CATANZARO Se la Calabria da lunedì cambia colore lo deve soprattutto al quadro critico in cui versano le strutture sanitarie calabresi, ma anche ai ritardi accumulati nel recente passato.
Le motivazioni che hanno portato al cambio di colore sono dettate dalla penuria di posti letto capaci di ospitare sia degenti nei reparti Covid sia in rianimazione.
Il superamento di questi due parametri ha fatto appunto scattare il provvedimento a carico della Regione. In particolare attualmente i posti letto disponibili nelle terapie intensive sono pari a 181 e quelli occupati sono 22. Un dato che rappresenta il 12,15% dell’occupazione superiore al tasso previsto del 10%. Anche in area medica il quadro è allarmante con 158 ricoverati (al dato di ieri) su 978 posti disponibili negli ospedali calabresi. Qui la percentuale è dunque pari al 16,16% al di sopra della soglia del 15% disposta dal nuovo meccanismo per disporre il cambio di colore. Così come l’incremento d’infezioni registrate nella regione. Ed a preoccupare anche il tasso di positività che resta decisamente alto rispetto alla media nazionale (3,72%) ed è anche cresciuto passando da 4,92% al 6,69% dell’ultimo bollettino. Da qui il provvedimento. Si attendono ora le contromisure per ampliare i posti letto e ridurre così la pressione negli ospedali.
Ma l’altra questione che interessa la Calabria e che desta preoccupazione è il numero dei non vaccinati. Soprattutto quelli a maggiore rischio di entrare nelle strutture ospedaliere e peggiorare dunque il quadro. Ben il 17,4% dei residenti in Calabria che hanno più di 80 anni non risultano aver inoculato neanche una dose di vaccino. Un dato che pone la regione al primo posto in Italia per cittadini in questa fascia di età senza vaccino. Ma la Calabria vanta anche il record negativo nella fascia tra i 70 e il 79 anni: qui la soglia è pari al 12,56%. E resta inoltre ai primi posti per le altre fasce di età di non vaccinati. Ad esempio nella fascia tra i 60 e il 69 anni la Calabria è al quinto posto per cittadini senza dosi. Così come è al secondo posto per residenti che hanno un’età compresa tra il 50 e i 59 anni. Numeri che potrebbero far comprendere quali siano i concreti rischi di far peggiorare la situazione già critica delle strutture sanitarie calabresi.
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