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Terremoto Sacal, il verbale del patto (tradito) tra Regione e privati. Gli angoli bui della privatizzazione

Chi c’era al tavolo che stabilì di mantenere la maggioranza pubblica. Ecco quali erano i tempi per portare la pratica in Consiglio

Pubblicato il: 17/11/2021 – 7:31
Terremoto Sacal, il verbale del patto (tradito) tra Regione e privati. Gli angoli bui della privatizzazione

CATANZARO Per rompere un patto a volte bisogna essere in due. E nel caso del pasticcio della Sacal, della sua privatizzazione (forse) inattesa, quel patto era un pre-accordo formale pensato per guidare l’aumento di capitale e lasciare la maggioranza in mano pubblica. Il verbale dell’intesa siglata il 2 luglio 2021 chiarisce alcuni aspetti della vicenda destinata a finire sotto la lente della Procura di Catanzaro (per via dell’esposto di Enac) ma lascia aperte domande alle quali le istituzioni dovranno rispondere. In primo luogo la Regione, attraverso la discovery avviata dal presidente Roberto Occhiuto, che ha denunciato le «strane manovre» attorno alla gestione degli aeroporti calabresi. 

La ratio (disattesa) dell’accordo

Partiamo dalle cose che appaiono chiare dopo la lettura dell’atto. La «ratio dell’accordo» è il rafforzamento del capitale di Sacal – necessario per uscire dalle secche della crisi Covid – «attraverso la crescita della partecipazione nella società sia dell’azionista pubblico di maggior peso elettivo, stakeholder territoriale di riferimento, sia dell’azionista privato di maggioranza relativa». Una cosa non è messa in dubbio: si sceglie di confermare «l’attuale maggioranza del complesso dei soci pubblici». Dall’altro verso, Lamezia Sviluppo, il principale socio privato sceglie di crescere pur mantenendo una «quota minoritaria». Com’è finita si sa: la società della famiglia Caruso detiene la maggioranza assoluta. 

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VERBALE | Il pre-accordo raggiunto per l’aumento di capitale

Chi ha firmato il patto 

Tra le intenzioni e la realtà c’è un finestra temporale che fissa lo step successivo al 30 luglio, quando «la versione completa dell’accordo verrà redatta dai legali di fiducia delle parti e firmata dai rispettivi rappresentanti, con la stipula di patto parasociale». Il verbale spuntato nelle ore scorse non può chiarire come si siano evolute le cose nel giro di un mese. Potrebbero farlo le persone sedute al tavolo il giorno del pre-accordo: il governatore reggente Nino Spirlì, il suo capo di Gabinetto Francesca Bufano, l’amministratore unico di Lamezia Sviluppo Davide Caruso, sua sorella Adele Caruso, il presidente del cda di Sacal Giulio De Metrio. Non sappiamo cosa sia accaduto il 30 luglio. Sappiamo però quali erano gli impegni presi (e disattesi) dalle parti circa un mese prima. 

Gli impegni presi dalla Regione: dal 9,2 al 25% del capitale sociale

La Regione si è impegnata a confermare il ristoro da 5 milioni di euro per la crisi pandemica, all’epoca in corso di approvazione da parte della Commissione europea, e a ribadire il sostegno a fondo perduto di 1,8 milioni di euro (sempre post crisi Covid). La Cittadella aveva anche acconsentito alla sottoscrizione delle «quote eventualmente non sottoscritte da parte degli altri soci pubblici, per un impegno economico complessivo stimabile al momento in 4,7 milioni di euro» e sarebbe dovuta passare dal 9,2 al 25% del capitale sociale. L’ipotesi era quella che l’amministrazione regionale acquisisse le fette lasciate libere da Provincia e Comune di Catanzaro, Comune di Lamezia e Provincia di Cosenza. Anche in questo caso si sa com’è andata: Occhiuto, nel suo video-denuncia su Facebook ha detto che la quota della Regione vale il 7%. 

Lamezia Sviluppo sarebbe dovuta passare dal 29,2 al 35,6%

Da parte dei privati l’impegno era simile in termini economici. Lamezia Sviluppo avrebbe dovuto sottoscrivere l’aumento di capitale in proporzione alla propria quota e versare anche la parte non sottoscritta da parte degli altri soci privati. Impegno economico previsto: 4,4 milioni di euro, con un aumento del peso nella compagine sociale dal 29,2% al 35,6%. La famiglia Caruso oggi detiene più del 50% della società mista. 

La Regione aveva il tempo per rispettare gli impegni?

Spirlì Consiglio regionale

Cosa ha spostato gli equilibri? Per Spirlì, ritenuto da più parti il responsabile politico della privatizzazione, la Regione non poteva fare diversamente. «L’indizione delle elezioni nell’agosto 2021 – ha spiegato l’ex facente funzioni – ha determinato l’impossibilità per legge di convocare il Consiglio regionale nei 45 giorni antecedenti alle elezioni, circostanza che ha reso impossibile seguire l’aumento di capitale per l’ente regionale». Rivediamo la tempistica, senza commenti: il 2 luglio arriva il pre-accordo Regione-Sacal-Lamezia Sviluppo, il 30 luglio è prevista – secondo il verbale – la ratifica dell’accordo definitivo, l’ultimo consiglio regionale della scorsa legislatura è stato convocato il 10 agosto. Se il timing fosse stato rispettato, si sarebbe forse potuto assistere a un finale diverso. Questione di priorità. E all’epoca si pensava più a ticket ed equilibri politici che alle sorti degli scali calabresi. 

Gli angoli bui

Di sicuro, dopo la data dell’ultimo consiglio della passata legislatura gli equilibri sono mutati. A quel punto, con gli enti pubblici fuori gioco per questioni tecnico-elettorali (la Regione) o per scelte finanziarie (tutti gli altri), il privato ha avuto libertà d’azione. E in questo non è stato frenato dallo Statuto, che prevede per Sacal il mantenimento di 1/5 delle quote in mano pubblica. Resta da capire se – come sostiene Enac – l’acquisto delle quote inoptate sia avvenuto in maniera troppo “leggera”. Per l’Ente nazionale aviazione civile, Sacal avrebbe dovuto prevedere una cessione trasparente, con tanto di evidenza pubblica. Lamezia Sviluppo ritiene di «aver agito nel rispetto della legge e dello Statuto». Gli angoli bui, in questa storia, rimangono. (ppp)

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