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Cuteri: «Nella vicenda Corazzo cose affrettate e poco chiare»

L’archeologo torna sulla questione del restauro dell’Abbazia di Carlopoli e replica al già vicepresidente della Comunità Montana Revetino-Triolo-Mancuso che chiedeva «unità d’intenti»

Pubblicato il: 25/10/2020 – 22:19
Cuteri: «Nella vicenda Corazzo cose affrettate e poco chiare»

CATANZARO «Ho avuto modo di leggere, nella giornata di oggi, la nota a firma di Pasquale Mancuso, che non conosco personalmente, apparsa sul Corriere della Calabria». Scrive l’archeologo Francesco Cuteri.
«Mi sembra a tal proposito utile fare qualche riflessione/precisazione.
Nel titolo, giustamente, si parla di “unità d’intenti sul restauro dell’abbazia di Corazzo”. Un titolo, dunque, che evoca quella che dovrebbe essere, di norma, una prassi consolidata; ma che raramente lo è. E che diventa ancor più difficile da definire e consolidare quando i fatti appaiono fin dall’inizio sfuocati e privi della necessaria chiarezza. E sulla vicenda “Corazzo” molte cose a mio avviso sono state fatte in maniera affrettata e poco chiara.
Se da una parte posso apprezzare il tentativo di Mancuso di placare gli animi per convogliarli verso l’auspicata “unità”, dall’altra devo dire che fra i temi affrontati ve ne sono alcuni che, forse volutamente, sono stati trattati in maniera generica; senza i necessari approfondimenti ed in qualche caso in maniera non chiara».
Cuteri prova a fare un breve elenco dei punti che appaiono oscuri: «Si fa intanto riferimento al progetto dell’architetto che avrebbe agito all’interno di un “Accordo di cooperazione” stretto tra la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone e il Comune di Carlopoli. Questo punto mi sembra particolarmente delicato e per quel che conosco non mi risulta che sia stato stipulato nessun atto specifico fra le parti. Forse mi sbaglio, ma mi auguro che le carte esistenti siano più esplicite sull’esistenza o meno di questo accordo e che ci permettano di collocare meglio la figura dell’architetto, che a quanto sembra ha preso parte al progetto, firmandolo, non come funzionario di Soprintendenza (anche perché non sarebbe lui il funzionario responsabile di quel territorio), ma come esperto in restauri di complessi medievali ed in particolare gioachimiti. Che poi, a dirla tutta, mi piacerebbe sapere cosa rimane oggi nell’abbazia da riferire all’operato di Gioacchino. E forse sarebbe anche ora di smetterla di legare la straordinaria importanza storica, sociale, architettonica di Corazzo alla sola figura di Gioacchino da Fiore.
Si parla, inoltre, di presunta “invasività” degli interventi previsti. Presunta invasività? Ma cosa vuole dire di preciso il sig. Mancuso? Avrà per le mani un altro progetto? Avrà visto altri rendering, del tutto diversi da quelli che abbiamo purtroppo visto circolare in rete ed anche sulle pagine virtuali di prestigiosi giornali nazionali? Guardi che quella invasività non è presunta. Semmai è presuntuosa, devastante, inutile, illogica. Terribilmente costosa.
Subito dopo si sottolinea che “occorre estrema prudenza e cautela nell’avanzare generiche accuse che possono nascondere anche dispute tra operatori del settore”. Gentile sig. Mancuso, non si tratta di valutazioni generiche e superficiali. L’intervento previsto è veramente pesante, oltre che discutibile, e se vuole, per non sembrare troppo generico e superficiale, le posso scrivere punto per punto i motivi che mi spingono a sostenere ciò con fermezza. E il mio ribadire fino alla nausea che eseguendo le opere previste si farà un torto al paesaggio, alla struttura, alla storia del monumento, non nasconde nessuna disputa fra quelli che lei, molto banalmente, definisce operatori del settore. Semmai siamo professionisti del settore e, per quanto mi riguarda, posso confessarle che quando devo dire qualcosa che non mi torna o non mi piace, lo faccio direttamente; non nascondo un bel niente. Lo sto facendo anche con Lei. Forse non ha capito che qui non c’è in gioco la mia figura o la mia carriera, e neanche la figura e la carriera di altri colleghi. Qui, in gioco, c’è il futuro di un bene da tutti, non solo dalla Regione, ritenuto di valore identitario, ed anche vincolato. E non solo, come sottolinea Lei nella parte conclusiva del suo testo, per l’ineguagliabile eredità del sogno gioachimita (ma di questo ho già detto prima), ma soprattutto per l’imperdibile concretezza dei nostri sogni e del nostro futuro.
Ci viene ricordata, ancora, l’importanza di rispettare serenamente i tempi. Tempi di realizzazione, come Lei ricorda, definiti dalla convenzione stipulata fra Regione Calabria e Comune di Carlopoli. Guardi, io attendo veramente con serenità. Sono infatti sereno e sono anche certo che il progetto, prima di essere messo in cantiere, dovrà ricevere i necessari, obbligatori pareri della Soprintendenza in merito agli aspetti paesaggistici, architettonici e archeologici. Non potrà essere diversamente».
«Per concludere, aggiungo che concordo pienamente con il nuovo Sindaco (che sono pronto a sostenere in tutto ciò che posso), ed anche con Lei, che la perdita del finanziamento deve essere assolutamente scongiurata. Ma questa motivazione non dovrà mai rappresentare il giusto lasciapassare per eseguire un intervento che non sia rispettoso della magia del luogo, della sua bellezza, della sua importanza.
Ben vengano i confronti ed i pubblici incontri. Se ci saranno noi ci saremo.
Il restauro dell’abbazia di Corazzo è questione complessa ed andranno prese necessariamente decisioni attente e precise. Questo non è più il tempo di dare un colpo al cerchio e uno alla botte».

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