Massimo Ferrero, il «deus ex machina» e le aziende trasferite in Calabria
La Procura di Paola individua il modus operandi attuato dall’imprenditore finito in carcere. «Le società poste in liquidazione venivano trasferite di sede prima di dichiararne il fallimento»

PAOLA Un’attività di indagine piuttosto complessa quella delle Fiamme Gialle di Cosenza che hanno analizzato a fondo i documenti delle società fallite e riconducibili al Gruppo Ferrero, tutte con sede legale ad Acquappesa. I conti delle aziende sono finiti sul tavolo del procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni, che ha chiesto ed ottenuto l’arresto del presidente dimissionario della Sampdoria, Massimo Ferrero. Le aziende con sede a Roma, secondo quanto ricostruito, «venivano poste in liquidazione e trasferivano (nel 2013) la propria sede in Calabria presso lo studio del liquidatore Aniello del Gatto e dichiarate fallite nel 2017». La Maestrale Srl ha seguito lo stesso iter: prima è stata posta in liquidazione, poi trasferita di sede da Roma ad Acquappesa nell’agosto del 2020, e infine dichiarata fallita. Le operazioni – secondo la Procura di Paola che coordina le indagini – sono scaturite da un «preciso disegno criminale e da una unica regia che ha avuto il fine ultimo di accumulare beni e risorse al fine di soddisfare esigenze di carattere personale».
Massimo Ferrero è il «deus ex machina»
Massimo Ferrero per la Guardia di finanza di Cosenza è il «deus ex machina» dei reati di bancarotta contestati, svolgendo l‘attività dell’amministratore di fatto avrebbe gestito illecitamente il patrimonio e le vicende societarie di tutte le aziende a lui riconducibili mirando allo «svuotamento degli assets con successivo fallimento delle società». Una circostanza cristallizzata dalle intercettazioni captate dagli investigatori con protagonista lo stesso imprenditore di Testaccio. In una occasione, il patron dimissionario della Sampdoria chiede al suo interlocutore: «La Maestrale è chiusa?…perché volevo fa un unico pagamento…così pagavo e mi levavo dal cazzo!». Delle societarie calabresi, Ferrero si tiene informato e chiama il commercialista che cura gli aspetti economici della società del gruppo per ricevere delucidazioni in merito ad una posizione. Il consulente si mostra preoccupato: «C’è una posizione che non troviamo le carte. La posizione è che ad un certo punto le carte di Farvem, si perdono nella notte dei tempi e non esiste più la contabilità. Ed è la posizione del prestito di Cariparma effettuato a Farvem» e Ferrero nel corso della telefonata spiega al suo interlocutore del prestito e dei vari passaggi compiuti. «Te lo dico in tre parole, parliamo di 13/14 anni fa. Io chiedo 7 milioni e 600mila euro per i palazzi Farvem (…) da lì mi fanno mettere altri soldi a garanzia. Un po’ di anni dopo questi soldi che facevano: li mettevano un po’ a garanzia a Farvem, da Farvem li spostavano e li mettevano a Blu, da Blu li spostavano ad Ellemme». Da un’altra intercettazione – secondo la Procura – si evince il ruolo centrale negli affari di famiglia di Ferrero. E’ lo stesso imprenditore a confermarlo ad un suo interlocutore che gli chiede quali siano i ruoli dei suoi familiari nelle aziende del “Gruppo”. «Ruolo che hanno? Nessuno!! Ferrero punto!».
Le posizioni di tutti gli indagati
«La spregiudicatezza degli indagati» per la Procura si lega ad un concreto «pericolo di reiterazione criminosa». E nel quadro tracciato da chi indaga, emerge chiaro il ruolo di tutti i soggetti legati al Gruppo Ferrero. A partire dal dimissionario presidente della Sampdoria che «impartisce direttive sulle operazioni relative alle gestioni societarie, intrattiene rapporti con professionisti e si costituisce nell’atto di transazione per la definizione dei fallimenti della Blu Cinematografica Srl e Blu Line Srl». Vanessa Ferrero, figlia dell’imprenditore finito in carcere, risulta amministratrice della Ellemme Group Srl e di alcune società del Gruppo. Giovanni Fanelli è persona di fiducia, riveste cariche apicali all’interno di alcune società e avrebbe «partecipato alla distrazione di somme in qualità di amministratore della Blu Cinematografica Srl». Aniello del Gatto, invece, viene individuato come professionista idoneo a ricoprire il ruolo di liquidatore e trasferire la sede delle società fallite da Roma ad Acquappesa, «portando le società al fallimento con relativa inerzia». Il nipote di Massimo Ferrero, Giorgio Ferrero, ha rivestito e ricoperto cariche amministrative in società del Gruppo e ha «consentito di distrarre risorse». Stessa accusa mossa a Roberto Coppolone, amministratore di società appartenenti alla “galassia Ferrero” e Paolo Carini, amministratore della Mediaport. Infine, Laura Sini – consigliere della Ellemme Group – si sarebbe resa responsabile insieme a Massimo e Vanessa Ferrero del «reato di ricorso abusivo al credito».