CATANZARO «Siamo fermi». Il “maggiorente” del centrodestra fa spallucce e allarga le braccia. Le trattative sono a un binario morto, dopo la prima interpartitica in vista delle Comunali di Catanzaro che si è trasformata in un fuoco incrociato di veti e controveti. Sono ore di profonda riflessione, nel centrodestra catanzarese. Una generale consegna del silenzio per evitare che il campo già abbastanza impraticabile della coalizione si impantani del tutto. Non viene confermata da nessuno nemmeno la data della seconda interpartitica, che inizialmente era prevista giovedì ma che potrebbe slittare, magari a sabato, un po’ per impegni istituzionali oggettivi – soprattutto dei parlamentari di stanza a Roma – un po’ perché non ci sono le condizioni ideali per proseguire la discussione avviata nei giorni scorsi. Qualche passo avanti rispetto alle settimane scorse il centrodestra l’ha pure fatto, il primo è quello di essersi finalmente seduto a parlarsi, ma il primo tavolo è di fatto “saltato”, lasciando nel vago tutti i punti in agenda: dai nomi dei papabili candidati sindaco allo stesso perimetro dello schieramento, che resta ancora da determinare in realtà. In corso operazioni di ricucitura che però sono piuttosto complicate e stentate. Nessuno pensava che la prima interpartitica sarebbe stata esaustiva e definitiva, ma pochi pensavano che potesse rivelarsi divisiva come sembra sia stata. Ogni tentativo di fuga in avanti è stato respinto con perdite. Il più classico “fuoco amico”. Praticamente non c’è stato nome fatto da chicchessia che non sia stato subito abbattuto o quantomeno frenato dalla contraerea. Fonti accreditate sostengono che, di fatto, sarebbero già bruciati i nomi dei “candidabili”, almeno di quelli di più stretta osservanza di centrodestra, citati al tavolo di sabato, come a esempio Baldo Esposito e Marco Polimeni: anzi – è l’indiscrezione che rimbalza in serata da fonti del centrodestra catanzarese – alla luce della mancanza di unità sulla sua figura Esposito avrebbe già tratto d’impaccio la coalizione, comunicando la sua indisponibilità alla discesa in campo quale aspirante sindaco al suo principale sostenitore, il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, della Lega. L’impressione è che si stia iniziando a lavorare per un “nome di superamento” che possa schivare il gioco dei veti incrociati. Non sarà ovviamente facile. Si tratterà di capire come si muoveranno ora i big e i partiti. Sono in tanti sulla scena, e ognuno con uno sparitto diverso. Oltre alla Lega di Mancuso c’è Fratelli d’Italia, che non pone veti se non quello per cui il prossimo candidato sindaco debba essere di qualità e aggregante. Per non parlare del sindaco uscente Sergio Abramo, che avrebbe portato al primo tavolo un sondaggio preoccupante per le sorti del centrodestra in un eventuale ballottaggio con il centrosinistra guidato da Nicola Fiorita. Quanto a Forza Italia, non aiuta il clima complessivo dello schieramento il perdurante braccio di ferro tra l’area del coordinatore regionale Giuseppe Mangialavori e quella del colonnello territoriale Mimmo Tallini, che al primo tavolo avrebbe lanciato il nome di Antonello Talerico incontrando subito l’insormontabile alt dello stesso Mangialavori. Insomma, tante manovre, ma intanto il dato è quello di un centrodestra ancora fermo ai box e spaccato, e con un’area centrista che senza tanti misteri sta guardando con molto interesse alla figura del candidato sindaco Valerio Donato, iscritto al Pd ma in campo con una proposta civica che non contempla al momento il Pd: il nome di Donato è già stato lanciato dall’Udc al tavolo di sabato scorso e avrebbe già fatto breccia in altri spezzoni – essenzialmente civici e comunque moderati – dello schieramento, ma potrebbe avere una forza espansiva maggiore nei prossimi giorni. (a. cant.)
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