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Covid e chiusura alle 18 dei servizi pubblici. Algieri: «Significa distruggere un’intera categoria»

Il presidente di Confcommercio Calabria: «Tuttalpiù significa ammettere di non essere in grado di fare i controlli. Siamo sicuri che i problemi quindi siano i bar e ristoranti, le palestre, le pisc…

Pubblicato il: 27/10/2020 – 11:45
Covid e chiusura alle 18 dei servizi pubblici. Algieri: «Significa distruggere un’intera categoria»

COSENZA Tempi difficili l’economia calabrese che, nel giro di pochi giorni, si ritrova a dover fare i conti con nuove chiusure e conseguenti difficoltà. Molti settori, già piagati dal lockdown di marzo, erano riusciti a ripartire a piccoli passi, ma adesso con l’entrata in vigore del nuovo DPCM la parola fine sembra davvero vicina. Tra i settori in maggior apprensione in queste ore troviamo i pubblici esercizi (bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pub), le palestre, le piscine, i centri sportivi e le attività legate allo spettacolo (cinema e teatri) che con le nuove misure restrittive sono soggetti a chiusure parziali o totali. Questi settori complessivamente rappresentano l’8% (18.175) delle localizzazioni di impresa attive in Calabria (che risultano essere 220.055) e impiegano il 10% (38.364) degli addetti complessivi (378.882).
Numeri diffusi da uno studio condotto dal Confcommercio Calabria e che certificano quanto sia particolarmente complessa la situazione dei pubblici esercizi la cui chiusura alle 18:00 fa fuori la parte più rilevante del mercato. In Calabria, i pubblici esercizi attivi sono poco più di 15mila, una quota non indifferente sul totale delle imprese attive, questo fa capire come si tratti di un settore strategico del nostro tessuto economico.

Con i nuovi provvedimenti si stima una contrazione dei consumi compresa tra il 26,5% e il 32,6% che si tradurrà in una riduzione del fatturato superiore al 40% rispetto allo scorso anno. L’attenuarsi dell’emergenza nei mesi estivi aveva dato una boccata di ossigeno al mondo dei pubblici esercizi, ma questo nuovo provvedimento rischia di lasciare un segno pesante. Cosa ancora più preoccupante è l’impatto che la chiusura comporta sull’intero indotto che rappresenta il 21% del tessuto economico complessivo della regione (45.348 localizzazioni) e impiega complessivamente 80.939 addetti (il 21% del totale)
«La situazione è drammatica. Le chiusure previste dal nuovo DPCM rappresentano un peso insostenibile per pubblici esercizi, palestre, piscine e centri sportivi. Bisogna intervenire subito con misure concrete o il 40% delle imprese chiuderà definitivamente». A dichiararlo il Presidente di Confcommercio Calabria Klaus Algieri, che ha poi aggiunto: «È insensato accanirsi contro questi settori. Se bar e ristoranti non rispettano le misure di sicurezza è giusto che vengano chiusi. Ma imporre la chiusura alle 18:00 per tutti indistintamente significa distruggere un’intera categoria, senza vantaggi per la collettività. Tuttalpiù significa ammettere di non essere in grado di fare i controlli. Siamo sicuri che i problemi quindi siano i bar e ristoranti, le palestre, le piscine? Oppure i punti critici siano altri come i trasporti pubblici? Nelle città vediamo autobus, treni, metropolitane piene di gente che non rispetta alcun tipo di regola sul distanziamento. È lì che bisogna intervenire e ancora non lo si è fatto. Ma non è tempo di fare polemica, bisogna agire subito abbattendo i cavilli burocratici e garantendo in tempi stretti i sussidi necessari alle imprese che hanno chiuso e ai loro lavoratori per non scomparire. Servono però indennizzi proporzionati alle perdite subite per mettere le aziende penalizzate dalla seconda crisi Covid nelle condizioni di superare il crollo di fatturato. Gli imprenditori di questi settori sono persone responsabili: hanno già fatto tanti sacrifici e rispettato tutte le regole e i protocolli sanitari. Ma non sono più in grado di reggere una situazione di questo genere. Basta mortificarli ulteriormente, facciamogli fare il loro lavoro».

Infine un ultimo appello da parte del Presidente Algieri: «Va ripensato l’intero sistema di gestione dell’emergenza. Basta con provvedimenti generalizzati su tutto il territorio nazionale. È giunto il momento di adottare misure territoriali che tengano conto del livello di contagio in ciascuna regione. Non trovo giusto che in Calabria, dove la situazione è sì di emergenza ma non ai livelli di altre regioni, si debba sottostare alle stesse imposizioni pur essendoci le condizioni per essere più flessibili».

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