Ultimo aggiornamento alle 21:58
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 6 minuti
Cambia colore:
 

L’intervista

«Vivo (e suono) a New York, dove è nato il mio nuovo disco»

Tell Uric è l’ultimo album di Luigi Porto, registrato tra Cosenza e gli Usa. «Per la Calabria sogno un regista come Pupi Avati»

Pubblicato il: 26/06/2021 – 15:35
di Anna Colistra
«Vivo (e suono) a New York, dove è nato il mio nuovo disco»

NEW YORK Il musicista e compositore cosentino Luigi Porto pubblica Tell Uric, il suo ultimo album, che è un gioiello di «musica elettrica e analogica» registrato tra New York (Respirano Studio) e Bisignano (Echo Mobile Studio). Porto vive negli Usa dal 2012, è autore di cinque dischi (quattro album e un ep), lavora come sound designer per le grandi produzioni cinematografiche e come fonico di presa diretta. Tra i tanti, ha collaborato anche con Vittorio De Seta e Angelo Badalamenti, icone mondiali del cinema.

«L’America è cambiata. In Italia sta nascendo un bel fermento»

«Mi sono trasferito a New York a marzo 2012 e dopo pochi mesi già suonavo a teatro davanti a una platea che pagava 40 dollari a biglietto». Una terra che accoglie generosamente gli artisti europei, l’America descritta da Luigi Porto, «che però – ci racconta – è cambiata profondamente negli ultimi anni». «La Grande Mela non è più la città che ospitava Bob Dylan o Patti Smith, e non ricorda neanche più il contesto culturale degli anni ’90 dei Sonic Youth». Un ambiente che continua ad essere ricco di opportunità, quello di cui parla il compositore cosentino, ma che è sempre più ostico per gli artisti che per primi hanno subito la crisi.
I primi anni del 2000, con la gentrificazione, e la pandemia, con la crisi economica, hanno spazzato via quella fucina musicale newyorkese che proponeva sempre nuove avanguardie sulla scena internazionale. «I live club hanno chiuso tutti, sono rimasti solo quelli dedicati al jazz, – continua Porto – di conseguenza molti musicisti con cui lavoravo sono andati via, scegliendo di trasferirsi in posti più economici come Brooklyn, Philadelphia, o il New Jersey». Anche luoghi simbolici per la musica hanno chiuso i battenti, come il Caffè Vivaldi, punto di riferimento in città e protagonista di alcune scene di Basta che Funzioni di Woody Allen. Cambiando contesto e parlando della scena musicale calabrese l’artista racconta: «A Cosenza c’è ancora un bel fermento, ho appena partecipato al Mood Summer Fest e è stata una bellissima esperienza».

Luigi Porto, Sergio Cipolla, Carmine Cipolla, Pablito Gaudio, Dario Della Rossa organo, Sara Sorrenti

Tell Uric, un disco energico che esplora i sobborghi statunitensi

«Il disco è molto personale, nasce da suggestioni e pensieri che ho maturato col tempo e che ho condensato sviluppando il tema di un film». La Pellicola in questione, “Uljhan”, (presentata al Festival di Cannes), è indiana sia per la regia che per la produzione, si tratta di un «thriller a sfondo sociale». «Il film racconta bene i conflitti e il destino delle differenti caste – dice Porto – essere ricco può non bastare, in India puoi essere povero ma appartenere a una casta privilegiata dal punto di vista religioso, ed è facile che si creino collisioni». Le contraddizioni sociali e la consapevolezza che le differenze tra i ceti a volte siano insormontabili sono i temi che hanno dato vita ai pezzi di Tell Uric. «Se sei nato in una situazione culturale, sociale, esistenziale ed individuale resterai in quella dimensione. E’ una consapevolezza che ho acquisito arrivando proprio nella terra del sogno americano». L’american dream secondo Luigi Porto è più accessibile agli europei che agli autoctoni: «Guardo il quartiere newyorkese di Washington Heighs, a cui si ispira il disco, e vedo una segregazione incredibile – afferma – il sogno è un’illusione che possiamo permetterci solo noi che arriviamo dal Vecchio continente, con la nostra buona istruzione (spesso pagata dallo Stato) e tutti gli altri diritti garantiti. Il sistema pubblico su cui si basano i Paesi europei, e in particolar modo l’Italia, ci ha permesso di raggiungere un certo livello sociale tale da competere con gli americani istruiti, cosa che i loro connazionali meno abbienti non possono fare». Se è complessa e molteplice la sotto traccia tematica di Tell Uric, il sound non è da meno. Porto è un’artista eclettico, ama la musica classica, ha inciso un’opera lirica, da sempre si nutre di rock e new wave, cantautorato impegnato e sperimentale (tipo Battiato), si è cimentato nel folk e si è buttato più volte nella musica elettronica. Insomma ama intrecciare stili, fare strani abbinamenti con gli strumenti musicali e perché no, anche con le collaborazioni di altri musicisti. «Nell’ultimo album io canto, suono chitarre, bassi, piano e synth, al resto ci pensano diversi e talentuosi artisti provenienti dalla musica contemporanea. Ci sono due cosentini come Mirko D’Onofrio e Al The Coordinator, e poi Ray Lustig e Alexandra Linde dalla scena internazionale, solo per citarne alcuni». Anche la parte visuale è stata curata interamente da Porto, dalla grafica al videoclip, dove hanno contribuito Giacomo Triglia e la Awén Films. Ne è venuto fuori un disco intimo, elettrico e carico di energia, che scuote testa e anima.

L’amicizia con Badalamenti e il ruolo di sound designer nel cinema

«Con un mio certo stupore, mentre ero in pullman, trovai un vocale di Angelo Badalamenti. Mi contattò perché gli ero stato segnalato da un suo ex collaboratore e mi propose di vederci. Da quel momento c’è stata subito una grande intesa tra di noi e abbiamo fatto diversi lavori insieme». Porto oltre ad essere un musicista lavora come sound designer e come fonico di presa diretta nel cinema e in tv. «Curo il suono e le colonne sonore dei film, anche se una delle cose che amo di più – racconta – è fare il fonico per documentari. Mi permette di conoscere e lavorare in luoghi selvaggi e incontaminati, talvolta anche pericolosi – afferma Porto – è una vita che non abbandonerei mai, perché mi permette di avere esperienze uniche. Durante le registrazioni, visitando location sempre diverse, mi rapporto con tutti gli strati della società, dai più alti ai più bassi. Sono stato nelle roccaforti degli elettori di Trump, per fare un esempio, e tutte queste dimensioni che scopro e vivo come fonico di presa diretta, poi da compositore le traduco in musica». Tra i progetti a cui sta lavorando al momento c’è la sound track, e tutta la parte sonora, di una serie tv sull’alta finanza internazionale che uscirà a breve su Netflix.

La Calabria e le sue potenzialità inespresse

«Per la Calabria sogno un regista come Pupi Avati, che è riuscito a creare il gotico padano». Secondo Luigi Porto la nostra regione è una «terra spinosa, che si presta ai misteri», e sulla quale il cinema potrebbe puntare. «La Calabria non ha niente da invidiare agli altri posti del mondo, le maestranze cinematografiche e musicali ci sono, e sono anche molto preparate, il problema è che spesso non hanno le condizioni per poter lavorare come avviene altrove». Difficoltà che sono ben chiare a chi abita in Calabria, ma che ultimamente stanno lasciando spazio a nuove prospettive, sono diversi, infatti, gli artisti calabresi (e non) che scelgono di girare qui. Come, ad esempio, Michelangelo Frammartino, regista de “Le quattro volte” (premiato a Cannes) che ha scelto il Pollino come location per la pellicola “Il Buco“, come ricorda lo stesso Porto. O Mario Vitale, il regista lametino con cui Porto ha collaborato come sound designer nel corto Prenditi cura di Me, vincitore di numerosi premi tra cui “Miglior suono” in un festival di cinema internazionale in Russia.

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x