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I container di rifiuti nel porto di Salerno. «Operazione opaca»

Gli scarti di ritorno alla Tunisia al centro di un’interrogazione di Fdi. I passaggi oscuri della vicenda

Pubblicato il: 22/02/2022 – 18:59
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I container di rifiuti nel porto di Salerno. «Operazione opaca»

SALERNO La vicenda dell’arrivo nel porto di Salerno di 213 container della “SRA” di Polla è stata portata all’attenzione del governo dai deputati di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, Edmondo Cirielli, Salvatore Deidda, Giovanni Russo e Davide Galantino, che hanno rivolto una interrogazione ai ministri della Difesa e della Transizione ecologica per sapere quali iniziative intendano assumere per preservare l’area demaniale militare di Persano e tutto il territorio della Piana del Sele. Infatti la Regione Campania ha approvato il 15 febbraio scorso uno schema di accordo con la Provincia di Salerno e l’Ente d’ambito territoriale sul rimpatrio dei rifiuti stoccati illegalmente in Tunisia, che prevede che «i containers saranno prelevati dal porto di Salerno e trasportati nell’area militare di Persano, ove saranno stoccati per un periodo strettamente necessario alle operazioni di analisi, in vista del loro trasferimento presso impianti di trattamento finale fuori regione». «Un’operazione i cui contorni appaiono opachi e che suscita perplessità – spiegano di deputati di Fratelli d’Italia – perché appare difficile credere che i rifiuti tunisini saranno stoccati a Persano per un periodo limitato, come, purtroppo, hanno ampiamente dimostrato le esperienze pregresse».
«Non è accettabile che in una riserva naturale o anche solo a ridosso della stessa vengano fatti stazionare rifiuti di qualsiasi genere; senza considerare che Serre ha già ‘servito’ l’intera regione con la discarica di Macchia Soprana e con lo stoccaggio di ecoballe a Persano, pagando un prezzo elevatissimo con la presenza concentrata di discariche», proseguono i parlamentari, che considerano “inaccettabile che questi rifiuti vengano stoccati a ridosso di una meravigliosa oasi naturale e, per giunta, in un’area dell’Esercito, mortificando il personale e il ruolo istituzionale che ricopre: dovrebbe essere interesse pubblico preservare le aree demaniali militari e non violarle, trasformandole in discariche».
«Le istituzioni locali – concludono Ferro, Cirielli, Deidda, Russo e Galantino – stanno facendo uno sforzo enorme per rilanciare la vocazione agricola e turistica del territorio lungo il corso del Sele e la scelta della Regione Campania va nella direzione diametralmente opposta, nel silenzio assordante delle istituzioni nazionali».

Il ritorno delle ecoballe dalla Tunisia

L’ennesimo capitolo della vicenda rifiuti in Campania ha avuto inizio il 20 febbraio, al porto di Salerno. Dove sono stati scaricati 213 container nei quali sono stipate circa seimila tonnellate di ecoballe di spazzatura campana trasferite in Tunisia nel 2020 e poi restituite, perché smaltite irregolarmente nel Paese magrebino. E mentre sull’asse italo-africano s’intrecciano le inchieste della magistratura per chiarire eventuali aspetti illegali della vicenda – in Tunisia sono stati arrestati 12 funzionari pubblici e un ex ministro dell’Ambiente, cinque di loro sono ancora in carcere, e indagate complessivamente 26 persone – a Serre si prepara una rivolta di residenti e istituzioni.

La protesta

I rifiuti saranno destinati, teoricamente per un periodo di tempo limitato, nel sito di stoccaggio temporaneo predisposto nel comprensorio militare di Persano, nel comune di Serre. Ma dovranno prima superare le proteste. Come quella del sindaco Franco Mennella e dei cittadini. Il sindaco ha chiesto aiuto anche agli abitanti dei comuni vicini per «partecipare a questa importante e vitale battaglia per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica».

Le indagini

Dalla Campania, come racconta il Corriere del Mezzogiorno, oramai due anni fa, erano partiti 282 container, con all’interno 7.900 tonnellate di ecoballe, poi sbarcati al porto tunisino di Mousse. Doveva smaltire i rifiuti la società Soreplast a Moureddine, in base a un accordo con l’italiana Sra- Sviluppo Risorse Ambientali. Qui, per un incendio nell’impianto di stoccaggio, sono andate in fumo poco meno di duemila tonnellate. L’altra parte era rimasta sul molo in attesa del rimpatrio. Il tutto mentre dalle ecoballe cominciavano a fuoriuscire liquidi derivanti dalla macerazione ultradecennale della spazzatura. Il caso, nel frattempo, oltre che diplomatico era diventato argomento di scontro politico anche nel Parlamento italiano.

L’atto tra Regione e governo della Tunisia

Alla fine è stato individuato un nome politically correct per il documento che ha imposto alla Regione Campania di riprendersi i rifiuti e di pagarne il costo di rimpatrio: un accordo di cooperazione internazionale firmato con il governo tunisino e farcito da belle parole. Ma con una chiara imposizione nei confronti di Palazzo Santa Lucia: i rifiuti devono tornare in Campania subito.

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