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la decisione

Cosenza, la Questura nega il permesso di soggiorno: senegalese si rivolge al Tar e vince

Il cittadino, difeso dall’avvocato Enrico Morcavallo, per il Tribunale amministrativo regionale è idoneo ad ottenere il certificato

Pubblicato il: 04/01/2022 – 17:36
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Cosenza, la Questura nega il permesso di soggiorno: senegalese si rivolge al Tar e vince

COSENZA Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria, Sezione Seconda, (Giovanni Iannini, Presidente; Francesco Tallaro, Primo Referendario e Estensore; Gabriele Serra, Estensore) si è pronunciato, accogliendo il ricorso proposto dal cittadino senegalese N.M. rappresentato e difeso dall’avvocato Enrico Morcavallo, per l’annullamento del provvedimento emesso dal Questore di Cosenza il 9 febbraio 2021, con cui era stata respinta l’istanza per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno.

I fatti

Nella motivazione del provvedimento si legge che la documentazione presentata «non dimostrerebbe che, in data anteriore al 31 ottobre 2019, il ricorrente abbia prestato attività lavorativa nei settori previsti».
Il cittadino africano si è rivolto al Tar, chiedendo l’annullamento del provvedimento perché sarebbe «illegittimo per tre ragioni». In primis, violerebbe la legge applicabile, in quanto in realtà il ricorrente avrebbe lavorato, dal 12 giugno 2018 al 31 dicembre 2018, come bracciante agricolo in una azienda e poi avuto ulteriori occasioni lavorative. Inoltre, il provvedimento sarebbe caratterizzato «da una motivazione generica e, in ogni caso, difetterebbe di istruttoria, posto che l’amministrazione avrebbe potuto agevolmente verificare e non l’ha fatto – lo svolgimento di attività lavorativa da parte del richiedente nel periodo rilevante ai fini dell’emersione». Infine, «avrebbe violato i principi di partecipazione endoprocedimentale giacché N.M. non avrebbe ricevuto né la comunicazione di avvio del procedimento, né il preavviso di rigetto». L’avvocato Morcavallo, ha prodotto la documentazione relativa alla sussistenza di contratti di lavoro in settori pertinenti, registrati presso Inps e Inail e relativi a periodi antecedenti al 31 ottobre 2019. «Il ricorso, pertanto, si manifesta nel suo complesso fondato e deve trovare accoglimento».

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