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“Testa del Serpente”, in 15 vengono rinviati a giudizio e 7 scelgono l’abbreviato

Il gup di Catanzaro definisce le posizioni processuali dei 22 indagati coinvolti nell’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e che riguarda i presunti affiliati alle cosche di Cosenza degli “Zin…

Pubblicato il: 11/12/2020 – 18:04
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“Testa del Serpente”, in 15 vengono rinviati a giudizio e 7 scelgono l’abbreviato
CATANZARO In quindici sono stati rinviati a giudizio, mentre gli altri sette dei ventidue destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari (qui la notizia) per l’inchiesta “Testa di Serpente” coordinata dalla Dda di Catanzaro, hanno scelto il rito abbreviato. Questo è l’esito dell’ultima udienza preliminare che si è svolta dinnanzi al tribunale di Catanzaro e celebrata nei confronti di soggetti che gli inquirenti ritengono appartenenti alle consorterie criminali operanti all’interno della città di Cosenza. Hanno scelto il rito abbreviato: Roberto Porcaro, Abbruzzese Celestino, Danilo Turboli, Dario Brancaleone, Carlo Drago, Antonio Colasuonno, Andrea D’Elia. Per loro, il giudice ha calendarizzato due udienze: la prima il 12 febbraio e a seguire il prossimo 14 aprile, data nella quale il giudice scioglierà le riserve decidendo le eventuali responsabilità penali degli imputati. Il rito ordinario che inizierà il prossimo 22 gennaio dinnanzi alla Corte d’Assise del tribunale di Cosenza è stato invece optato da: Antonio, Franco, luigi, Marco e Nicola Abbruzese, Claudio Alushi, Adamo Attento, Antonio Bevilacqua, Giovanni Drago, Pasquale Germano, Francesco Casella, Andrea Greco, Domenico Iaccino, Antonio Marotta, Alberto Turboli. Il collegio difensivo è composto tra gli altri, dagli avvocati: Francesco Boccia, Antonio Quintieri, Chiara Penna, Gianluca Acciardi, Cristian Cristiano, Filippo Cinnante, Giorgia Greco, Paolo Pisani, Cesare Badolato e Gaetano Bernaudo. LE ACCUSE Al centro dell’inchiesta che riguarda il gruppo degli “Italiani” e quelli degli “Zingari” le rivelazioni dei collaboratori di giustizia hanno messo al centro l’omicidio di Luca Bruni, fratello di Michele (scomparso prematuramente) designato come capo dell’omonima famiglia e fatto fuori perché si ritenesse potesse iniziare a collaborare con la giustizia. Oltre all’ultimo delitto eccellente di ‘ndrangheta nel territorio cosentino ci sono anche le lesioni causate dalla gambizzazione di Marco Abbruzzese, nel pieno centro storico di Cosenza. Il reato viene configurato dagli investigatori in un regolamento di conti per questioni di affari illeciti relativi allo spaccio di sostanza stupefacente nel centro storico di Cosenza. Un cospicuo numeri di capi di imputazione riguardano invece gli episodi di estorsione, usura, detenzioni di armi e spaccio di sostanza stupefacente. Sono quest’ultime il vero core business della mala cosentina che le forze dell’ordine che hanno eseguito l’operazione ritengono essere i canali di approvvigionamento di guadagni illeciti.
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