REGGIO CALABRIA A proposito della legge istitutiva dell’Azienda Zero per il governo della sanità calabrese, il gruppo consiliare De Magistris Presidente sta per lanciare una petizione on line su Change.org, al fine di spingere il Consiglio regionale della Calabria «a fare marcia indietro e a cancellare questo provvedimento di palazzo, gravemente lesivo del diritto alla salute dei calabresi». Ne danno notizia i consiglieri regionali dello stesso Gruppo, Ferdinando Laghi e Antonio Lo Schiavo, decisi, dichiarano, «a combattere in ogni sede utile contro la legge in questione e a presentare proposte concrete per difendere la sanità pubblica dagli assalti della solita politica».
«Va ricordato che, per legge e costante orientamento della giurisprudenza, in regime di commissariamento la Regione non può né deve interferire – si precisa nella petizione – sull’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario. Ciononostante, la legge in parola crea un’azienda avente il dichiarato obiettivo di accentrare i poteri in materia di sanità, già nelle mani del presidente della Regione quale commissario delegato dal governo nazionale».
«Per molti versi, l’Azienda Zero – questa è la denuncia pubblica – si sostituisce alle aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria, così come al dipartimento regionale Tutela della salute, che diventa sottoposto al nuovo ente. In pratica, il centrodestra al governo della Regione Calabria si è dotato di una super azienda, costosissima e pagata dai cittadini calabresi, la quale, in contrasto con diverse disposizioni contenute nella Costituzione e nelle leggi statali, farà da quartier generale di comando. Il risultato, purtroppo, sarà l’ulteriore deprivazione – avverte il gruppo consiliare De Magistris Presidente – dei quel che resta del diritto alla salute dei calabresi, in particolare delle fasce più deboli». «Un progetto di legge di tale delicatezza e articolazione avrebbe ovviamente richiesto e preteso non solo il percorso dovuto, interno al Consiglio regionale ed alle sue Commissioni, ma anche – sottolinea la petizione online – un ampio dibattito con le componenti sociali ed istituzionali calabresi interessate e coinvolte».
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