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«Ritornare alla reputazione della politica»

Continuare ad assistere “inermi” al condizionamento di gruppi che da anni hanno in mano la politica cittadina, con risvolti importanti anche su quella regionale, significa voler rimanere impotenti di…

Pubblicato il: 06/09/2021 – 9:00
di Franco Scrima*
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«Ritornare alla reputazione della politica»

Continuare ad assistere “inermi” al condizionamento di gruppi che da anni hanno in mano la politica cittadina, con risvolti importanti anche su quella regionale, significa voler rimanere impotenti difronte ad un sistema che toglie alle residue possibilità di intervento sociale e consente, attraverso sistemi clientelari, che mantenere rigido il rapporto tra politica ed economia.

Ritornare alla reputazione della Politica (si, proprio a quella con la P maiuscola) è un dovere non trascurabile per la società che deve farsi carico anche di come stringere la forbice tra cittadini e politica. La consapevolezza dell’importanza del ruolo serve non solo ad incrementare la forza contrattuale nell’interesse generale, ma anche ad ostacolare le tante derive che, inevitabilmente, si frappongono sospinte non sempre dal desiderio di imporsi per prendersi il testimone, quanto per decidere quando e come realizzarla.  

Attenzione che questa non è quella che s’intende buona politica, ma è piuttosto il mezzo per alimentare la clientela e per salvaguardare gli interessi di una parte a discapito di altre.  E’ sufficiente considerare gli ultimi venti anni della Calabria per accorgersi che sono stati caratterizzati dal mancato sviluppo. Anche intelligenze brillanti, difronte al declino, all’ abbandono del territorio, nonostante il valore culturale di buona parte dei calabresi, hanno ritenuto di doversi chiudere nel proprio “io” ed evitare di confrontarsi con le idee che sottintendevano un adeguato contributo allo sviluppo sociale. 

La reputazione di “guida” di cui un tempo godeva la classe politica calabrese, si è come liquefatta sotto i colpi maldestri di politici impropri. E dire che sarebbe stata proprio quella la condizione per incidere positivamente sullo sviluppo che in Calabria, salvo rarissime eccezioni, non ha mai avuto cittadinanza. Eppure sarebbe stato il più grande contributo per la regione che più di altre andava e va tutt’ora difesa e sostenuta. Un valore che la politica degli anni duemila ha fatto evaporare senza neppure un cenno postumo di ripensamento. 

Oggi che la realtà dimostra il fallimento di quel binomio, nel quale hanno trovato spazio gruppi di “affaristi” che sperano di poter mettere le mani sulla parte residua della “torta”, tentando di piegare l’esercizio del potere pubblico all’interesse privato, l’unica risposta da dare è rispondere “picche” allorché saremo chiamati alle urne per scegliere da chi essere rappresentati, con la speranza che la scelta cada su persone volenterose e qualificate, che dimostrano di avere idee chiare per spendersi in favore della società.  

La Calabria ha urgente bisogno di essere “rianimata”, di uscire dal sistema oppressivo della clientela. Per ottenerlo è opportuno selezionare i candidati alle prossime elezioni, da quelle per la Regione a quelle per i Comuni. I calabresi devono parlarsi, informarsi, capire. Scegliere non è mai stato semplice, tantomeno facile, ma la necessità di virare per navigare verso nuove rotte è quanto mai opportuna e indifferibile. Battersi per conquistare autonomia sociale è il mezzo migliore per rigenerare il tessuto connettivo della società che è alla ricerca di orientamenti nuovi (fondati sulla persona) come valore aggiunto. L’invito è di considerare in modo approfondito e critico le liste che saranno proposte per rinnovare l’Assemblea regionale. Sarà quella la strada per rendersi conto del futuro della Calabria.   

Reagire al sistema si può, cominciando col dimostrare che si è presenti, disposti a prendere in mano le redini della vita pubblica censendo i singoli candidati per correttezza e per competenze. E’ questa la strada da imboccare rimanendo, nel contempo, vigili sulle “linee programmatiche” esigendo che siano scritte senza enfasi, in modo chiaro, tali da essere recepite da tutti e pretendere che siano l’unica ancora di salvezza che rimane ai cittadini. Su queste basi si potrà parlare di sviluppo della Calabria. Il resto è tutta “fuffa”.  Memorizzare per reagire anche prendendo le distanze da quelle pseudo organizzazioni che non hanno nulla di sociale e ubbidiscono solo agli interessi di pochi intimi, quando non addirittura a quelli personali. Pretendere comportamenti corretti dai rappresentanti politici, equivale a difendere l’interesse sociale per non fare liquefare le aspettative sotto i colpi di mannaia dei tanti prestanome che pure affollano la politica. 

Controllare criticamente ogni lista elettorale non è solo un dovere sociale, ma è soprattutto il mezzo per rendersi conto di come saranno strutturati oltre la Calabria, i lavoratori, le famiglie, i giovani.  

*giornalista

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