Mistero tra i loculi a San Giovanni. Cadaveri non registrati in una cappella privata
Esposto del responsabile dei servizi cimiteriali. Due bare e un ossario di legno nella tomba destinata a una donna appena defunta

SAN GIOVANNI IN FIORE Un mistero tra i loculi del cimitero di San Giovanni in Fiore. Un ritrovamento segnalato, tramite un esposto, alla Procura di Cosenza e ai carabinieri, chiamati a far luce sul ritrovamento di resti di cadavere non registrati in una cappella cimiteriale privata. La storia inizia ieri, 5 aprile, quando Alessandro Martire, responsabile dei servizi cimiteriali, arriva al camposanto per la tumulazione di una donna deceduta il giorno prima: il suo posto è nella cappella di famiglia. Martire arriva assieme a due addetti comunali per una verifica del loculo. E qui inizia il mistero: non è vuoto, contiene due bare e una sorta di ossario di legno. La situazione è descritta nell’atto indirizzato al procuratore Mario Spagnuolo: «Dentro una bara lignea e con esterno in zinco, si è osservata la presenza di uno scheletro ancora perfettamente riconoscibile e con le gambe spezzate. All’interno sono state trovate altre ossa dall’aspetto diverso, intanto nel colore, il che lascia pensare che si tratti di due distinte persone». Nel loculo c’era anche scritto un nome. Si tratta di un uomo deceduto nel 1987, come suo padre. Per i resti mortali di entrambi era stato disposto il trasferimento: le spoglie, però, non sono state trovate nel luogo annotato sui registri. Come se non bastasse, «nella cassetta di legno, simile a un ossario, interna al loculo, sono stati invece rinvenuti i resti di un neonato, verosimilmente di uno o due mesi di età, ma nello specifico non è stato possibile risalire all’identità». L’altra bara, che si trova nel loculo non è in condizioni integre, ed è stata lasciata lì per evitarne l’apertura; oltretutto non risultano, nei registri cimiteriali, annotazioni relative a sepolture in quella cappella privata e in quella particolare postazione.

Il ritrovamento lascia aperte parecchie opzioni: che si sia trattato di “errori” nella sistemazione dei resti o di qualcosa di più grave (nei cimiteri calabresi, negli anni scorsi, sono spesso stati segnalati abusi e compravendite di loculi), resta il fatto che l’anomalia è evidente. E per questa ragione gli uffici comunali si sono rivolti alla Procura del capoluogo perché «accerti i fatti e le eventuali responsabilità penali». (ppp)