Ultimo aggiornamento alle 15:35
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

il racconto

Nel carcere di Cosenza la droga arrivava «nelle palline da tennis» e «nei pacchetti di sigarette»

Il collaboratore Pellicori elenca i presunti favori ricevuti dalle guardie conniventi. Pizzini, ‘mbasciate e il ruolo «dell’amico degli amici»

Pubblicato il: 07/09/2021 – 13:08
di Fabio Benincasa
Nel carcere di Cosenza la droga arrivava «nelle palline da tennis» e «nei pacchetti di sigarette»

COSENZA Continua, al Tribunale di Cosenza, il processo che vede imputati Luigi Frassanito Giovanni Porco, accusati di essere gli “agenti infedeli” del carcere bruzio. I due si sono dichiarati estranei ai fatti e disponibili ad un confronto con i pentiti dei gruppi di ’ndrangheta cosentini che li hanno tirati in ballo nelle loro dichiarazioni. E questa mattina, davanti al collegio giudicante, sono stati sentiti due storici collaboratori di giustizia: Luca Pellicori e Ernesto Foggetti.

Il racconto del «braccio destro di Perna»

Luca Pellicori è stato detenuto dal 17 ottobre 2014 al 2016 nel carcere di Cosenza, nel settore riservato ai detenuti comuni. «Ero braccio destro di Marco Perna e intraneo del suo gruppo criminale», precisa il collaboratore al Pm che lo interroga sui presunti rapporti intrattenuti con gli agenti coinvolti nel processo. «Nel 2014 ho avuto rapporti con Luigi Frassanito – specifica Pellicori – a lui consegnavo dei pizzini da dare a Marco Perna al quale consigliavo di spostare armi e droga per via delle indagini delle forze dell’ordine». I bigliettini venivano scritti in cella e ricoperti con del nastro adesivo, Pellicori li consegnava – stando al suo racconto – direttamente all’agente della penitenziaria. La consegna si sarebbe interrotta quando Frassanito venne sospeso dal servizio. La guardia però, stando al racconto del testimone «avvisava se c’erano delle perquisizioni in cella». Il racconto prosegue: «In una occasione, tra il 23 e 24 dicembre del 2014, Frassanito mi avvisò intorno alle 5 del mattino di una imminente perquisizione. Cosa che avvenne un’ora più tardi». Secondo Pellicori, Frassanito avrebbe favorito anche l’ingresso di sostanze stupefacenti all’interno dell’istituto penitenziario bruzio. «Entravano pacchetti di sigarette con all’interno 10 o 20 grammi di hashish», la droga avrà modo di precisare nel corso del suo lungo interrogatorio veniva «suddivisa e distribuita ai detenuti che ne facevano uso». Era lo stesso Pellicori ad occuparsene. Sull’ingresso della droga si sofferma anche il legale di uno degli imputati, l’avvocato Bernaudo, che chiede al teste di essere più preciso sul numero delle dosi consegnate. Pellicori cita – in aula – «sei o sette episodi», ma il legale fa notare che – nel corso dell’interrogatorio reso al momento della decisione di collaborare con la giustizia – gli episodi segnalati erano un paio. Sulla veridicità delle dichiarazioni del pentito, l’avvocato insiste con un’altra domanda riferita all’assenza del nome di Frassanito nel verbale reso al momento della decisione di collaborare con la giustizia. «Non feci il suo nome – risponde Pellicori – ma oggi lo faccio perché mi è venuto in mente»

Il rapporto con «l’amico degli amici»

Nel corso dell’interrogatorio, Pellicori racconta di aver goduto del privilegio di interloquire dalla finestra della sua cella con soggetti all’esterno del perimetro del carcere. «Prendevamo le celle che davano sulla strada, potevo parlare con tutti e in una occasione ho chiacchierato anche con Marco Perna». «Gestivo la sezione» racconta fiero Pellicori, sottolineando il potere detenuto – a suo dire – all’interno della sezione dove era recluso e dalla quale «gestiva i cambi di cella». Tutto con l’aiuto o comunque con il velato supporto delle «guardie». A Luigi Frassanito, in cambio dei presunti favori ricevuti, nessuno dava nulla, perchè – ribadisce in due occasioni Pellicori – «era un amico degli amici, quando serviva qualcosa lui era sempre a disposizione». Differente il rapporto con l’agente Giovanni Porco. «Non interagivo direttamente con lui perché parlava con un altro detenuto intraneo al mio gruppo criminale». Di Porco però Pellicori ricorda un episodio. «Maurizio Rango gli ha regalato un’auto, l’ho saputo da un altro detenuto». Sul punto, sollecitato dalle domande dell’avvocato Cristian Cristiano, legale di Giovanni Porco, il collaboratore risponde asserendo di non ricordare chi fosse il proprietario della presunta auto “donata” all’agente della penitenziaria. E comunque precisa di non aver mai ricevuto nulla da Porco.

La droga nelle palline da tennis

La droga non sarebbe entrata nel carcere di Cosenza solo “nascosta” nei pacchetti di sigarette, ma anche con un lancio di palline da tennis imbottite di sostanze stupefacenti che arrivavano dall’esterno e finivano nel campetto da calcio del penitenziario. A raccontare l’episodio è Pellicori che spiega come «le palline venivano tagliate e riempite di droga, poi siliconate e lanciate da fuori». Il giochino però dura poco, almeno stando al racconto del collaboratore che però non ha mai assistito al lancio. «L’ho saputo da altri detenuti, mi pare sia successo un paio di volte poi si sono accorti della cosa ed è finita lì».

«Penna bianca» e il racconto di Foggetti

Concluso il lungo interrogatorio di Luca Pellicori, tocca ad Ernesto Foggetti fare capolino in collegamento video per dare la propria versione dei fatti in merito al presunto coinvolgimento degli imputati nel procedimento. L’ex membro del clan Bruni, entrerà ed uscirà dal carcere bruzio diverse volte, dal 2010 al 2014. Sui presunti favori ricevuti, Foggetti ricorda della possibilità – senza essere “disturbato” – di comunicare all’esterno dalla finestra della propria cella. Sull’agente della penitenziaria che avrebbe “agevolato” il suo periodo di detenzione, Foggetti richiama un certo “Penna bianca” «di cui non ricordo il nome». «Portava la droga nel carcere – dice il pentito – l’ho saputo da altri detenuti». Su eventuali legami con Frassanito e Porco, Foggetti risponde sicuro: «Conosco entrambi ma non ho mai avuto rapporti». Per quanto riguarda la droga all’interno del carcere, l’avvocato Francesco Boccia chiede al collaboratore se abbia mai assistito all’arrivo di stupefacenti. Foggetti risponde: «No, l’ho appreso da altri». Le confessioni dei collaboratori continueranno nella prossima udienza quando saranno chiamati a testimoniare: Franco Bruzzese, Luca Impieri e Vincenzo De Rose. (redazione@corrierecal.it)

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x