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Rinascita Scott, i pranzi per «pratiche e carte» organizzati dal boss e ospitati (anche) dal prete

Il divieto di portare cellulari, il sospetto di essere seguiti. Come si svolgevano, e con chi, gli incontri voluti da Luigi Mancuso nell’estate 2017

Pubblicato il: 06/02/2022 – 6:56
di Alessia Truzzolillo
Rinascita Scott, i pranzi per «pratiche e carte» organizzati dal boss e ospitati (anche) dal prete

LAMEZIA TERME Gli incontri per «pratiche e carte» sono occasioni conviviali alle quali partecipare col cellulare spento e senza farsi notare con la propria auto e, talvolta, con la preoccupazione di essere seguiti. Incontri voluti dal boss Luigi Mancuso e ospitati sempre lontano dalla sua magione. L’attività investigativa del Ros di Catanzaro – raccontata nel corso del maxi processo Rinascita Scott dal tenente colonnello Giovanni Migliavacca – ha captato in particolare due pranzi nell’estate del 2017, uno avvenuto il primo agosto nell’abitazione di Giovanni Rizzo e uno il sette agosto, ospitato dal prete di Limbadi.

Pranzi a telefono spento

L’11 settembre 2017 Giovanni Giamborino, in compagnia di Nazzareno Antonino Pugliese, parla di un incontro avvenuto l’uno agosto 2017 da “Mezzodente” ossia da Giovanni Rizzo, classe ’72, nipote di Luigi Mancuso. Incontro al quale avrebbero partecipato Luigi Mancuso, l’avvocato Giancarlo Pittelli, Giovanni Giamborino, Rocco Delfino, Domenico Cangemi, Domenico Salvatore Polito, Pasquale Gallone e «i figli di Peppe» (si tratta, secondo gli investigatori, dei figli di Giuseppe Mancuso, Domenico e Antonio Mancuso).
«Abbiamo mangiato insieme – dice Giamborino – abbiamo mangiato da Mezzodente». A riscontro di quanto racconta Giovanni Giamborino, spiega l’ufficiale, ci sono le conversazioni telefoniche del 31 luglio tra Giamborino e Pittelli durante le quali Giovanni Giamborino, «adducendo problemi con il Tribunale, invita l’avvocato Pittelli a vedersi l’indomani con una certa urgenza e il legale dice che si dovrebbero vedere intorno alle 11». Le indagini sulle celle telefoniche rivelerebbero, inoltre, che Giamborino, nel corso di quella telefonata, si trovava in compagnia del braccio destro di Luigi Mancuso, ovvero Pasquale Gallone. Giamborino riferisce che «l’indomani dovrà portare l’avvocato Pittelli “là sotto” – dove “là sotto” è termine per indicare le zone di Limbadi – così come richiestogli nella mattinata da Pasquale per conto di Luigi Mancuso. Giamborino aggiunge che la volta precedente l’avvocato Pittelli aveva portato con sé il telefonino e volle andare con la propria auto. In virtù di ciò Pasquale pretese che non accadesse di nuovo per evitare eventuali monitoraggi», spiega Migliavacca rispondendo alle domande del pm Andrea Mancuso.
Anche Giamborino non porta il telefono con sé, tanto che si premura di avvisare il fratello che quel giorno si sarebbe assentato e non avrebbe avuto il cellulare appresso. Infatti – rilevano le indagini – dalle 11:38 del primo agosto 2017 alle 14:15 il telefono di Giamborino risulta essere spento, tant’è vero che alla moglie che lo rimprovera riferisce che il figlio sapeva che non aveva con sé il cellulare.
Prima di spegnere il telefonino Giamborino e Pittelli scambiano un serie di sms con i quali si danno appuntamento al bivio di Rosarno. Le telecamere piazzate davanti casa di Gallone fanno il resto individuando i passeggeri nell’auto di Giamborino.

L’incontro a casa del prete

Giamborino racconta di un secondo incontro il sette agosto in cui ha portato Pittelli da Luigi Mancuso: «Poi ha voluto che portassi un’altra volta l’avvocato Pittelli la sotto». Secondo quanto spiega il tenente colonnello Migliavacca, Giamborino ha lasciato l’avvocato Pittelli sul posto e se ne sarebbe andato. «Lui ormai lo ha difeso. Ho lasciato Pittelli là sotto e poi Pittelli mi ha detto che da quella volta non l’ha più visto». Durante un incontro successivo a Catanzaro, Pittelli avrebbe detto a Giamborino che «c’era il prete, ‘Ntoni, Giovanni (fratelli di Luigi Mancuso, ndr) e Luni che mangiavano», dice Giamborino.
«Il prete?», chiede Pugliese.
«Il prete di Limbadi… lui li ha a tutti amici», risponde Giamborino.
«Chi – chiede Puglise – ‘Ntoni?»
«Luigi», risponde Giamborino.
«Luigi lo vogliono bene tutti», gli fa eco Pugliese.
«Ma Luigi se ne andava nelle case, dormiva nelle case dei vecchietti», dice Giamborino. Si ritorna sul concetto, già raccontato da Migliavacca, di Luigi Mancuso «che andava nelle case di persone perbene che lo ospitavano».

Il sospetto di essere seguiti

Il Ros monitora le telefonate e gli spostamenti che avvengono il giorno prima. Il sei agosto Giamborino contatta Giancarlo Pittelli organizzandosi per un incontro il giorno dopo. Nel corso del viaggio per andare a Nicotera «Giamborino ammoniva Pittelli dicendogli di mettersi il telefono in tasca. «Vi conviene spegnerlo il telefono avvocato», rilevano le captazioni nell’auto di Giamborino. «Durante il viaggio – racconta Migliavacca – l’avvocato domandava al suo interlocutore se ci fosse qualcuno che li stesse seguendo ma Giamborino lo rassicurava che non li stava seguendo nessuno».
Quando arrivano a destinazione Giamborino, prima di far scendere l’avvocato dall’auto gli ricorda: «Prendetevi questi regali, mi chiamate quando arrivate a Vibo, mettetelo nella tasca il telefono».
 Il ritorno dell’avvocato a Vibo viene monitorato alle 15, in piazza San Leoluca, con l’auto di Francesco Corigliano dalla quale scende Pittelli che da qui prosegue con la propria macchina.
Giamborino, subito dopo l’incontro dell’uno agosto, parla con Salvatore Giuseppe Galati, detto “il ragioniere” e dice: «Ero là con Giancarlo che c’era Rocco Delfino con Mimmo Cangemi per alcune carte». Secondo Giamborino, la presenza di Pittelli era stata voluta per Rocco Delfino e Cangemi. «Per una pratica sua», ribadisce Giamborino che fa sapere che accompagnerà Cangemi e Delfino a Catanzaro «e poi lunedì vuole a Giancarlo “là sotto” un’altra volta», dice riferendosi all’incontro del sette agosto dal prete di Limbadi.
Il sette settembre 2017 Giamborino incontra nuovamente Pittelli e gli chiede chi fossero i partecipanti presenti all’incontro ospitato dal prete di Limbadi. «Il prete di Limbadi – risponde Pittelli –, Antonio il fratello e Giovanni. Mi ha voluto fare incontrare il fratello». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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