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Sanità, l’ex commissario si “proponeva” a Spirlì: «Serve un Massimo Scura?»

Intercettazioni inedite nell’inchiesta “Sistema Cosenza”. «Voglio tornare a dare una mano per rimettere in piedi la Calabria». Il caso dei 40 milioni “nascosti” dalle Asp. «C’è un mare di polvere s…

Pubblicato il: 14/05/2021 – 17:30
di Fabio Benincasa
Sanità, l’ex commissario si “proponeva” a Spirlì: «Serve un Massimo Scura?»

COSENZA «Le indagini sono partite due anni fa. Abbiamo scoperchiato il vaso di pandora e siamo solo all’inizio». Il procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo, aveva aperto così la conferenza stampa convocata per fornire i dettagli dell’inchiesta denominata “Sistema Cosenza”, annunciando investigazioni ancora in corso e molto complesse. Una dichiarazione che faceva presagire nuovi ed inquietanti sviluppi sul caso dei bilanci taroccati all’Asp di Cosenza. Le intercettazioni nei confronti di alcuni indagati sono proseguite disvelando elementi utili ai fini investigativi. L’ex commissario ad acta Massimo Scura viene intercettato il 12 marzo mentre chiacchiera al telefono con un dirigente regionale. L’ingegnere si lascia andare a delle considerazioni sugli uomini chiamati a governare la sanità calabrese e tenta di rientrare in Calabria con un ruolo da sub commissario. «Senti una cosa. Non so se può essere interessante a Spirlì avere come collaboratore insieme a te, o in qualche maniera, un certo Massimo Scura». Il dirigente glissa e Scura rincara la dose. «Dopo che ho letto che Scaffidi è andato a… mi sono reso contro che Longo – che ha nominato Scaffidi dietro spinte pentastellate – secondo me deve avere una squadra forte, se ci mettiamo tutti: io, tu, Fratto, Ferrari, può darsi che riusciamo parlando con Longo a rimettere in piedi la Calabria, prima che tutto vada a…».

«Il ministero ha il piglio della negatività»

Massimo Scura preme per tornare in Calabria e discute della difficile situazione della sanità anche con Vincenzo Ferrari, dirigente di settore della Regione Calabria. Che svela all’ingegnere i dettagli di un colloquio con il commissario Guido Longo: «Mi ha detto che è solo perché non ha sub commissari, non ha struttura di supporto ed è anche delegato Covid». Scura prende la palla al balzo e incalza Ferrari: «Tu gliel’hai detto hai pensato a Scura?», «io gliel’ho detto Massimo – risponde il dirigente – ma mi ha detto si aspetta che lo chiamo dopo che mi ha attaccato?». Scura ammette di aver rilasciato dichiarazioni forti nei confronti di Longo, ma poi ritorna a bomba sul suo ritorno in Calabria: «tu mi conosci, gli posso garantire un certo numero di ore ad un certo livello di competenza e un certo numero di risultati, lui non sa manco dove mettere…lui non sa neanche cosa sono i Lea». Ferrari tenta una timida difesa del commissario in carica e sottolinea, come a parer suo, «il Ministero ha il piglio della negatività, loro devono tracciare tutto come negativo». Secondo Ferrari, la sanità in Calabria è condannata a rimanere impantanata nelle sabbie mobili «fino a quando non fai i bilanci delle Asp di Reggio e Cosenza, i privati ci sguazzano, gli aggressori delle casse sanno che gli uffici legali non li fai, non li strutturi, questi scialacquano in questa situazione». Massimo Scura concorda con l’analisi del suo interlocutore e prima di salutarlo gli ricorda, ancora una volta, di parlare con Longo: «Devi dirgli che Scura ha la necessità di tornare a dare una mano perché non può accettare che la Calabria sia abbandonata in questa maniera, la sanità calabrese».

I quaranta milioni “nascosti” dalle Asp

Nel corso della nuova attività tecnica emergono altre captazioni tra gli indagati. Il 2 marzo 2021, Scura chiama Ferrari e parlano di «quaranta milioni di euro nascosti dalle aziende sanitarie, nel 2016 (bilancio 2015) su indicazione di “qualcuno” della “struttura commissariale”». E’ Scura a portare come esempio l’Azienda Pugliese-Ciaccio di Catanzaro che da sola «aveva imboscato tredici milioni di euro» e quando ha chiesto spiegazioni gli è stato risposto che «la struttura commissariale ci aveva detto che potevamo, dovevamo metterli, nasconderli insomma». Anche Ferrari dimostra di essere a conoscenza di quanto riferito da Scura, quando sostiene che nel 2016 «sono arrivate le sopravvenienze di due anni prima ed è stato chiesto alle aziende perché non erano state rilevate l’anno precedente, qualche azienda rispose: perché qualcuno mi ha detto di fare così!». La situazione, per chi indaga, assume un contesto ancor più allarmante perché Massimo Scura risponde a Vincenzo Ferrari dimostrando di avere piena consapevolezza che «era stato imboscato un mare e mezzo di polvere sotto il tappeto». L’ex commissario ad acta si lascia andare ad una lunga confessione: «sono arrivato nel 2015, quando siamo andati a discutere del bilancio 2015, a luglio 2016, siamo andati a Roma da “Peppino” e “Peppino” dice: dobbiamo scrivere un numero che sia inferiore a quello dell’anno scorso per far vedere che siamo bravi». «Sotto le pressioni di Peppino – aggiunge Scura – ho detto: tanto o 50 o 55 cambia poco la perdita… io vorrei sapere come hanno fatto a ottobre 2013 che era 30… non l’ho mai capito». In merito a “Peppino”, gli investigatori non sono in grado di identificarlo con esattezza. Il finale della conversazione è significativo e vede ancora protagonista Scura che in merito al bilancio, sostiene: «non è quello che approvi dopo aver fatto l’istruttoria. E’ quello che viene sancito a Roma. A Roma si stabilisce se quel risultato è coperto dalla fiscalità regionale oppure no. Questo è il punto…».

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