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Generali, prefetti e ingegneri: 11 anni di fallimentare (e inutile) commissariamento

Il film e i protagonisti della gestione straordinaria del settore, che ora con Occhiuto torna a una guida politica e calabrese

Pubblicato il: 04/11/2021 – 20:06
Generali, prefetti e ingegneri: 11 anni di fallimentare (e inutile) commissariamento

CATANZARO Basta con generali, prefetti (e ingegneri), si torna a una guida politica e calabrese. La nomina del neo presidente della Regione Roberto Occhiuto a commissario alla sanità calabrese chiude un’era, un’era caratterizzata da undici anni di gestione straordinaria affidata – prima di Occhiuto – a cinque commissari, un mare di polemiche e di critiche, e la sostanziale inutilità dell’istituto, rivelatosi fallimentare. Il dato che subito balza agli occhi è che con la nomina di Occhiuto la figura e il ruolo di commissario alla sanità tornano a coincidere con quelli di presidente della Regione.

L’era Scopelliti-Pezzi

Giuseppe Scopelliti e Luciano Pezzi

Il commissariamento della sanità calabrese da parte del governo nazionale è una lunga e controversa storia, che prende le mosse nel 2009, quando emerge in tutta la sua gravità stato di profondissima crisi del settore, schiacciato dai debiti, quantificati in via approssimativa nell’ordine di 1,6 miliardi di euro, dai buchi di bilancio delle aziende sanitarie, dagli sprechi, dalla bassa qualità delle prestazioni (in tanti si ricordano le drammatiche morti in corsia nell’annus horribilis del 2007), e anche dalle infiltrazioni della criminalità organizzata. L’allora presidente della Giunta regionale, Agazio Loiero (Margherita e poi Pd) riesce tenacemente ad evitare il commissariamento da parte del governo nazionale, che tuttavia impone alla Calabria l’adozione di un piano di rientro da “lacrime e sangue”, fatto di pesanti tagli alle strutture ospedaliere e alle incontrollate voci di spesa. Il commissariamento scatterà con il successore di Loiero alla guida della Regione, Giuseppe Scopelliti (Pdl), nominato commissario ad acta dal governo nazionale il 30 luglio del 2010, con l’affiancamento di due sub commissari, tra cui un generale della Guardia di Finanza, Luciano Pezzi, che a sua volta diventerà commissario nel settembre 2014 dopo le dimissioni da governatore dello stesso Scopelliti, coinvolto in un’inchiesta giudiziaria. Tra i primi atti che Scopelliti attuerà quale commissario della sanità calabrese, la chiusura e la riconversione di oltre una quindicina di ospedali, ritenuti insicuri e inutilmente costosi.

Sulle montagne russe con Scura e Cotticelli

Scura-Cotticelli
Massimo Scura e Saverio Cotticelli

Dopo Scopelliti si aprirà la fase dei commissari non presidenti di Regione: nel 2015 il governo nazionale a trazione centrosinistra nomina come commissario ad acta della sanità calabrese, l’ingegnere Massimo Scura, di area Pd, che tuttavia entrerà subito in conflitto con il governatore dell’epoca, Mario Oliverio, anch’egli democrat. Dopo Scura sarà la volta del generale dei carabinieri Saverio Cotticelli, nominato dal primo governo Conte, quello a trazione M5S-Lega (anche se in quota pentastellata) a dicembre 2018. Sono i mesi in cui l’allora ministro della Sanità Giulia Grillo, del Movimento 5 Stelle, concepisce e vara il “Decreto Calabria” che di fatto potenzia la figura e i poteri del commissario di designazione governativa. La gestione Cotticelli, che si avvarrà comunque del rapporto di leale collaborazione della presidente della Regione Jole Santelli, intreccia la fase dell’emergenza Covid 19, alla quale miracolosamente la sanità calabrese “resiste” anche per un’esplosione più contenuta dei contagi rispetto al Nord del Paese e per alcune stringenti misure adottate dalla governatrice. La parentesi di Cotticelli però si conclude, piuttosto ingloriosamente, nell’autunno del 2020, all’indomani di un’intervista televisiva nella quale il generale ammette di non aver compreso che tra le sue competenze rientrava anche la stesura del piano anti Covid 19 della Regione Calabria.

Il “balletto” romano e l’arrivo di Longo

Guido Longo

Dopo le dimissioni di Cotticelli si assisterà un incredibile “balletto” sulla figura del suo successore, con una lunga serie di nomi “bruciati” tra rinunce o rifiuti, un “balletto” che andrà avanti per settimane, fino a fine novembre 2020, quando il secondo governo Conte, quello a guida M5S-Pd, nomina commissario il prefetto Guido Longo. Nel frattempo, il governo a fine anno vara una seconda versione del “Decreto Calabria”, che rafforza ancora di più l’istituto del commissariamento, nonostante lo strumento si sia già ampiamente rivelato fallimentare, non avendo risolto i problemi della sanità calabrese, vale a dire livelli essenziali di assistenza sotto la media nazionale, disordine e confusione gestionale e amministrativa, un debito commerciale “monstre” e continui disavanzi di bilancio.

La censura della Corte costituzionale

Su tutto questo contesto si abbatterà poi a fine luglio scorso una sentenza della Corte Costituzionale che censura, sia pure parzialmente, alcune norme che presiedono il commissariamento della sanità calabrese. Un’altra tegola per la sanità calabrese, che non riesce a scrollarsi di dosso nessuna delle emergenze vecchie e nuove: anche la guida del prefetto Longo infatti si caratterizza per esasperante lentezza e per scarsa incisività, e sarà anche pesantemente condizionata dal confusionario e a tratti inconcludente sostegno del governatore reggente Nino Spirlì. Male anche la gestione del Covid 19, con una serie di ritardi nello start della campagna vaccinale e con la mancata spesa di consistenti risorse provenienti dal governo nazionale. Ora tutto questo però è storia, con l’ultima svolta della nomina di Occhiuto quale commissario della sanità. (a. cant.)

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