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«Da San Giovanni in Fiore una prova di responsabilità»

Ieri il Consiglio comunale di San Giovanni in Fiore ha approvato una proposta di rilancio dell’assistenza ospedaliera e territoriale nell’area silana. Maggioranza e opposizione si sono ritrovate, …

Pubblicato il: 19/02/2021 – 10:08
di Rosaria Succurro*
«Da San Giovanni in Fiore una prova di responsabilità»

Ieri il Consiglio comunale di San Giovanni in Fiore ha approvato una proposta di rilancio dell’assistenza ospedaliera e territoriale nell’area silana. Maggioranza e opposizione si sono ritrovate, hanno elaborato insieme il documento, l’hanno condiviso con le forze sindacali e hanno ascoltato le sollecitazioni della società civile.  Mi sembra un inizio promettente, una prova di responsabilità e buon senso da parte di tutti. Mi pare, inoltre, il segno di una volontà comune di cambiamento: di mentalità, metodo e prospettiva. Troppo spesso in Calabria abbiamo subito la logica del «divide et impera», cedendo alle visioni e agli obiettivi di parte, perdendo di vista le necessità e le ragioni dei territori, le pesanti diseguaglianze prodotte da un regionalismo che negli anni non abbiamo saputo interpretare e orientare a favore della comunità. E ci siamo consolati con una narrazione autoassolutoria. Infatti abbiamo cercato quasi sempre all’esterno – a Roma, nelle sedi dell’Ue o nell’antistato – le cause della diffusa inadeguatezza dei servizi, della depressione economica, del precariato, dell’illegalità da sconfiggere alle nostre latitudini.  Ciò non ci ha permesso di guardare a fondo la realtà, di provare a cambiarla dall’interno della Calabria, di discutere nel merito di problemi e soluzioni, di confrontarci sui bisogni immediati come sui progetti per il futuro, di scommettere sulle nostre intelligenze, sulle nostre energie morali, civili e sociali. Non solo, a lungo si è imposta – non soltanto in ambito virtuale – una cultura del sospetto e dell’odio, della sfiducia e della delegittimazione verso la politica; un’irrazionale lotta tra pari che ha contribuito alla perdita di credibilità della Calabria e dei calabresi, che ancora subiscono stereotipi vecchi quanto insulsi e dannosi. Questo tipo di scontro alimenta l’idea di una Calabria immatura e perduta, si veda il giudizio di Augias, perché all’esterno ne proietta un’immagine negativa, sbagliata, un marchio che a seconda dei casi (di cronaca) genera paura, allontanamento, ribrezzo, rifiuto. Così diventa davvero difficile, «sviluppare – per riprendere il discorso del presidente Draghi in Senato – la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali (…) per generare reddito, creare lavoro, investire (cioè assalire, nda) il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne». Allora servono esempi di discussione, coesione, organizzazione. Occorre, insomma, tornare alla politica come luogo delle analisi e delle risposte, non più della volgarità, del livore e della distrazione di massa. In particolare, sulla sanità calabrese non possono esserci fratture politiche e desideri di conquista, che fino a qui hanno favorito forme di colonizzazione contabile, organizzativa e gestionale. L’ultima «legge Calabria ha creato un ulteriore, ad oggi poco incisivo, accentramento di poteri rispetto alla riorganizzazione del Ssr, tuttavia senza prevedere strumenti di migliore contrasto della pandemia. E, circa gli investimenti dedicati all’edilizia ospedaliera, ha affidato a Invitalia una responsabilità che andrebbe ridiscussa, anche alla luce del nuovo assetto di governo e delle priorità, per il Mezzogiorno, che il presidente del Consiglio ha già esternato, sia pure in maniera generica. «Per riuscire a spendere e spendere bene, utilizzando gli investimenti dedicati dal Next Generation Eu occorre irrobustire – ha detto Draghi – le amministrazioni meridionali, anche guardando con attenzione all’esperienza di un passato che spesso ha deluso la speranza».Intanto la politica, partendo dal territorio, può produrre le “vitamine” per rinforzare le amministrazioni meridionali con un indirizzo unanime, rivolto anche alle ultime generazioni, alle competenze, ai meriti. Ancora, da Reggio a Cosenza la sanità calabrese deve fare i conti con un sistema che, di là dai possibili risvolti penali, di fatto non è riuscito a organizzare i servizi con i fondi disponibili, né a contenere gli sprechi, a indirizzare le risorse verso il potenziamento dell’assistenza territoriale, la prevenzione e la qualità delle cure. Da San Giovanni in Fiore abbiamo voluto dare un segnale. Nell’unità, non solo della politica, abbiamo provato a significare che i territori hanno specificità ed esigenze che non possono essere più ignorate, diritti irrinunciabili, richieste che meritano risposte concrete ed efficaci. Andremo avanti su questa strada, anche coinvolgendo i Comuni vicini e gli altri con ospedali montani: Acri, Soveria Mannelli e Serra San Bruno. È il tempo della consapevolezza, del senso di comunità, del riscatto collettivo.
*Sindaco di San Giovanni in Fiore

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