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«La sanità immutabile e le foto shock dell'ospedale di Locri»
di Saverio F. Regasto*
Pubblicato il: 16/12/2020 – 15:32
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In questi mesi, da osservatore attento e disinteressato, ho avuto modo di conoscere (e, per certi aspetti, approfondire) le drammatiche questioni del sistema sanitario calabrese, passato, come per altri significativi settori, dalla gestione ordinaria della Regione Calabria, a quelle commissariali, non senza aver subito anche provvedimenti di scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata. Un quadro francamente desolante che i calabresi non meritano, fatto di passarelle politiche, rimpalli di responsabilità (è colpa della politica… Il Commissariamento ha prodotto solo danni, ecc.), cattiva gestione e ripetuti interventi della magistratura (Gratteri e Bombardieri in primis) con i quali si cerca di arginare, per quanto possibile, la criminalità organizzata (che ha da tempo messo le mani sulla sanità), la corruzione e l’illegalità diffusa che permeano, purtroppo, i gruppi dirigenti di quel territorio (non v’è giorno, purtroppo, che questa Testata giornalistica non pubblichi pessime notizie aventi come protagonisti la “nuova classe dirigente” che, buona figlia di quella “vecchia” ha imparato molto presto le tecniche illegali di acquisizione del consenso elettorale in una regione che è colma di bisogni primari che se non soddisfatti dal “pubblico” possono facilmente diventare appannaggio di una criminalità scaltra, intelligente e, soprattutto, lungimirante.
Ritenere le responsabilità “cosa altra” rispetto alle proprie scelte o, peggio, additare “lo straniero” (in questo caso i vari commissari che si sono succeduti) come unici protagonisti in negativo della sciagura della sanità calabrese, è meccanismo psicologico semplice, talvolta naturale, che tuttavia rappresenta il maggior limite del popolo calabrese, troppe volte pervaso da tale e tanto fatalismo da non riuscire a scrollarsi di dosso quel senso di atavica impotenza che tanti gravi danni ha creato nel recente passato.
Poi hai la possibilità di guardare, attonito, alcuni scatti fotografici che ritraggono l’Ospedale di Locri, solo nella sua parte esteriore, per fortuna, e hai immediatamente conferma che tutto è cambiato (classe politica, dirigenti regionali, ecc.) perché nulla sia cambiato, nonostante gli appelli accorati alla legalità, alla trasparenza, alla competenza. Le foto sono allegate e ritraggono, secondo l’autorevole parere di tecnici (mi piace ricordarli come miei compagni di studi nell’Università della Calabria), un disastro costruttivo fra il primo e il secondo piano dell’edificio che non ha eguali neppure nei Paesi del Terzo Mondo! Infatti, mi dicono, uno degli errori più macroscopici è rappresentato dall’assenza totale di continuità di armatura nei nodi (in termini non tecnici, fra primo e secondo piano i ferri non sono collegati fra loro) che rende la struttura estremamente vulnerabile non solo in caso di sisma di lieve entità (e in Calabria, purtroppo, non ci sono solo quelli), ma persino dall’azione caratteristica del vento, perché, mi ha spiegato un collega bresciano esperto della materia, il secondo piano dell’edificio è praticamente poggiato sul primo e si tiene esclusivamente grazie al suo peso.
Qualcuno ha realizzato, altro ha diretto lavori, altro ancora ha collaudato l’opera, nel più assordante dei silenzi. Dove erano le classi dirigenti regionali, quelle nazionali, le strutture commissariali, i generali, i prefetti e anche tutti questi tromboni che a destra e a manca discettano della inutilità dei commissari in Calabria al solo fine di sgomitare un po’ per avere uno spazio (politico o di consulenza) nella prossima legislatura regionale?
Esiste ancora la possibilità di perseguire gli illustri tecnici che in una fantastica catena di comando illegale hanno consentito tutto ciò?
La Calabria ha bisogno di una imprenditoria sana, sostenuta da una magistratura illuminata ma integerrima e da una classe politica che faccia di trasparenza, merito e legalità gli imperativi categorici di una nuova “rivoluzione sociale e culturale”. Sì, è proprio vero, in Calabria trasparenza, merito e legalità sono concetti ancora rivoluzionari!
*Università degli Studi di Brescia
Poi hai la possibilità di guardare, attonito, alcuni scatti fotografici che ritraggono l’Ospedale di Locri, solo nella sua parte esteriore, per fortuna, e hai immediatamente conferma che tutto è cambiato (classe politica, dirigenti regionali, ecc.) perché nulla sia cambiato, nonostante gli appelli accorati alla legalità, alla trasparenza, alla competenza. Le foto sono allegate e ritraggono, secondo l’autorevole parere di tecnici (mi piace ricordarli come miei compagni di studi nell’Università della Calabria), un disastro costruttivo fra il primo e il secondo piano dell’edificio che non ha eguali neppure nei Paesi del Terzo Mondo! Infatti, mi dicono, uno degli errori più macroscopici è rappresentato dall’assenza totale di continuità di armatura nei nodi (in termini non tecnici, fra primo e secondo piano i ferri non sono collegati fra loro) che rende la struttura estremamente vulnerabile non solo in caso di sisma di lieve entità (e in Calabria, purtroppo, non ci sono solo quelli), ma persino dall’azione caratteristica del vento, perché, mi ha spiegato un collega bresciano esperto della materia, il secondo piano dell’edificio è praticamente poggiato sul primo e si tiene esclusivamente grazie al suo peso.
Qualcuno ha realizzato, altro ha diretto lavori, altro ancora ha collaudato l’opera, nel più assordante dei silenzi. Dove erano le classi dirigenti regionali, quelle nazionali, le strutture commissariali, i generali, i prefetti e anche tutti questi tromboni che a destra e a manca discettano della inutilità dei commissari in Calabria al solo fine di sgomitare un po’ per avere uno spazio (politico o di consulenza) nella prossima legislatura regionale?
Esiste ancora la possibilità di perseguire gli illustri tecnici che in una fantastica catena di comando illegale hanno consentito tutto ciò?
La Calabria ha bisogno di una imprenditoria sana, sostenuta da una magistratura illuminata ma integerrima e da una classe politica che faccia di trasparenza, merito e legalità gli imperativi categorici di una nuova “rivoluzione sociale e culturale”. Sì, è proprio vero, in Calabria trasparenza, merito e legalità sono concetti ancora rivoluzionari!
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