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Denaro a un giudice per scarcerare ‘ndranghetisti: l’avvocato Veneto sceglie l’abbreviato

Gli imputati sono accusati di aver contribuito alla corruzione del defunto giudice Giancarlo Giusti per favorire la scarcerazione di tre componenti del clan Bellocco

Pubblicato il: 20/01/2021 – 18:27
Denaro a un giudice per scarcerare ‘ndranghetisti: l’avvocato Veneto sceglie l’abbreviato

di Alessia Truzzolillo
CATANZARO
Hanno optato per rito abbreviato, questa mattina, davanti al al giudice per l’udienza preliminare Matteo Ferrante, tre degli gli imputati accusati, a vario titolo di corruzione in atti giudiziari aggravata dal metodo mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa.
Hanno scelto il rito alternativo l’avvocato Armando Veneto (ex deputato ed ex parlamentare europeo dell’Udeur, già sindaco di Palmi con il Partito popolare), Domenico Bellocco, alias “Micu u longu”, e Vincenzo Albanese. Per loro il processo è stato rinviato per la discussione del pm Chiara Bonfadini, al prossimo 23 giugno.
Prosegue, invece, l’udienza preliminare per Giuseppe Consiglio, Vincenzo Puntoriero e Gregorio Puntoriero e Rosario Marcellino per il prossimo 19 febbraio il gup deciderà sul rinvio a giudizio.
LA VICENDA I fatti risalgono al 2009 e nelle indagini compare la figura del giudice Giancarlo Giusti (morto suicida a marzo del 2015) che, stando alla ricostruzione dei fatti, in qualità di magistrato componente del collegio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, nell’udienza del 27 agosto 2009, annullò l’ordinanza di carcerazione emessa dal gip nei confronti dei componenti della cosca Bellocco (arrestati nel corso dell’operazione “Rosarno è nostra 2”) dai quali riceveva, in cambio del provvedimento favorevole emesso nei loro confronti, 120 mila euro (40mila euro ciascuno) dai tre indagati favoriti, indagati specificamente individuati in Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco classe 77 (giudicati separatamente). A fare da intermediari sarebbero stati l’avvocato Armando Veneto, Gregorio Puntoriero, Vincenzo Puntoriero. Secondo l’accusa di concorso esterno gli indagati Armando Veneto, Vincenzo Puntoriero, Gregorio Puntoriero, Vincenzo Albanese, Giuseppe Consiglio, Rosario Marcellino avrebbero favorito la cosca Bellocco di Reggio Calabria ponendosi quale trait d’union tra la cosca e il giudice del Riesame con conseguente scarcerazione di tre di essi, collocati ai vertici del sodalizio, contribuendo «a garantire la prosecuzione della vita dell’associazione di ‘ndrangheta ed in particolare della cosca Bellocco, per poter riaffermare e rafforzare il potere della stessa attraverso la ripresa operativa sul territorio dei ruoli che ciascuno dei tre soggetti posti in libertà vi ricopriva, con inevitabile vantaggio della associazione mafiosa, peraltro in un frangente di particolare fibrillazione interna al sodalizio criminale, determinato dall’intervento repressivo dell’autorità giudiziaria, volto ad arrestare l’agire contra legem dei sodali della cosca, funzionale al raggiungimento degli scopi associativi della cosca stessa». Nel collegio difensivo gli avvocati Clara Veneto, Vincenzo Cicino, Salvatore Staiano, Giuseppe Milicia, Letterio Rositano, Gianfranco Giunta e Antonio Cavo.

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