COSENZA Da qualche anno un gruppo di ricerca formato da scienziati dell’Università della Calabria e dell’Università di Catania, si occupa della caratterizzazione delle rocce verdi presenti in Calabria e in Basilicata. In molti comuni di queste due regioni, sono presenti rocce che contengono minerali dell’amianto quali crisotilo, tremolite e actinolite. Purtroppo, questi minerali sono pericolosi per la salute umana e per questo motivo sono stati banditi dalla legge. Tuttavia, secondo il Registro Nazionale Italiano dei Mesoteliomi, nella Regione Calabria tra il 1993 e il 2015 sono stati registrati 70 decessi per mesotelioma, causati da lavoro e esposizione ambientale ai minerali di amianto, confermando così la presenza di amianto nell’ambiente. «A questo proposito, utilissimi sono stati i casi riportati di animali come capre, pecore e cinghiali che vivono nei pressi di cave dismesse diffuse nel territorio della Calabria, riscontrando l’amianto-tremolite nel loro tessuto polmonare. Recentemente, alcuni autori hanno descritto un caso di mesotelioma peritoneale maligno causato dall’esposizione all’amianto naturale (crisotilo e tremolite/actinolite) in un cinghiale che vive vicino agli affioramenti delle rocce amiantifere calabresi, dimostrando così una stretta relazione tra la neoplasia e l’esposizione alla presenza di amianto naturale nella Regione Calabria – spiegano i ricercatori Andrea Bloise e Rosalda Punturo -. Inoltre, un altro aspetto da considerare e che esiste una forte evidenza di una relazione tra cancro del polmone ed elementi potenzialmente tossici (PTE) presenti nell’amianto, quali ad esempio Cromo e Nichel». In un recente lavoro i ricercatori delle due Università hanno confrontato le quantità di PTE contenute nei minerali amiantiferi della Calabria, determinando quali elementi possono contribuire alla patogenicità dell’amianto. I risultati ottenuti dal gruppo di ricerca dell’Università della Calabria e di Catania possono essere utilizzati per condurre valutazioni del rischio sulla popolazione derivante dall’ esposizione dell’amianto presente in Natura. «Riteniamo – continuano i due autori – che è essenziale studiare i minerali di amianto dal punto di vista sia scientifico che giuridico, soprattutto per i funzionari della sanità pubblica che implementano politiche di salute e sicurezza sul lavoro, al fine di salvaguardare la salute dei lavoratori (ad esempio, scavi di cave, cantieri stradali, costruzioni civili, pietre da costruzione). Ad esempio, quando si progettano nuove autostrade e insediamenti umani, gli amministratori locali dovrebbero prendere in considerazione i dati ottenuti in questo studio con l’obiettivo di ridurre il rischio di malattie legate all’amianto.
Poiché la legge italiana (DM 18/03 / 2003) richiede di produrre una cartografia tematica che riporti la presenza naturale di amianto nelle rocce, a nostro parere le istituzioni (a livello locale, regionale e nazionale) dovrebbero attivarsi in tal senso e in modo da fornire alla popolazione tutte le informazioni possibili sulle aree in cui affiorano le rocce verdi sospette di contenere amianto naturale, ed attuare al contempo misure di controllo per garantire la salute pubblica e limitare le esposizioni».
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