – che esistono delle lobby e degli altissimi funzionari che non servono il Paese, ma si servono del Paese. Sono feccia». Ora, da assessore all’Ambiente in Calabria
«Continuo a combattere esattamente come facevo da carabiniere. Cerco di progettare i territori e il futuro insieme alle comunità, ascoltando e cercando di sostenere i loro sogni, rivendicando il valore dell’autodeterminazione delle comunità e cercando di impedire a chiunque, ‘ndrangheta o lobby, di manipolare le legittime aspirazioni a dignità, uguaglianza, fratellanza”. “Continuerò ancora per i pochi mesi che rimangono a fare l’assessore all’Ambiente – conclude – poi tornerò a essere il niente da cui provengo. Sulla strada, sempre accanto ai più deboli. Io mi definisco un combattente. Resto un carabiniere e morirò carabiniere».

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