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«Accordo con i privati per mantenere maggioranza pubblica». La promessa tradita di Spirlì su Sacal

L’ex governatore reggente in consiglio regionale parlò di un patto raggiunto per conservare i rapporti di forza nel cda. Poi la Regione (e non solo) ha tralasciato il dossier. I dubbi su quell’inte…

Pubblicato il: 14/11/2021 – 7:04
di Pablo Petrasso
«Accordo con i privati per mantenere maggioranza pubblica». La promessa tradita di Spirlì su Sacal

LAMEZIA TERME «L’iter di approvazione dell’aumento del capitale, così come concordato con i soci di parte privata, che abbiamo avuto modo di incontrare più volte e in più sedi, permetterà di mantenere la maggioranza pubblica del capitale». Alla fine è accaduto l’esatto contrario. La frase dell’allora governatore reggente Nino Spirlì, però, resta agli atti del consiglio regionale che, il 28 luglio scorso, ha deliberato la sottoscrizione della quota spettante alla Regione – 970mila euro – nell’aumento di capitale da 10 milioni di euro pensato per tirare la Sacal fuori dalle secche della crisi Covid. 
Quattro mesi dopo, la maggioranza del capitale è privata (in mano alla Lamezia Sviluppo della famiglia Caruso) al 51% e la “promessa” di Spirlì è caduta nel vuoto. La sua frase, però, offre spunti politici e “tecnici”, destinati a finire nel prosieguo (anche giudiziario) della vicenda. Il presidente facente funzioni, davanti al parlamentino calabrese, ha detto chiaramente che tra parte pubblica e privata c’era un accordo per mantenere inalterati i rapporti di forza nella società che gestisce gli scali calabresi. L’esito dell’operazione di aumento di capitale dimostra che quell’intesa – se c’era davvero – è saltata: al nuovo governo regionale (sul piano politico) e alla Procura di Catanzaro (se ravviserà che vi siano ragioni per ipotizzare reati) il compito di capire cosa sia accaduto

La scalata e le certezze politiche di Abramo (messe in dubbio da Cambiavento)

Sul piano tecnico la questione è semplice: una parte dei soci pubblici (lo spiega qui il presidente di Sacal) non ha aderito alla ricapitalizzazione; quelle quote inoptate, cioè “libere”, sono finite al privato senza che si passasse attraverso una messa a bando (è il punto che l’Enac contesta con forza, minacciando di commissariare l’aeroporto di Lamezia Terme). 
Sul versante politico, per il sindaco (e presidente della Provincia) di Catanzaro Sergio Abramo, la «negligenza» va addebitata a Spirlì, che «non ha più seguito la pratica». Conclusione netta, che tuttavia il movimento d’opposizione “Cambiavento” mette in dubbio – e coinvolge Abramo nel pasticciaccio delle quote – utilizzando proprio una frase del primo cittadino. «E infatti, ancora, il Comune di Catanzaro, quello di Lamezia e Confindustria, in sinergia con la Regione, hanno lavorato per impedire che il socio privato potesse acquisire la maggioranza delle quote al tavolo di riunione tenutosi con tutti i capigruppo del Consiglio regionale, che poi ha approvato la pratica su Sacal», diceva Abramo il 5 agosto 2021.

La promessa solenne davanti al consiglio regionale e il vizio originale dell’operazione

Di certo la faceva facile, il governatore supplente in consiglio regionale. Dava per scontato che non ci sarebbero stati scossoni nella geopolitica aeroportuale. Ma la «pratica» nascondeva un vizio originale davanti al quale non ci sono gentlemen agreement (veri o presunti) che tengano: non esisteva nessun vincolo formale pensato per conservare la maggioranza pubblica nell’operazione pianificata dai soci di Sacal il 5 luglio. Tanto più che lo Statuto assegna agli enti pubblici una quota «non inferiore a un quinto del capitale sociale», cioè il 20% (dopo la ricapitalizzazione, la parte pubblica è al 36%).
Quella presentata solennemente al consiglio regionale era soltanto un’intenzione ed è rimasta tale. Nell’aula di Reggio Calabria, però, Spirlì – spinto dalla quasi totalità dei consiglieri intervenuti – ha preso anche un altro (mezzo) impegno: «La sottoscrizione delle quote di capitale determinerà un esborso iniziale di 970mila euro, mentre in una fase successiva verificheremo se e attraverso quali modalità si provvederà all’ulteriore acquisto delle azioni non sottoscritte dagli altri soci». Il proposito è svanito nel corso dei mesi. È un fatto: nessuno ha più seguito la pratica. 

Le indicazioni del centrodestra per una Sacal pubblica

E dire che dai banchi del centrodestra, per stare alla parte politica di Spirlì, erano arrivate indicazioni chiare. Filippo Pietropaolo, oggi assessore in quota Fratelli d’Italia: «Il mio auspicio – votando, ovviamente, a favore di questo provvedimento – è che nel breve periodo, entro i termini che sono, anche, fissati in questa proposta di legge, la Regione si faccia promotore dell’acquisto delle altre quote eventualmente non optate per far sì che il 51 per cento rimanga in mano agli enti pubblici». Pietro Raso, consigliere regionale (rieletto) della Lega: «La Regione Calabria (…) si deve impegnare, deve anche, nel caso in cui gli altri soci pubblici non potessero sottoscrivere le proprie quote di aumento capitale, ad acquistarle, in modo che la Sacal continui ad essere pubblica». Tilde Minasi, neo assessore leghista: «La Sacal non può essere gestita come un’azienda privata e, poi, diventare improvvisamente pubblica quando ha bisogno di un sostegno». Pareri che avrebbe dovuto vincolare l’allora presidente ff a non tralasciare il dossier sul futuro degli aeroporti, passando dalle parole ai fatti.  
Ora che il vaso si è rotto, toccherà raccogliere i cocci. Roberto Occhiuto ha lasciato intendere che il caso sarà scandagliato a fondo. Enac ha fatto di più, avviando le procedure per il commissariamento dello scalo lametino e interessando la Procura di Catanzaro. Una situazione potenzialmente esplosiva. (p.petrasso@corrierecal.it)

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