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l’inchiesta pneus

«Lo faccio saltare in aria». Le intimidazioni e i pagamenti (anche in mattoni) al gruppo Felicetta

Imprenditori vittime di richieste sempre più pressanti, fino all’incendio dei mezzi. Il controllo asfissiante di Amaroni, Squillace e Borgia

Pubblicato il: 15/06/2021 – 7:47
di Giorgio Curcio
«Lo faccio saltare in aria». Le intimidazioni e i pagamenti (anche in mattoni) al gruppo Felicetta

CATANZARO «Di’ a quello di mettersi a posto». Un messaggio intimidatorio ed inequivocabile, recapitato al diretto interessato per ribadire il controllo criminale del territorio. Il mittente è Gennaro Felicetta, per gli inquirenti esponente della cosca di ‘ndrangheta Bruno di Vallefiorita, mentre il destinatario è il titolare di un’azienda di Bivongi, impegnata lo scorso anno nei lavori di scavo e installazione, ad Amaroni, di cavi elettrici appaltati dall’Enel. Il tramite è, suo malgrado, un altro imprenditore edile, proprietario anche di un container adibito ad ufficio nei pressi del cantiere. Sono i primi giorni di febbraio del 2020 e, solo qualche giorno dopo, lo stesso container sarebbe stato distrutto da un incendio di chiara matrice dolosa.

L’operazione “Pneus”

Per gli inquirenti si tratta evidentemente di una lunga serie di atti e minacce mirate ad ottenere il pagamento del “pizzo”, con episodi denunciati e documentati e che hanno permesso di portare a termine l’operazione “Pneus”, condotta dai Carabinieri e coordinata dalla Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri. Attraverso l’ordinanza firmata dal gip, Alfredo Ferraro, sono state condotte in carcere due persone, Gennaro Felicetta, classe ’92, e Danilo Vitellio, cl. ’79 mentre sono stati disposti i domiciliari per Fabrizio Olivadoti, cl. ’83.

Pneus

Le prime intimidazioni

Una tesi accusatoria ricostruita anche grazie alla denuncia querela presentata, il 26 febbraio, dallo stesso imprenditore proprio in occasione dell’incendio. È in questa circostanza che il titolare dell’azienda di Bivongi spiega alle forze dell’ordine di aver ricevuto un’altra minaccia solo qualche giorno prima, il 24 febbraio 2020. In quell’occasione, infatti, un’auto scura con a bordo due uomini (uno di loro era proprio Felicetta), ha raggiunto il cantiere, con il passeggero dell’auto che gli ha chiesto, con fare da malavitoso, “come mai ancora non si fosse messo a posto” ma anche per quale motivo i mezzi del cantiere erano ancora parcheggiati negli spazi dell’altro imprenditore. Le intimidazioni e le minacce non si placano e, il 13 maggio 2020, l’imprenditore – ha poi riferito agli inquirenti – ritrova presso il piazzale antistante la sua azienda cartucce d’arma da fuoco legate fra loro, ricollegando l’episodio alle richieste estorsive ricevute nei mesi precedenti.  

Il “regalo” da mille euro per la “tranquillità ambientale”

«Meglio che vai (…) hai visto mai che lui ti fa qualche danno». L’attività investigativa ha inoltre permesso di risalire ad un altro episodio, significativo per ricostruire anche cronologicamente l’attività intimidatoria di Gennaro Felicetta, questa volta in concorso con Danilo Vitiello. È proprio quest’ultimo – è riportato nell’ordinanza del gip – a farsi “portavoce” delle minacce di Felicetta all’imprenditore, costringendolo a consegnargli un “regalo in denaro per lavori pregressi” pari inizialmente a 1.000 euro ma solo a titolo di acconto sulla maggiore somma richiesta pari al 5% del valore del singolo appalto. I due Vitellio-Felicetta, inoltre, agivano secondo gli inquirenti sulla scorta del binomio “buono-cattivo”. Da una parte, infatti, Vitellio simulava di essere un semplice latore dei messaggi di Felicetta, le “imbasciate”, mostrandosi più disponibile al dialogo, dall’altro lo stesso Felicetta restava fermo sulle sue richieste, sostenendo di rivolgersi per il tramite di intermediari per accrescere i timori nei confronti della vittima.

Pneus

Consegnati 1.400 mattoni

Soldi, ma non solo. Ci sono altri due episodi di estorsione – documentati dagli inquirenti – in cui la vittima è stata costretta a consegnare in totale 1.400 mattoni, sempre su richiesta di Vitellio per Felicetta e con la minaccia, sempre implicita, di poter passare ad atti violenti di ritorsione. Vitellio, infatti, aveva spiegato all’imprenditore quanto Felicetta fosse rimasto “deluso” dai mille euro consegnati, ritenuti insufficienti. E così, attraverso una formale convocazione nell’azienda di Felicetta, la vittima subiva in seguito una “richiesta” di consegna dei mattoni, senza aggiungere né la data né il luogo di consegna, facendo intendere inequivocabilmente che si trattava di un “regalo”. L’imprenditore, inoltre, in un altro episodio è stato costretto a consegnare a Felicetta anche dieci pannelli coibentati dal valore complessivo di 1.500 euro. Ad inchiodare gli indagati sono le immagini di videosorveglianza che inquadrano anche Olivadoti – finito ai domiciliari – prelevare i pannelli, posizionarli sul furgone e portarli via. 

Il controllo del territorio di Felicetta

Dall’inchiesta è emerso come di fatto, Gennaro Felicetta, considerasse “suo” il territorio. Era lui, insieme a Vitellio, a minacciare chi prendeva iniziative imprenditoriali nel territorio di sua competenza, senza ovviamente il suo permesso. E in un caso, lo stesso imprenditore vittima delle ingerenze di Felicetta, era stato minacciato di non svolgere più un lavoro eseguito nella zona tra Amaroni e Vallefiorita con un’altra ditta di scavi. Pena “iniziative criminose” non specificate e disinnescate, in apparenza, da Vitellio. «Gennaro ha detto di non permetterti di fare senza che glielo dici». 

Pneus

«Quello dell’Enel non è venuto»

Tra le vittime del gruppo guidato da Gennaro Felicetta ci sono altri imprenditori. Come i proprietari di un’altra azienda delegata all’esecuzione di lavori di potenziamento della linea elettrica per conto dell’Enel, con la minaccia di mettere in atto ritorsioni e danneggiamenti al cantiere o ai mezzi. Ed effettivamente la ditta subisce due atti intimidatori, l’11 settembre 2020 e il 9 novembre, prima con l’incendio di tubi in pvc, poi con la tranciatura dei cavi. Sono le intercettazioni di una conversazione del 28 novembre 2020 tra Felicetta, Vitellio e Francesco Bongarzone (tra gli indagati), nella quale facevano riferimento proprio alla richiesta di denaro. «Quello dell’Enel non è venuto» dice Vitellio a Felicetta, che risponde: «Ha detto che lo portava». «Che lo portava e non l’ha portato, quindi da lunedì, quando arrivi… devi andare e ti inserisci lì e glielo dici chiaro: mi servono i soldi, basta!». 

«Lo faccio saltare in aria, gliel’ho detto»

Nel mirino del gruppo, infine, anche il titolare di un esercizio commerciale di Squillace Lido. Le intercettazioni captate dagli inquirenti sono chiarissime. «L’ho mandato di nuovo a chiamare – dice Felicetta a Vitellio – e gliel’ho detto. Io so che giorno 8 apre. Se lui fino al 6 sera non viene, io il 7 lo faccio saltare in aria, gli ho detto. Lì non apre, gli ho detto, non apre!». (redazione@corrierecal.it)

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