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Dal personale agli ingressi Covid, la Cgil lancia un grido dall'arme per l'Annunziata

«Mancano i percorsi separati per i pazienti Covid che al momento condividono reparti, vie d’accesso e di uscita con tutti gli altri» segnala l’organizzazione sindacale. «Non è stata effettuata ness…

Pubblicato il: 23/10/2020 – 17:29
Dal personale agli ingressi Covid, la Cgil lancia un grido dall'arme per l'Annunziata

COSENZA «La sicurezza all’ospedale di Cosenza continua ad essere una entità oscura e sconosciuta. Non avremmo voluto entrare ancora una volta nel merito delle precarie condizioni in cui è costretto a lavorare il personale sanitario nel contesto di una emergenza pandemica mondiale ma non possiamo restare in silenzio difronte alla inqualificabile indifferenza alla quale stiamo purtroppo assistendo non da settimane e neanche da mesi bensì da anni». E’ la denuncia della sindacalista Teodora Gagliardi, segretario funzione pubblica della Cgil di Cosenza. «Con la seconda ondata dell’emergenza sanitaria alle porte, siamo costretti a tornare sull’argomento visto e considerato che ancora oggi, all’interno dell’ospedale, niente è stato fatto per far fronte alla drammatica carenza di personale che la recrudescenza della pandemia potrebbe trasformare – e in parte già lo sta facendo, se si considera il moltiplicarsi dei casi di positività tra i sanitari – in un fattore di rischio più che potenziale per gli stessi sanitari ma soprattutto per i pazienti». Secondo l’organizzazione sindacale, non è più rimandabile un piano di riorganizzazione del fabbisogno di personale. «Non è stata effettuata nessuna riorganizzazione del personale all’interno dei reparti con la conseguenza che le Unità che andrebbero potenziate perché direttamente interessate dall’emergenza
in atto, riescono con il personale in dotazione a malapena a far fronte all’ordinario mentre in altri reparti scarseggiano addirittura i dispositivi di protezione individuale. In queste condizioni, com’è ovvio, i lavoratori non sono in grado di operare in piena sicurezza. E gli esempi si sprecano: per
effettuare i tamponi di controllo, tutto il personale sanitario ha a disposizione una piccola sala ubicata subito all’esterno del plesso ospedaliero con un numero di infermieri palesemente inadeguato a coprire un numero di tamponi che può arrivare anche a cento esami in ventiquattro ore. E questo ultimo aspetto appare tanto più paradossale se pensiamo che l’ospedale, secondo
alcune fonti accreditate, avrebbe acquistato un’attrezzatura nuova di zecca e perfettamente funzionante che serve proprio ad effettuare i tamponi in piena sicurezza e senza rischi per gli operatori. Su questa circostanza, aspettiamo delucidazioni dalla Direzione aziendale che certamente saprà dirci se corrisponde o meno a verità e in caso affermativo, chiediamo fin da ora che si assuma pubblicamente le sue responsabilità quanto alla mancanza delle misure di prevenzione e sicurezza a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori».  Tra le criticità che sono segnalate dall’organizzazione sindacale ci sono poi non sono tenute fuori quelle strettamente connesse alla pandemia in corso. «Un altro aspetto estremamente problematico riguarda l’assenza di percorsi separati per i pazienti Covid che al momento condividono reparti, vie d’accesso e di uscita con tutti gli altri. E non è tutto: poiché gli strumenti diagnostici utilizzati per Tac, Rx e altri esami radiologici, nonostante vengano
disinfettati dopo ogni utilizzo, sono impiegati tanto dai malati Covid-positivi che da tutti gli altri. L’accesso dei visitatori al presidio ospedaliero andrebbe regolamentato con protocolli più rigidi e sarebbe opportuno utilizzare per i dipendenti amministrativi, laddove fattibile, forme di lavoro alternative che non impongano la presenza a contatto con degenti e sanitari».

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