REGGIO CALABRIA È Natale. E a Natale un pensiero agli amici non guasta mai. Specie se il regalo arriva da un rettore ed è diretto a «funzionari e dirigenti del Miur che si interfacciano con i vertici dell’ateneo reggino». Uno dei passaggi dell’inchiesta “Magnifica” della Procura di Reggio Calabria si concentra sulle trasferte romane dell’ex rettore della “Mediterranea” Pasquale Catanoso. Viaggi non proprio istituzionali, finalizzati a consegnare doni a personaggi di vertice del ministero. Olio, da prelevare in un’azienda di San Giorgio Morgeto, arance («quattro quintali, più o meno») con limoni e avocado. E profumi, destinati a un dirigente con il quale Catanoso «riferisce che discuterà della vicenda dei punti organico che il ministero dovrà assegnare all’ateneo». L’accusa non ipotizza neppure che possa esserci un corrispettivo per queste “consegne”. Il mantenimento dei rapporti, però, è una delle chiavi del “sistema” che gestiva l’ateneo dello Stretto: «Domani sembro una bestia da soma… io non posso fare cazzate, Marcello – riferisce Catanoso al rettore Zimbone – noi dobbiamo essere rigorosi i primi con gli amici che mi hanno rotto i coglioni». La trasferta romana serve anche per valutare la possibilità di sbloccare una pratica: «Naturalmente, se noi bandiamo questo posto poi col gioco delle tre carte, il posto di ricercatore di tipo B può ritornare a noi, ma prima devo vedere quanti ce ne arrivano da fuori, un casino». I pro-rettore spiega che dovrà portare profumi «a tutto il mondo». E, en passant, propone a uno dei suoi collaboratori – che vorrebbe viaggiare assieme a lui per partecipare a un lutto nella Capitale – di «giustificare il suo viaggio con l’esigenza di doversi recare in missione con il rettore» ma gli suggerisce di prendere il treno veloce, più comodo. «È – per gli investigatori – una visione del ruolo pubblico in chiave prevalentemente utilitaristica». Tutto è pronto per partire, quando Catanoso ha un ripensamento sul mezzo di trasporto. E chiede al suo superiore Zimbone: «Senti una cosa, mi autorizzi ad andare con l’A6 piuttosto che col Doblò?», furgone inizialmente scelto vista la mole del carico. L’Audi, il cui percorso viene monitorato dagli investigatori parte per la Capitale. Primo stop: uno dei pezzi grossi del Miur, per dirla con Catanoso «il padrone del ministero», «uno che comanda tutto». Consegna: una cassetta di olio; un “cesto di profumi”; due cassette miste di arance, avocado e limoni.
Seconda tappa: altro funzionario del ministero. Regali: una cassetta di olio; una cassetta di vino; un “cesto di profumi”. Meno corposa la consegna verso un altro dirigente del Miur: due cassette di arance. Altre consegne avvengono all’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), all’Unicef, all’ospedale Bambin Gesù di Roma, dove lavora la figlia dell’ex rettore. In quest’ultima tappa Catanoso ricorda di aver lasciato «quattro cose… allora: l’olio, la cosa delle arance, i dolci e i profumi… quattro cose mi sembra… o tre cose… secondo me sono quattro cose però che poi avevamo pensato di non dargli il resto perché esageravamo». A tutto c’è un limite. Anche ai regali per gli amici. (ppp)
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