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l’udienza

Rinascita Scott, Stilo voleva pentirsi. Scintille nel controesame di Staiano

L’accusa dell’avvocato di Pittelli: «Lei è un bugiardo». Il legale imputato: «Mantella non mi conosce e su di me Emanuele Mancuso mente»

Pubblicato il: 26/05/2022 – 19:45
Rinascita Scott, Stilo voleva pentirsi. Scintille nel controesame di Staiano

LAMEZIA TERME Francesco Stilo ha manifestato, alla Procura distrettuale di Catanzaro, la volontà di collaborare con la giustizia nel corso degli interrogatori del 13, 14 e 26 ottobre 2020. Il dato emerge nel corso del controesame fatto all’imputato dall’avvocato Paride Scinica, difensore di Luigi Mancuso. Stilo – accusato nel maxi processo Rinascita Scott di concorso esterno in associazione mafiosa – afferma di avere chiesto di collaborare «per senso di giustizia» e perché «io ho sempre collaborato con la giustizia». Richieste, quelle di Stilo che, è facile immaginare, sono state respinte dalla Dda di Catanzaro visto che oggi viene esaminato e controesaminato nelle vesti di imputato.
Nel corso dei propri esami l’avvocato Stilo ha riferito gravi fatti che riguardano avvocati, giudici, altri imputati nel maxi processo come, per esempio, l’avvocato Giancarlo Pittelli o il boss Luigi Mancuso. Ma anche collaboratori di giustizia come Andrea Mantella che non si tiene e, galeotto un microfono accesso, si sente sbottare dal sito riservato: «Questa è una sceneggiata».
Oggi Stilo ha risposto alle domande in primis del suo difensore Paola Stilo e poi dell’avvocato Paride Scinica e degli avvocati Salvatore Staiano e Giudo Contestabile, difensori di Giancarlo Pittelli.

Staiano: «Non le do tregua»

«Perché lei dice di avere sempre collaborato con la giustizia?», chiede l’avvocato Staiano. «Perché quando c’è da denunciare io denuncio», riferisce l’imputato. E’ un botta e risposta in crescendo il confronto che Stilo farà con l’avvocato di Pittelli il quale dice in maniera diretta: «Lei dipinge Giancarlo Pittelli come un corruttore».
«Io riferisco quello che mi dicono», si difende Stilo, il quale afferma di avere appreso le informazioni sul penalista di Catanzaro dal boss di Vibo Carmelo Lo Bianco il quale è deceduto. E Staiano non manca di farglielo notare: «Lei scarica sempre su questo morto». Inutili i “timidi” interventi del presidente del collegio, Brigida Cavasino, ad attenersi alle domande del controesame. Staiano, verbali d’udienza alla mano, lo dice chiaro a Stilo: «Non le do tregua!».
Stilo prova a ribattere: «Cos’è un ordine?».
«Stia zitto che è fastidioso», gli ribatte Staiano.
Il difensore chiede lumi circa le dichiarazioni di Stilo in merito a un episodio di corruzione che ha visto protagonisti l’avvocato Pittelli e un collega del foro di Vibo Valentia che avrebbero fatto sborsare a Carmelo Lo Bianco la cifra di 180mila euro. Secondo quanto riferisce Stilo, Carmelo Lo Bianco avrebbe ottenuto nel 2010 un provvedimento di incompatibilità col regime carcerario «grazie a una perizia. Il permanere in detenzione domiciliare era dovuto al fatto di una presunta corruttela dove intervennero i suoi legali di fiducia».
Per pagare intende pagare i giudici?, aveva chiesto il pm Antonio De Bernardo.
«Pagare non solo i giudici – aveva risposto Stilo – ma pagare anche per un accoglimento favorevole dei periti». Stilo fa il nome del perito ma, a domanda di Staiano, ammette di non conoscere il colonnello in questione che il difensore afferma essere “uno dei più importanti consulenti della Procura di Reggio Calabria”.

«Petrini confermò la sentenza di primo grado»

Il 10 maggio scorso Stilo aveva affermato che per quanto riguarda il processo d’appello Nuova Alba, a Carmelo Lo Bianco sarebbe stata garantita una pena ridimensionata tanto che il boss avrebbe dato del denaro nelle mani direttamente di Giancarlo Pittelli. «Ricordo bene – dice Stilo – che lui mi indicò il giudice Petrini che rideterminò», legge dal verbale d’udienza Staiano. Stilo si smarca, dice che queste cose non glielo disse Lo Bianco ma che le verificò lui stesso. «A dire di Lo Bianco è stato disonesto Pittelli», dice Stilo.
Carmelo Lo Bianco sarebbe stato assolto da una accusa di estorsione in seguito a un accordo corruttivo.
«Lei è un bugiardo. Quello che lei afferma è falso», lo marca stretto Staino che riporta il fatto che la sentenza depositata il 30 settembre 2010 dalla Corte presieduta da Petrini non faceva altro che confermare la sentenza di primo grado.
Il controsame dell’avvocato Salvatore Staiano si ferma quasi bruscamente: «Io ho finito – dice al rivolto al presidente – me ne vado, ho sensazioni penose dentro di me».

«Mantella non mi conosce. Ed Emanuele Mancuso dice il falso»

Prosegue il controesame di Contestabile il quale chiede se Stilo abbia rapporti di collaborazione con qualche altra Procura, come quella di Salerno per esempio. Ma la risposta è negativa.
«I collaboratori di giustizia dicono il vero su di lei?», chiede Guido Contestabile, riferendosi tra gli altri al suo grande accusatore Andrea Mantella.
«Mantella non mi conosce  – afferma Stilo – l’ho messo in difficoltà il 10 ottobre 2016. Ma il vero motivo di rancore è che mi pensava un uomo di Razionale. Mantella dice il falso».
Per quanto riguarda le dichiarazioni del collaboratore Emanuele Mancuso, figlio di Pantaleone Mancuso detto l’Ingegnere, che durante il processo ha raccontato che un giorno Stilo si è presentato a casa della sua famiglia e ha portato dei documenti ancora secretati nei quali Emanuele risultava indagato, Stilo afferma più volte: «Emanuele Mancuso è una persona per bene. Su di me dice il falso. Sono accuse gratuite. Sul mio conto forse si confonde con qualche altro avvocato».

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