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l’intervista

Regionali 2021, la scelta di Mimmo Lucano: «Candidato per un ideale»

L’ex sindaco di Riace in lista nelle tre circoscrizioni a sostegno di de Magistris. «Ho rifiutato le proposte del Pd e di Oliverio. Sogno l’acqua libera». E sul processo: «Spero non ci siano condiz…

Pubblicato il: 09/09/2021 – 7:02
di Francesco Donnici
Regionali 2021, la scelta di Mimmo Lucano: «Candidato per un ideale»

REGGIO CALABRIA «La mia storia politica racconta la via per il riscatto della nostra terra a partire dalle marginalità. Che i paesi abbandonati possono rinascere. Con questo animo voglio rapportarmi con la Regione Calabria se avrò un ruolo». L’annuncio di una possibile candidatura era arrivato già da tempo, ma dallo scorso 4 settembre è diventato ufficiale: Domenico detto “Mimmo” Lucano, tre volte sindaco di Riace – nel periodo dal 2004 al 2018 – concorrerà alla carica di consigliere regionale della Calabria.
Lo farà, in tutte e tre le circoscrizioni (Nord, Centro e Sud), come capolista di “Un’altra Calabria è possibile”, uno dei simboli componenti il polo civico a sostegno del candidato governatore Luigi de Magistris. Già dalla fine dello scorso mese di gennaio, nei giorni immediatamente successivi all’annuncio della discesa in campo del sindaco di Napoli, Lucano pareva uno dei più accreditati a sostenerlo in questo percorso. Di fatto così è stato. Per una mera casualità il deposito della sua lista nella circoscrizione Sud, formalmente avvenuto al Cedir di Reggio Calabria per mano del delegato Sasà Albanese, è stato l’ultimo, chiudendo di fatto le operazioni del 3 e 4 settembre. «Ma gli ultimi saranno i primi», aveva detto lo stesso Albanese poco prima della consegna.
Al di là degli aspetti formali, erano state rese note da tempo le motivazioni che hanno portato l’ex sindaco di Riace a cimentarsi in questa competizione elettorale dopo aver rifiutato negli anni altre prestigiose chiamate come quella per le più recenti elezioni Europee e Politiche. Lucano, dal canto suo, non ha mai fatto mistero della «riconoscenza» e del rapporto che lo lega a de Magistris anche in virtù del sostegno incassato dal sindaco partenopeo durante i momenti più difficili della “sua” Riace.
Ed ora che il connubio si trasferisce sulla scheda elettorale, viene consequenziale interrogarsi su programmi, idee e proposte. Altro aspetto che potrebbe pesare – nel bene o nel male – sulle scelte degli elettori, è quello legato al processo che vede imputato l’ex sindaco di Riace insieme ad altre 26 persone. La pronuncia (di primo grado) del Tribunale di Locri dovrebbe arrivare appena una settimana prima del prossimo 3 e 4 ottobre, giorni in cui i calabresi saranno chiamati alle urne per eleggere – per la seconda volta in due anni – i vertici del governo regionale.

Come e quando è nata l’idea di scendere in campo per queste elezioni regionali?
«Ho preso la decisione dopo un’intervista rilasciata mesi fa ad una radio di Napoli. Mi venne fatta la domanda sull’eventuale candidatura in Calabria di de Magistris. Lo avevo conosciuto qualche anno prima, quando era venuto a Riace insieme alla sindaca di Barcellona, Ada Colau. Prima ancora mi aveva commosso una sua dichiarazione rilasciata in seguito al mio arresto. Andò oltre una semplice attestazione di stima perché fece un’analisi della mia situazione spiegando tutte le pressioni che esercitano i poteri “collusi” dello Stato, le massomafie e quelle stesse componenti “corrotte” con le quali si scontrò durante il suo lavoro, come magistrato, proprio in Calabria. Queste parole non mi hanno lasciato insensibile».

A fine gennaio de Magistris ha poi annunciato la sua candidatura a governatore. In concreto quando le ha proposto di sostenerlo?
«Subito dopo l’annuncio della sua candidatura abbiamo fatto una riunione a Riace ed ho accettato di sostenerlo. Per sei volte sono stato candidato come sindaco o consigliere comunale del mio paese, ma è la prima volta che accetto una cosa simile. Ho detto: se sono utile, utilizzatemi. Da lì siamo partiti per costruire una lista che rappresentasse l’ambito della sinistra in appoggio a de Magistris. Mi sono confrontato con tutti i “compagni” calabresi coi quali ho condiviso in questi anni il processo politico legato a Riace. Non ho avuto pretese di fare il capolista e non farò drammi se non sarò eletto. Io accetto quello che mi capita».

Negli anni sono arrivate molte altre proposte così come per queste regionali. Quella di de Magistris non è stata l’unica…
«Ho avuto richieste da parte di Oliverio, col quale ho un rapporto di affetto perché anche lui è stato molto vicino a Riace. Così come ebbi un rapporto di stima ed affetto con l’ex presidente Agazio Loiero. Il Pd mi ha cercato con insistenza sia a livello centrale che regionale. Amalia Bruni mi ha chiesto di candidarmi con lei, ma non mi riconosco per niente nelle politiche del Partito Democratico; nella loro esperienza al governo. Intendo anche prima del governo Draghi, nel ruolo dell’ex ministro degli Interni, Marco Minniti, che ha contribuito alla criminalizzazione e alla delegittimazione del “modello” Riace, che ho sempre detto non essere un modello ma un ideale. E se solo oggi ho deciso di candidarmi è proprio per un ideale, non per la poltrona. Il mio impegno è quello di un militante della sinistra antagonista legato al sogno di Peppino Impastato e di Peppe Valarioti».

Quali ritiene debbano essere le priorità dell’agenda politica calabrese? Quali i punti principali del suo programma?
«L’anima della Calabria sono le così dette “aree fragili” dove ci sono storie di emigrazione, dei movimenti bracciantili e le rivendicazioni di una giustizia mai avuta. I borghi abbandonati hanno dato una lezione di umanità al mondo mostrando quella dimensione delle relazioni umane dove non tutto è riconducibile al profitto o al delirio del consumo. Il riscatto sociale degli ultimi. L’antimafia autentica, perché la mafia è strategia del potere; la mafia è quella dei colletti bianchi, corruzione nello Stato. Quando ero sindaco avevo il sogno di poter dare ai cittadini l’acqua completamente libera. Cos’è stata la Sorical se non uno strumento per collegare un elemento della natura all’idea del profitto attraverso un meccanismo perverso? Le tariffe, esageratamente inique nei confronti delle categorie sociali più fragili, sono anche causa del dissesto finanziario dei Comuni. Avevo avviato un lavoro che passava dalla modifica dello statuto comunale dove dicevamo che “l’acqua è un bene pubblico e nessuno può trarne profitto”. C’ero riuscito, ma all’ultimo minuto mi hanno bloccato. Questo è un obiettivo che porto avanti con tutto il cuore anche nel rispetto del lavoro di Giovanni Di Leo che in Calabria ha speso la vita per questa battaglia. Altro punto è quello sui rifiuti, che qui sono gestiti dalle holding mafiose che li smaltiscono illegalmente. La sanità pubblica, perché non è possibile che anche di fronte al diritto alla salute ci siano esseri umani di “serie a” e di “serie b”. Negli anni le distanze dai piccoli centri sono aumentate. Il reparto di ortopedia per noi adesso è a Reggio Calabria, solo per fare un esempio. E non tutti hanno la possibilità di fare questi viaggi. La sanità diventa quindi un fatto di differenza tra le classi sociali».

Nel 2009 il consiglio regionale approvò la legge così detta “modello Riace” la cui attuazione si arenò durante il mandato di Scopelliti. Un eventuale ingresso in Regione potrebbe contribuire a riattivare quel percorso?
«Merito di quella legge fu di Agazio Loiero e Mimmo Cersosimo. La realtà di Riace, la pratica sociale, diventò un disegno di legge. Riprendere quel discorso è una cosa facilissima perché quella legge ottenne l’approvazione dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Non teneva conto dei mega-centri e delle strutture di accoglienza passiva, bensì di una forte trasformazione che si lega a un fattore identitario dei luoghi, ad un welfare dell’accoglienza».

Il governo della Regione è caratterizzato dalla discontinuità figlia dall’alternanza tra centrodestra e centrosinistra. Le “terze vie” spesso rimangono ai margini. Pensa che con de Magistris sarà diverso?
«Lui non c’entra nulla col sistema di potere e con la borghesia politica. È stato accusato di essere uno “straniero” mentre invece è un volto nuovo. Io sono calabrese e sono con lui e per me parla la mia storia. La Calabria è prima per senso dell’accoglienza, per i valori universali che vengono dal rispetto, dalla fraternità, che derivano dalla cultura magnogreca. Abbiamo l’opportunità di rompere questo sistema».

Una settimana prima del voto arriverà la sentenza di primo grado nel processo che la vede tra gli imputati. Cosa si aspetta? Potrebbe influire sulle scelte degli elettori?
«Spero non ci siano condizionamenti di nessun genere. Mi aspetto che prevalga la giustizia e che venga fuori tutta la verità. La maggior parte delle cose, come ho sempre detto, le rifarei. Accetto qualsiasi cosa verrà: non cerco alibi, non cerco sconti, non cerco raccomandazioni. Sapevo quello a cui andavo incontro quando è scoppiata l’inchiesta. Così come sapevo cosa mi aspettava quando mi sono impegnato a diventare un sindaco che ha fatto tutto il possibile per riscattare la sua terra e trasmettere un messaggio nuovo di umanità al mondo». (redazione@corrierecal.it)

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