Caro Vladimiro,
mi consentirai di chiamarti così visto che hai fatto irruzione nelle nostre case, dacché eri apparso, per anni, come l’immagine ectoplasmatica di un paese lontano, immenso, indecifrabile: la Russia.
Ti scrivo per raccontarti come, quando ero piccolo, giocavo a fare la guerra fra cow-boy e indiani, secondo un copione hollywoodiano che avevano mandato a memoria in tv. Anche se aderivo a quel modello manicheo di buoni e cattivi, ebbi sempre un’attrazione intuitiva per i pellerossa (i perdenti, i ribelli). Ora, Vladimiro, ho come la sensazione che anche tu, un po’, con questa fissa di “denazificare” l’Ucraina, stia contribuendo a far ritornare in auge la vecchia contrapposizione dei western americani: da un lato loro, i soldati con le giubbe blu, buoni, ordinati, forti, eroici che difendono il bene, la modernità, il progresso; dall’altro voi, i soldati con la “Z” stampigliata dappertutto, cattivi, arruffoni, maldestri, vili, che rappresentate il male, il passato, la conservazione. E ieri hai rincarato la dose con quella grottesca parata militare, piena di simboli sinistri.
È come se tu abbia improvvisamente avvalorato la narrazione dei tuoi nemici quando c’era ancora l’URSS. Non riesco a spiegarmi come tu – genio del male – non ti sia accorto della trappola. Quando gli americani sono penetrati in Ucraina per destabilizzarla (ricordi Victoria Nuland ed il suo “Fuck the UE” – l’Unione Europea si fotta – ?) era esattamente questo che volevano: trascinarti in una guerra senza uscita, una specie di Vietnam, Iraq o Afghanistan, tre guerre criminali ed inutili che loro conoscono molto bene, essendone stati i fallimentari protagonisti: la prima per “decomunistizzare” il Vietnam, la seconda per annientare le armi di distruzioni di massa che Saddam (non) stava preparando, la terza per “deterroristizzare” l’Afghanistan. E tu, come un allocco, ci sei cascato. Hai schierato il tuo esercito un po’ arraffazzonato, i tuoi generali dalle facce improbabili, e, con l’ingenuità di un bambino capriccioso, ti sei buttato fra le sabbie mobili della palude ucraina. Non crederai davvero che la tua guerra possa avere più successo di quelle degli americani? E poi quell’accanirti contro i civili! Si, lo so che gli americani non sono neanche loro andati per il sottile, ad esempio ad Hiroshima e Nagasaki, dove causarono più di duecentomila morti di civili inermi. Ma siamo nel 2022 e certe lezioni dovresti averle imparate.
Caro Vladimiro, non c’è bisogno che tu mi dica che hai le spalle coperte da colossi come la Cina, l’India ed il nugolo di paesi del Terzo Mondo ai quali tutti voi avete fatto favori. Non c’è bisogno che mi informi dei tuoi progetti di creare un mercato alternativo ed antagonista al delirio del mercato globalizzato che ci ha condotti a questo punto. Queste cose le so, le abbiamo capite – non tutti in verità – qui in occidente. Ma, vedi, qualunque piano tu abbia potuto escogitare, le tue sfrenate ambizioni potrebbero rivelarsi fatali. Scrive un famoso psicoanalista, James Hillman, in un libro intitolato “Il potere, come usarlo con intelligenza”: “[…] la natura sfrenata dell’ambizione spinge ad andare fino al limite. Oltre il limite c’è l’imprevedibile, e l’ambizione cerca, per sua stessa natura di andare troppo lontano”. I tuoi nemici, caro Vladimiro, questo lo sanno bene: sanno che oltre il limite della tua ambizione c’è il baratro, e le giubbe blu attendono speranzose che tu e i tuoi indiani, accecati dalla rabbia, vi finiate dentro.
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