CATANZARO «La parola è d’argento, il silenzio è d’oro. È il vecchio proverbio di buon senso sfuggito di mente alla Sicurtransport che ha deciso, con inspiegabile livore, di replicare al sindacato CSA-Cisal che aveva rivelato documenti sulla gestione della commessa della vigilanza regionale e l’avvio delle verifiche dell’Inps Calabria. Di seguito – scrive il sindacato in una nota – dimostreremo la fallacia e le contraddizioni di quanto scritto dall’azienda; in prima analisi però fa specie rilevare come la Sicurtransport se la sia presa a morte con il sindacato che sostanzialmente si è limitato a fornire, in nome della trasparenza e della tutela dei lavoratori, atti ufficiali – non smentibili – prodotti non dal sindacato bensì dal RUP (responsabile unico del procedimento), dal Dec (direttore dell’esecuzione del contratto) e dal dirigente del settore “Economato”, ossia le figure più autorevoli della Regione Calabria con cui la ditta privata è sotto contratto e che le fruttano la bellezza di 1,6 milioni di euro all’anno».
TUTTI I DOCUMENTI DELLA REGIONE NON SMENTITI DA SICURTRANSPORT Il sindacato sottolinea che non CSA-Cisal, «ma il dirigente di settore e il Dec, in data 5 agosto, hanno scritto – fra le varie criticità – di un “costante indebolimento del servizio manifestatosi con ingressi incontrollati”, aggiungendo “tali disservizi sono apparsi evidenti in coincidenza dell’assenza in Cittadella, prolungata ed immotivata, del referente aziendale per la commessa”. È stato poi il RUP, non il sindacato, a scrivere il primo ottobre che se non verrà trasmessa dall’azienda la documentazione amministrativo-contabile richiesta (peraltro già inviata a gennaio 2020), “in assenza si procederà alla sospensione dei pagamenti ed al contestuale rifiuto delle fatture”. E sono poi tutti e tre i soggetti istituzionali sopra citati, non il sindacato, che hanno firmato la nota, in data 5 ottobre, in cui è specificato: “Ai fini delle successive verifiche del corretto utilizzo dell’intervento, nell’ambito delle rispettive competenze, si comunica che: … La stessa azienda nel periodo emergenziale non ha subito alcun tipo di riduzione delle attività da parte dell’Amministrazione regionale e ha fatturato con regolarità i corrispettivi contrattuali, che, infine, nell’elenco dei lavoratori di cui all’allegato B del decreto 4997/2020 per i quali è stata autorizzato il trattamento di cassa integrazione in deroga, è incluso il personale impegnato nella commessa regionale”. E se non fosse chiaro abbastanza, non è stata né la Regione e né il sindacato, bensì la direzione regionale dell’Inps Calabria a comunicare in data 19 ottobre: “nel quadro delle attività di vigilanza documentale ed ispettiva già avviate ed al fine di procedere alle necessarie verifiche su quanto segnalato (dalla Regione) in merito alla Cassa integrazione guadagni in deroga autorizzata alla Soc. Sicutransport SpA, si richiede copia del registro delle presenze del personale dell’azienda medesima ed impegnato nella commessa regionale di cui alla citata nota, dal 30/3/2020 al 2/8/2020”. Quindi, al confuso estensore della nota della Sicurtransport che è pronto a dire che l’applicazione del CCNL, dell’orario di lavoro, delle retribuzioni e dei contributi previdenziali e assicurativi “è pienamente regolare”, aspettiamo e facciamo completare la verifica all’Inps, e poi ne riparliamo. Non perché facciamo “insinuazioni”, come dice la ditta, ma perché ci sono autorità preposte a valutare la legittimità o meno di queste condotte. Così come non vediamo l’ora di confrontarci nelle “competenti sedi giudiziarie” con la Sicurtransport. Oltre a questi elementi noti ne possiamo introdurre di altri, proprio grazie alle clamorose contraddizioni emerse dalla replica della stessa ditta».
I DOCUMENTI RICHIESTI DA GENNAIO, TRASMESSI SOLO DOPO LA NOTA DEL SINDACATO La risposta a Sicurtransport arriva con riguardo alla parte in cui «asserisce che il dovere informativo nei confronti del Committente (Regione, in questo caso) derivante dagli articoli 14 e 15 del capitolato speciale, cioè legato alla richiesta di documentazione, sia “una prassi consueta”. A parte l’infelice espressione usata, ricordiamo – giusto per rinfrescare la memoria – quanto dispone l’articolo 14: “L’aggiudicatario si obbliga a presentare, su richiesta dei preposti alla vigilanza ed a semplice richiesta della Regione tutti i documenti idonei a verificare la corretta corresponsione dei salari, nonché dei versamenti contributivi, l’assolvimento degli oneri derivanti dalle assicurazioni sociali…”. È molto strano che il Rup abbia chiesto la trasmissione di questa documentazione amministrativo contabile in data 10 gennaio e (a integrazione) il 13 gennaio 2020. Non ricevuta risposta, c’è stato il “vibrante” (sì, lo ripetiamo perché la minaccia di sospendere i pagamenti non accade alle ditte puntuali e precise) sollecito del primo ottobre che abbiamo già più volte riportato. Passati circa dieci mesi, guarda caso, l’azienda che non aveva trasmesso quei dati, lo fa soltanto nella mattinata di lunedì 26 ottobre, ossia il giorno dopo la nota del sindacato CSA-Cisal. Quindi dobbiamo dedurre che tutto questo sia “una prassi consueta”? Se non si ottempera al dovere informativo da capitolato speciale dell’appalto possiamo considerare tutto questo “normale”?»
L’AZIENDA “RUOTA” IL PERSONALE MA DIMENTICA LA “CLAUSOLA SOCIALE” DELLA COMMESSA REGIONALE Altro punto è quello in cui la Sicurtransport «ammette che le Guardie particolari giurate impiegate presso la Regione hanno svolto ore di straordinario “oltre le 40 ore settimanali per sopperire ad esigenze di servizio” e poi ammette sempre la richiesta di autorizzazione della Cig per “tutto il personale in forza alla Sicurtransport”, inclusi i lavoratori impiegati nella commessa regionale. Ammette ancora che non ha mai subito contrazioni di attività, ma che “per ragioni di solidarietà fra tutti i dipendenti” ha attivato l’indennità speciale coperta da soldi statali. Ecco, facciamo una premessa all’azienda che si è anche lanciata in sgangherate “pesature” delle varie sigle sindacali, dimenticandosi che il sindacato CSA-Cisal è orgogliosamente quella più rappresentativa nella Regione Calabria (meglio informarsi la prossima volta prima di fare figuracce). Anzi, piccola lezione di storia: in fase di redazione del capitolato d’appalto, la Regione Calabria ha inserito l’elenco dei dipendenti già coinvolti nel precedente contratto che, per effetto della “clausola sociale”, hanno conservato il diritto alla continuità del servizio anche nel nuovo contratto. La Sicurtransport non solo ha prospettato i servizi che avrebbe erogato ma anche le modalità e l’impegno ad assorbire in organico il personale uscente dal precedente contratto. Nel caso di cambiamenti, è tenuta ad avvertire la Regione Calabria. È di certo plausibile che la Guardia Giurata, funzionalmente, possa essere impiegata presso clienti diversi sino a completamento del proprio orario lavorativo. Tuttavia, la presenza della “clausola sociale” (sottoscritta dalla società) è un aspetto fondamentale e “vincolante” per l’azienda privata, quindi la commessa con la Regione è “particolare”. La possibilità che ulteriore personale possa essere, a piacimento (fatti salvi i casi di assenza e malattia), “ruotato” nel servizio con l’Ente calabrese è un’ipotesi molto azzardata. In sintesi, ogni commessa è a sé stante, ha una sua storia e non è assolutamente concepibile né attuabile un’ipotesi di “bilanciamento” tra personale impiegato in commesse diverse. La Sicurtransport è sotto contratto con un Ente pubblico e prende soldi pubblici: non è a casa sua».
LA CONTRADDIZIONE FRA “CASSA INTEGRAZIONE” E “STRAORDINARIO” NEL CONTRATTO CON LA REGIONE «E veniamo – si legge ancora nella nota di Csa-Cisal – allo strano binomio “straordinario” e “cassa integrazione”, che evidentemente presuppongo l’uno il contrario dell’altra. Sulla Cig, sembrerebbe che la Sicurtransport – nel settore della vigilanza – sia stata una delle poche a farne richiesta, mentre altre società meno blasonate non l’abbiano fatto (inclusa l’altra componente dell’Rti della commessa regionale, la Torpedine) perché attivamente impiegate sul territorio. Infatti con il Covid sono state incrementate delle attività, si pensi alla misurazione della temperatura corporea all’ingresso di varie strutture. Ma al di là di questo, l’aspetto preminente è che l’ammortizzatore sociale può essere utilizzato nei casi in cui si registrino evidenti contrazioni di attività tali da pregiudicarne i volumi sino al rischio della conservazione dei posti di lavoro. Ergo, le riduzioni devono essere reali e rilevanti, tuttavia sappiamo che la Regione, in qualità di committente, non ha mai diminuito i volumi di attività del servizio di vigilanza. Si è assistito ad un ricorso massivo di straordinario giustificato per far fronte alle assenze derivanti, anche dalla Cassa integrazione. Ed erano parecchie ore di straordinario tanto che sono arrivate le famose segnalazioni, ricordiamo, dal Rup, dal Dec e dal dirigente del settore “Economato” di cui il sindacato aveva già dato conto. Non sarebbe stato più ovvio completare i turni con il personale posto in cassa integrazione, piuttosto che ricorrere alle ore eccedenti visto che la Regione ha lasciato immutato il carico di lavoro? Invece di lamentarsi con il sindacato CSA-Cisal (che ovviamente ha chiesto conto per salvaguardare il benessere dei lavoratori) perché l’azienda non scioglie i dubbi su questa possibile anomalia? Sicurtransport ottiene lo strumento eccezionale della Cig a carico della collettività, ma allo stesso tempo eroga straordinario a bizzeffe pur non avendo ridotto l’attività in Regione».
I SALVATORI DEL POPOLO A 1,6 MILIONI ALL’ANNO Ritiene inoltre Cisal «assai deludente» la parte finale delle affermazioni di Sicurtransport. «Dove la ditta pretenderebbe quasi un ringraziamento per fare (legittimamente, per carità) affari nel settore della vigilanza. E se per i lavori con i privati nessuna questione, la fiaba di “Salvatori del popolo” nella commessa regionale non regge affatto. Semmai l’azienda dovrà sempre ringraziare l’ente Regione per l’opportunità che gli ha offerto attraverso l’espletamento del servizio nelle sedi istituzionali. Un contratto di tutto rispetto e, fra i servizi, uno dei più remunerati (1,6 milioni all’anno). L’aver rilevato 120 lavoratori non è assolutamente da intendersi quale favore ma un preciso obbligo di legge a cui codesta società si è dovuta adeguare senza potere alcuna alternativa. È sempre quella famosa “clausola sociale” che la ditta privata tende a rimuovere dalla mente. Ma c’è. Come ci sarà sempre il sindacato CSA-Cisal che ha sollevato dubbi e perplessità, carte alla mano, trattandosi di un affidamento pubblico. Ripetiamo che il CSA-Cisal è il sindacato più rappresentativo della Regione, quindi non solo tuteliamo i suoi dipendenti ma anche l’interesse pubblico, che in questo caso corrisponde anche alla legittimità della procedura amministrativa essendoci in ballo risorse dei contribuenti. Le minacce non ci fanno paura, soprattutto sapendo che stiamo preservando i principi di legalità e tutela delle garanzie dei lavoratori. E questo lo diciamo in maniera “vibrante”. Abbiamo detto tutto quanto necessario per fare chiarezza sulla vicenda della vigilanza regionale. Non tocca a noi, bensì alle autorità competenti effettuare le conseguenti verifiche e approfondimenti».
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