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Un bar di Scalea ospitava gli incontri della loggia segreta

I tre indagati a cui la Procura di Paola contesta la violazione della legge Anselmi tenevano le riunioni in un bar del centro nel tirreno cosentino. Chiesto il sequestro dei locali e del materiale in…

Pubblicato il: 28/01/2021 – 10:55
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Un bar di Scalea ospitava gli incontri della loggia segreta
di Fabio Benincasa SCALEA Una loggia segreta avrebbe gestito alcune gare d’appalto nell’Alto Tirreno calabrese fino a spingersi anche nella vicina Basilicata, nel comune di Moliterno. Nelle carte dell’inchiesta aperta dalla Procura di Paola guidata da Pierpaolo Bruni emergono inquietanti dettagli sul modus operandi utilizzato da «promotori e appartenenti ad un’associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di reati contro la pubblica amministrazione» (QUI LA NOTIZIA). Appalti pilotati, truccati e indirizzati ad imprese amiche e compiacenti e le offerte venivano concordate a tavolino. A decidere sorti e valore economico delle gare era – secondo quanto emerso dalle carte dell’inchiesta – la regia occulta di una loggia segreta scoperta dagli investigatori che a tre indagati hanno contestato la violazione della legge Anselmi. Luigi Cristofaro, Francesco Arcuri e Donato Vincenzo Rosa sarebbero – sempre secondo l’accusa – i membri dell’associazione che teneva segreti nomi, soci e attività. LE RIUNIONI AL BAR Per rimanere nell’ombra era necessario muoversi con la massima prudenza. E per questo gli incontri non erano mai alla luce del sole. Donato Vincenzo Rosa «conoscente e legato ad altri indagati» apriva le porte del suo «bar di Scalea per permettere a Cristofaro e Arcuri di incontrarsi» e discutere lontano da occhi indiscreti. La Procura vuole vederci chiaro e per questo motivo ha chiesto il sequestro dei locali, convinta della possibilità di rinvenire all’interno anche «dispositivi informatici e documenti cartacei e digitali» utili alle indagini (tablet, smartphone, telefoni, chat, mail, WhatsApp e faldoni). PERQUISIZIONI La Procura di Paola ha chiesto anche di poter perquisire gli «immobili e tutte le proprietà riconducibili agli indagati», oltre a tutto il materiale informatico e cartaceo nella loro disponibilità. In merito alla richiesta di sequestro e perquisizione, è arrivata la nota del sindaco di Moliterno, Antonio Rubino che esclude qualsiasi azione della magistratura nel suo comune. «Non sono stati effettuati sequestri e perquisizioni presso il Comune di Moliterno. Tale notizia – aggiunge il sindaco Rubino – ha destato allarme nella comunità». (redazione@corrierecal.it)
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