Lobby nera, si indaga su una vasta rete attorno a Lavarini
I pm hanno ascoltato il giornalista “infiltrato” che ha ricostruito tre anni di frequentazioni nella destra milanese

MILANO Una rete di persone molto vasta che ruota attorno a Roberto Jonghi Lavarini, detto il “Barone nero”, che faceva da perno e da tramite. È un fronte dell’inchiesta milanese, scaturita da quella giornalistica di Fanpage, sulla cosiddetta “lobby nera” e su presunti finanziamenti illeciti per la campagna elettorale di Fratelli d’Italia.
I pm Basilone e Polizzi hanno ascoltato come teste il giornalista “infiltrato” che ha ricostruito tre anni di frequentazioni nel mondo della destra milanese. Oltre al finanziamento illecito e al riciclaggio contestati a Jonghi Lavarini e Carlo Fidanza, verifiche sono in corso anche su profili di apologia di fascismo.
Nei giorni scorsi gli investigatori della Gdf hanno acquisito le registrazioni, ossia il materiale “grezzo”, di Fanpage da cui poi è stata tratta la prima parte dell’inchiesta. E proprio da quel filmato viene a galla un presunto sistema di “lavanderia”, di cui parla Jonghi Lavarini, per pulire soldi versati in nero destinati alla campagna elettorale e usati anche per altre elezioni. E poi anche incontri con esplicite battute razziste, fasciste e sessiste e anche riferimenti al discorso di Hitler alla birreria di Monaco e saluti romani.
Da quelle affermazioni sono partite le indagini che hanno portato alle iscrizioni nel registro degli indagati del “Barone nero”, perquisito ieri con sequestro di documenti e dispositivi informatici, e dell’eurodeputato Fidanza, entrambi accusati di finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio, mentre vengono valutati anche profili di apologia di fascismo. E quindi potrebbero esserci nuove contestazioni da parte dei pm.
Intanto, il cronista, che fingeva di essere un imprenditore, ha parlato agli inquirenti di quella vasta rete di persone della destra milanese che gli è stata presentata nel corso dei tre anni (ha fornito «illuminanti dettagli», è stato riferito) da Jonghi Lavarini, che faceva sempre da tramite. È stato lo stesso Jonghi Lavarini a presentarlo a Fidanza, che nel video spiegava al finto imprenditore che poteva contribuire alla campagna elettorale di Chiara Valcepina, neoconsigliera comunale milanese di Fdi (non indagata), versando sul conto corrente o «se è più comodo fare del black», del “nero”. Gli indagati avrebbero già manifestato la loro disponibilità ad essere interrogati.