CATANZARO Tovaglie sull’asfalto e cartelli con l’hastag #siamoaterra. Così a Catanzaro questa mattina gli operatori della ristorazione hanno manifestato la loro contrarietà al Dpcm del governo nazionale che ha disposto la chiusura dei locali dalle ore 18. Il sit-in, svolto in Piazza Prefettura nel rispetto delle misure anti Covid 19, è stato organizzato da Fipe Confcommercio: sfidando la pioggia battente, gli operatori della ristorazione – baristi, titolari di pub e ristoranti, di pasticcerie e gelaterie – hanno inscenato la loro protesta in silenzio, interrompendolo solo per cantare insieme l’inno nazionale. «Questa manifestazione – ha detto Laura Barbieri, consigliere nazionale di Fipe Confcommercio – vuole simboleggiare la situazione di grande crisi che stanno vivendo i pubblici esercizi, vuole rappresentare questo momento drammatico.
Il continuo susseguirsi di decreti con restrizioni e limitazioni ha letteralmente messo in ginocchio la ristorazione: la chiusura serale disposta domenica non è assolutamente sostenibile. Oltre agli aiuti e al sostegno che pensiamo sia dovuto alle aziende per poter sopravvivere, chiediamo di poter lavorare. I locali della ristorazione sono sicuri, perché i titolari registrano i clienti, prendono le temperature, sanificano gli spazi, non fanno più eventi all’interno, ma devono continuare a lavorare». Secondo Pietro Falbo, presidente di Confcommercio Calabria Centrale, «il Decreto Ristoro forse può bastare essere soddisfacente nelle intenzioni del presidente Conte, ma intanto c’è un dato: finora le promesse del governo sono state puntualmente disattese, e questo a fronte di una certezza, la chiusura delle attività. Conte ci ha messo la faccia, ma al momento anche il Decreto Ristoro è molto incerto. Confcommercio – ha proseguito Falbo – chiede l’immediata riapertura delle attività. E anche scientificamente provato che il contagio non avviene nei locali della ristorazione perché i ristoratori e gli esercenti hanno adottato, anche con loro fondi personali, tutte le misure anti Covid: invece ci sono altri luoghi – penso ai trasporti pubblici o ad alcune strutture pubbliche – in cui queste misure lasciano a desiderare».
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