CAMPOBASSO La «misteriosa vendita» del “Gemelli-Molise”, legato alla nota fondazione “Policlinico Universitario Agostino Gemelli”, perfezionata alla fine dello scorso mese di luglio, continua a destare perplessità. La vicenda tocca in qualche modo l’attuale Arcivescovo della diocesi di Campobasso-Biano, Giancarlo Maria Bregantini, il cui atteggiamento, secondo la testata CasertaCE, «non convince». La vicenda interessa da vicino la Santa Sede che nei mesi scorsi ha dovuto già prendere atto dell’incriminazione del cardinale Angelo Becciu e delle dichiarazioni di Papa Francesco sulla necessità di decontaminare l’immagine del Vaticano con riguardo alla gestione dei propri affari con riguardo specifico – come sottolineato durante l’Angelus – proprio al comparto sanitario. La vicenda evoca corsi e ricorsi storici che riportano al periodo in cui monsignor Bregantini dovette lasciare la diocesi di Locri-Gerace.
Dopo un lungo iter, lo scorso luglio, si conclude la vendita del “Gemelli-Molise” ad un privato. Siamo nei giorni in cui proprio al Gemelli si trova ricoverato il Pontefice che a inizio luglio subisce un delicato intervento al colon.
La vendita si perfeziona in favore della società Sanstefar Srl che ne acquista il 90% delle quote mentre il restante 10% rimane nelle mani della proprietà originaria. Dubbi sorgono intorno alla gara di aggiudicazione.
In premessa viene specificato che le due versioni della società (molisana ed abruzzese) risultano entrambe controllate dalla Capital Ag, società anonima con sede fiscale nel principato del Liechtenstein e sede legale in quel di Kilchberg con indirizzo “Bahnhofplatz 1”, rappresentata da Stefano Petracca.
Secondo la testata sorgono dubbi intorno «all’opacità» del luogo che ospita la sede legale della società, per anni ricompreso tra i così detti “paradisi fiscali”.
Caratteristica che collide con quanto dichiarato proprio da Papa Francesco prima del suo ricovero, quando aveva parlato di «questione morale» dichiarando guerra a tutte le attività non trasparenti proprio all’esito del polverone sollevato intorno a Becciu con specifico riguardo all’acquisto della palazzina di Sloane Avenue con i fondi del così detto “Obolo di San Pietro”.
All’indomani della vendita del “Gemelli-Molise” arriva la prima dichiarazione dell’arcivescovo riportata dalla testata “Futuro Molise”. Qui racconta che «Papa Francesco si era fatto ispirare dalla sollecitazione, proveniente dai vescovi della regione, contrari alla vendita del “Gemelli-Molise”».
Esternazione in seguito smentita attraverso una nota diffusa il 24 luglio dov’è riportato che viene criticata la scelta di vendere al fondo svizzero, «dicendosi amareggiato per la vendita, ma senza valutazioni relative all’identità dell’acquirente».
Nel ricostruire la vicenda relativa alla vendita del “Gemelli-Molise” ponendo una riflessione intorno alle (mancate) esternazioni dell’arcivescovo, la testata CasertaCE ricorda le vicende che avevano interessato Bregantini in Calabria, chiedendo di prendere posizione netta sulla vendita dello scorso luglio. Il parallelismo riporta alle dichiarazioni dell’attuale capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri secondo il quale – come riportato in un’intervista rilasciato al fattoquotidiano – l’allora vescovo di Locri non aveva preso una netta posizione contro la ‘ndrangheta uscendo «allo scoperto con parole di netta condanna nei confronti della criminalità organizzata solo all’indomani del danneggiamento delle piantine di frutti di bosco della comunità ecclesiastica di Platì».
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